L’amianto in Italia. Legambiente presenta il dossier “Liberi dall’amianto?”

28 aprile Giornata mondiale vittime dell’amianto   In Italia l’amianto è ancora molto diffuso e continua a minacciare salute e ambiente, nonostante 26 anni fa sia stato messo al bando con la legge 257/92   Censite ad oggi 370mila strutture dove è presente amianto, di queste 50.744 sono edifici pubblici, 214.469 edifici privati  e 20.296 siti industriali Gravi ritardi su piani regionali amianto (PRA), attività di censimento e mappatura e bonifiche. Lo smaltimento rimane il tallone d’Achille   Legambiente: “Si ripristino gli incentivi per fotovoltaico al posto di eternit sui tetti”

A 26 anni dalla Legge 257/92 che ha messo al bando l’amianto, in Italia questa fibra killer continua ad essere ancora molto diffusa e a minacciare la salute dei cittadini e l’ambiente. A gravare sulle spalle del Paese, ancora sotto scacco dell’amianto, anche i ritardi legati agli obblighi di legge, e in particolare ai piani regionali amianto (PRA) – che dovevano essere pubblicati entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge e che mancano ancora in alcune Regioni – ma anche alle attività di censimento e mappatura, alle bonifiche dei siti contaminati, che procedono a rilento, e alle campagne di informazione e sensibilizzazione. A rendere chiara la situazione della Penisola sono i numeri e i dati raccolti da Legambiente nel dossier “Liberi dall’amianto?” sulla base delle risposte date dalle Regioni (15 su 21) al questionario inviato: sul territorio nazionale sono 370mila le strutture, dove è presente amianto, censite al 2018 dalle Regioni per un totale di quasi 58milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto. Di queste 370mila strutture, 20.296 sono siti industriali(quasi il triplo rispetto all’indagine del 2015), 50.744 sono edifici pubblici (+10% rispetto al 2015%), 214.469 sono edifici privati (+50% rispetto al 2015%), 65.593 le coperture in cemento amianto (+95% rispetto al 2015%) e 18.945 altra tipologia di siti (dieci volte di quanto censito nel 2015). Sono poi 66.087 i siti mappati dalle Regioni che hanno risposto al questionario (rispetto agli 88mila dichiarati dal Ministero dell’Ambiente), per un totale di oltre 36,5 milioni di metri quadrati di coperture. Di questi 66.087, 1.195 sono quelli mappati ricadenti in I Classe (quella prioritaria in cui bisognerebbe intervenire con maggior urgenza), erano 360 nel 2015. Di questi 1.195, 804 sono solo in Piemonte.

Di fronte a questa situazione, le procedure di bonifica e rimozione dall’amianto nel nostro Paese sono ancora in forte ritardo: sono 6869 gli edifici pubblici e privati bonificati ad oggi su un totale, ancora sottostimato, di 265.213 (tra edifici pubblici e privati). Il piano regionale amianto, previsto dalle L.257/92, nel 2018 deve essere ancora approvato in due regioni, il Lazio e la Provincia Autonoma di Trento. 13 regioni su 15 hanno dichiarato invece di averlo approvato, alle quali si aggiungono Liguria, Umbria e Toscana che già nel 2015 avevano dato l’ok al PRA. Resta indefinita la situazione di Abruzzo, Calabria e Molise che non hanno risposto. Le attività di censimentosono state completate da 6 Regioni su 15 (Campania, Emilia Romagna, Marche – solo per edifici pubblici e imprese-, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta), mentre il 60% (9 Regioni su 15) ha dichiarato che è ancora in corso la procedura di censimento del territorio. La mappatura dell’amianto è stata realizzata da 7 amministrazioni (Campania, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Sardegna, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento). È ancora in corso in Basilicata, nella provincia autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia e Veneto. Non risulta fatto nel Lazio. Stando ai dati forniti nel 2015, la mappatura risulterebbe completata anche in Liguria, Lombardia, Molise Toscana e Umbria, mentre era in ancora in corso in Calabria (che invece quest’anno non ha risposto). Non risultano dati per l’Abruzzo. Inoltre sono solo 10 le regioni che hanno inviato al Ministero dell’ambiente le informazioni richieste annualmente sulla presenza di amianto. Tallone d’Achille resta lo smaltimento dell’amianto, non sufficienti gli impianti di smaltimento presenti e previsti sul territorio.

È questa la fotografia scattata dal dossier “Liberi dell’amianto? I ritardi dei Piani regionali, delle bonifiche e delle alternative alle discariche”, realizzato da Legambiente a tre anni dall’ultimo report (2015) e presentato in vista della giornata mondiale delle vittime dell’amianto che si celebrerà il 28 aprile. Anche questa volta Legambiente ha inviato un questionario contenente sette domande – Piano Regionale Amianto, censimento e mappatura, stato di avanzamento delle bonifiche sul territorio regionale, monitoraggio, Impianti di smaltimento, costi e Incentivi, attività di formazione e informazione – agli uffici competenti regionali con l’obiettivo di tracciare un quadro della situazione attuale. Al questionario hanno risposto 15 tra Regioni e Province Autonome, mancano all’appello Abruzzo, Calabria, Liguria, Molise, Toscana e Umbria. Per questo i dati riportati nel dossier fanno riferimento al questionario ricevuto nel 2015. Quest’anno, inoltre, il dossier di Legambiente raccoglie anche un contributo dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA) che fa il punto sullo stato attuale delle tecnologie esistenti per l’inertizzazione dell’amianto, che sono le possibili alternative di smaltimento rispetto alla discarica.

Il quadro complessivo che emerge è abbastanza preoccupante, anche a livello sanitario. L’associazione ricorda che stando agli ultimi dati diffusi dall’INAIL, in Italia sono 21.463 i casi di mesotelioma maligno tra il 1993 e il 2012, di cui il 93% dei casi a carico della pleura e il 6,5% (1.392 casi) peritoneali, e oltre 6mila morti all’anno.  A livello regionale i territori più colpiti sono Lombardia (4.215 casi rilevati), Piemonte (3.560), Liguria (2.314), Emilia Romagna (2.016), Veneto (1.743), Toscana (1.311), Sicilia (1.141), Campania (1.139) e Friuli Venezia Giulia (1.006).

Per questo Legambiente torna nuovamente a ribadire l’urgenza e la necessità per l’Italia di agire attraverso una concreta azione di risanamento e bonifica del territorio, che passa attraverso la rimozione dell’amianto dai numerosi siti industriali, edifici pubblici e privati che ci circondano quotidianamente. Inoltre occorre ripristinare specifici incentivi per la sostituzione dei tetti con amianto con coperture solari, che non sono stati previsti nella bozza di decreto di incentivo per le rinnovabili presentato dal Governo. Si tratta di uno strumento molto efficace che in passato ha portato, ad esempio, alla bonifica di 100.000 metri quadri di coperture e oltre 11 MWp di impianti fotovoltaici installati e connessi alla rete in tutta Italia. Un intervento di questo tipo porterebbe un doppio vantaggio, sia per la salute delle persone sia per la produzione di energia pulita. Al Parlamento Legambiente chiede che si riprenda la discussione del “Testo Unico per il riordino, il coordinamento e l’integrazione di tutta la normativa in materia di amianto”, presentato nel novembre del 2016 al Senato e bloccato da due anni a Palazzo Madama.

“Dal dossier “Liberi dall’amianto?” – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – emergono tre questioni prioritarie – bonifiche, smaltimento e leva economica – che devono essere affrontate con la massima urgenza sia a livello regionale che nazionale. Occorre completare al più presto il censimento e la mappatura dei siti contenenti amianto, su cui definire le priorità di bonifica a partire dalle scuole in cui è ancora presente la pericolosa fibra. Il numero esiguo di discariche presenti nelle Regioni incide sia sui costi di smaltimento che sui tempi di rimozione, senza tralasciare la diffusa pratica dell’abbandono incontrollato dei rifiuti. Non è più sostenibile l’esportazione all’estero dell’amianto rimosso nel nostro Paese, per questo è importante provvedere ad implementare l’impiantistica su tutto il territorio nazionale. Infine occorre ripristinare e rendere stabile e duraturo il sistema degli incentivi per la sostituzione eternit/fotovoltaico, visti gli importanti risultati ottenuti in passato è assurdo che questo strumento sia stato rimosso”.

Tornando al dossier, lo smaltimento rimane l’altro anello debole della catena: le regioni dotate di almeno un impianto specifico per l’amianto sono solo 8 (erano 11 nel 2015) per un totale di 18 impianti (erano 24 fino a pochi anni fa): in Sardegna e Piemonte ce ne sono 4 (di cui uno per le sole attività legate al SIN di Casale Monferrato in Piemonte), 3 in Lombardia e 2 in Basilicata ed Emilia Romagna. 1 solo l’impianto esistente in Friuli Venezia Giulia, Puglia e nella Provincia Autonoma di Bolzano. Ad oggi gli impianti sono quasi pieni, le volumetrie residue comunicate con i questionari sono pari a 2,7 milioni di metri cubi (un terzo in meno rispetto ai 4,1 milioni di mc del 2015) e sarebbero a malapena sufficienti a smaltire i soli quantitativi già previsti, ad esempio, dal Piano Regionale della Regione Piemonte che stima in 2milioni di metri cubi i quantitativi delle coperture in cemento amianto ancora da bonificare. E non si vede la luce neanche per i nuovi impianti previsti dai vari piani regionali sui rifiuti: solo la Basilicata ha previsto 2 impianti da 100mila mc di materiale; Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Puglia non indicano un numero esatto di impianti previsti ma indicano la necessità di averne di nuovi nel proprio territorio.  Legambiente ricorda che secondo i dati di Ispra, nel 2015 nel nostro Paese sono stati prodotti 369mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto (71% al Nord, 18,4 al Centro e 10,6 al Sud). Di questi, 227mila tonnellate sono stati smaltiti in discarica (sono prevalentemente “rifiuti da materiali di costruzione contenenti amianto” che rappresentano il 94,4% del totale dei materiali contenenti amianto smaltiti negli impianti), mentre 145mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto sono stati esportati nelle miniere dismesse della Germania.

Sul fronte dell’informazione rivolta ai cittadini, “le attività di informazioni – dichiara Andrea Minutolo, coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente – dovrebbero essere realizzate con maggior frequenza e capillarità nei territori anche perché, ad oggi, i centri regionali per l’amianto, che dovrebbero essere dei punti di riferimento a livello regionale sulla tematica, sono ancora scarsamente diffusi sul territorio, come emerge dalle risposte al questionario pervenuteci, in cui solo 6 Regioni dichiarano di avere strutture che in qualche modo svolgono questa funzione. Su una tematica così complessa e delicata non si possono, quindi, lasciare i cittadini da soli nell’individuazione della possibile presenza di amianto negli immobili e manufatti di proprietà; così come non possono essere lasciati da soli nella scelta del percorso di “bonifica” da intraprendere o nelle spese da sostenere”.

Attività di informazione e buone pratiche – Dal dossier di Legambiente emerge che attività di formazione e informazione rivolta invece ai cittadini risultano essere state fatte in 13 regioni e P.A (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto, P.A. Bolzano e P.A. Trento). Per quanto riguarda la formazione del personale tecnico (Asl, Arpa, medici del lavoro etc), programmi e momenti di aggiornamento sono stati redatti in 8 Regioni e 1 P.A: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia (ogni 3 anni), Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Valle d’Aosta, Veneto e P.A. di Trento.

Infine l’associazione ambientalista nel dossier “Liberi dall’amianto?” segnala al riguardo alcune buone esperienze, come quella siciliana o pugliese, replicabili sul territorio. In Sicilia la Regione, nell’ambito del programma di interventi della regione siciliana 2016/2017 “Sicilia e consumatori: diritti e tutele”, ha promosso insieme a Legambiente Sicilia una campagna di informazione, sensibilizzazione e assistenza rivolta ai cittadini e ai consumatori sui pericoli per la salute e l’ambiente derivanti dall’esposizione all’amianto. Obiettivo: aumentare la consapevolezza sul fenomeno e le conoscenze circa gli strumenti per ridurre e prevenire i rischi dall’inquinamento da fibre d’amianto, a cui hanno lavorato anche altre associazioni territoriali come Movimento difesa del cittadino, Federconsumatori, Confconsumatori, Aduc funzione Sociale ed Omnia (http://www.liberidallamianto.it/ ).

In Puglia, invece, da alcuni anni è partita la campagna “Puglia eternit free”, la prima campagna regionale di informazione sul rischio amianto promossa da Legambiente Puglia – con il patrocinio dell’Assessorato alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia e la collaborazione di Teorema Spa – mirata alla rilevazione statistica di amianto nelle aree urbane, industriali e agricole. L’obiettivo della campagna è quello di fornire ai cittadini gli strumenti per difendersi dalla fibra killer: per questo è stato attivato un numero verde (800 131 026) a cui cittadini ed enti si possono rivolgersi per richiedere un sopralluogo tecnico gratuito al fine di censire l’eventuale presenza di materiali e/o manufatti contenenti amianto e conoscere le opportune procedure per rimuoverlo riducendo l’impatto sulla salute.

 

Link dossier “Liberi dall’amianto?” https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/liberi_dallamianto_2018.pdf

Fonte: https://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/lamianto-italia-legambiente-presenta-il-dossier-liberi-dall-amianto

Amianto a Bologna: l’esempio del comune di San Lazzaro

… una sopresa positiva. E se San Lazzaro diventasse un esempio per gli altri Comuni?

Vito Totire presenta un documento/proposta di AEA (Associazione esposti amianto e rischi per la salute)

Da anni, prendendo a prestito una frase da Enrico Berlinguer, abbiamo parlato di “spinta propulsiva” del comune di San Lazzaro di Savena, sul problema dell’amianto. Era accaduto che, parlandoci (AEA-Comune) si era giunti a una convergenza di vedute sulla opportunità di avviare un censimento capillare del cemento-amianto presente nel territorio.

Come AEA proponevamo, fin dall’inizio, di includere nel censimento l’amianto, diciamo “underground” cioè delle tubazioni dell’acqua potabile e delle fognature o altro (gas); su questo torneremo.

Abbiamo indicato a lungo quella adottata da s. Lazzaro come una prassi virtuosa e da estendere alla provincia e – perché no? – a tutta Italia. L’estensione a tutta Italia rimane pertinente e urgente anche alla luce delle secche in cui si è arenata la discussione parlamentare del TUA – testo unico amianto – presentato al Senato della Repubblica nel novembre 2016 e… mai discusso per la approvazione.

A che punto siamo oggi:

  1. L’idea del censimento era e rimane giusta; non onerosa per il Comune, ergonomica ed efficace. Si è riusciti in poco tempo ad avere un quadro quasi esaustivo della situazione; ovviamente qualche sito è mancato all’appello, qualcuno lo abbiamo recuperato, per esempio quello di via Valdeifiori… già bonificato. Altri metodi e sistemi di censimento sono stati proposti o praticati (addirittura con i droni che sono tanto di moda, incaricando nuove agenzie parapubbliche ecc.). I discorso è complesso e non vogliamo svilupparlo ora. Il metodo da noi suggerito anni fa e adottato dal comune di San Lazzaro rimane quello più adeguato anche e soprattutto perché responsabilizza i gestori che è cosa diversa dall’essere spiati da droni paramilitari ovviamente non in grado neanche di distinguere il cemento-amianto dal fibrocemento senza amianto e meno che mai di distinguere l’amianto crisotilo dall’amianto anfibolo!
  2. Il meccanismo messo in moto a San Lazzaro non ha avuto una gestione fiscale né tantomeno vessatoria; al contrario – come prevedibile – è andato avanti su base consensuale e ha condotto a una diffusa e maggiore presa di coscienza del problema da parte dei gestori degli immobili con amianto. Era ed è la strada giusta: fare in modo che i cittadini fossero parte attiva del processo visto che chi vive e/o lavora in immobili con amianto è il primo a essere esposto ai rischi
  3. Quel che esisteva all’atto della conclusione del censimento è stato bonificato circa per il 50%; persino l’avere a disposizione i dati grezzi comporta un contributo enorme per le … future politiche di programmazione , quando finalmente ci si deciderà ad adottarle a livello nazionale
  4. È ragionevole oggi pensare a un progetto “Comune asbestos free / Comune libero dall’amianto” nonché definire un crono programma che potrebbe/dovrebbe portare all’obiettivo di un territorio libero magari PRIMA della scadenza indicata dall’UE.
  5. Occorre includere in questo programma anche la bonifica dell’amianto delle tubazioni interrate per i motivi che ormai dal 1999 andiamo sostenendo in materia di effettiva potabilità dell’acqua.

 

PROGRAMMA DI LAVORO PER IL FUTURO

Al fine di rilanciare la “spinta propulsiva” del comune di San Lazzaro si possono individuare questi punti di lavoro e di convergenza:

  1. La AEA mette a disposizione del Comune e della autorità sanitaria locale la propria consulenza, non onerosa per l’ente; sindaco e cittadini hanno facoltà di consultare la AEA sui campi di competenza (amianto ma anche ogni altro nesso tra fattori di rischio-, occupazionale cioè lavorativo e/o ambientale- e salute). Ovviamente il Comune , la autorità sanitaria locale (in questo caso la sindaca) e i cittadini mantengono ogni autonomia decisionale rispetto ai contenuti della consulenza acquisita
  2. Focalizzare ulteriori tasselli del percorso di bonifica del territorio, per arrivare a un Comune libero da amianto prima, se possibile, dell’obiettivo teorico della UE del 2023 (un obiettivo, non per essere pessimisti, verosimilmente non facile o comunque non scontato). A questo riguardo si intravedono due siti che, bonificati, farebbero fare un passo avanti significativo: sito ex-Artlegno a Idice e sito Grimeca di via Remigia. SI TRATTEREBBE DI QUALCHE ULTERIORE MIGLIAIO DI METRI QUADRATI DI CEMENTO-AMIANTO BONIFICATI. Daremo il massimo sostegno a ”velocizzare” l’obiettivo di queste due bonifiche che devono essere realizzate, se necessario, con i poteri della autorità sanitaria locale. Risulta in corso una ulteriore bonifica in via Remigia (dal 16 marzo per 20 giorni) di ulteriori 3.100 metri quadri. Come si vede dunque – visto che risultano negli utlimi anni bonificati 58.000 mq – si va a erodere ulteriormente quei residui 50.000 circa rimasti sui 107.000 circa “iniziali”. L’obiettivo “città libera dall’amianto” si avvicina, anche se poteva essere più veloce in presenza di un serio sostegno dei governi nazionali se avessero deciso di superare l’assurdo vincolo del “patto di stabilità” derogandolo per gli interventi di bonifica ambientale. Infatti “risparmiare” sulle bonifiche è puro masochismo. Si dovrà intervenire più tardivamente a fronte di impatti sanitari e ambientali più gravi! Invece : quanti mesoteliomi mortali causa il ritardo nelle bonifiche? Su cosa stiamo cercando di “risparmiare”?
  3. Avviare un sistema di ritiro gratuito a domicilio dell’amianto di provenienza “domestica” secondo i criteri adottati da diversi altri Comuni italiani. Dal nostro punto di vista la “ratio” di questo provvedimento sta nella storia stessa di questa merce nociva e cancerogena; è stata venduta a 100 e per essere smaltita correttamente fa spendere mille. Una assurdità che, di per sé , sarebbe capace di far saltare persino il mercato capitalistico che, già di suo, non è un esempio di equità
  4. Integrare il censimento del cemento-amianto con il censimento (volontario) del fibrocemento senza amianto. La “ratio” in questo caso è: una tettoia grigia può evocare preoccupazioni in chi la osserva, per esempio, come vicino di casa; si rischia la diffusione di timori evitabili, come – per certi versi – è accaduto di recente per il mercatino di via Sigonio a Bologna. Il censimento che proponiamo in questo caso è su base volontaria, ovviamente senza sanzioni per chi non aderisca anche se aderire è nell’interesse di tutti, compreso soprattutto il gestore dell’immobile
  5. Sull’amianto delle tubature. La nostra posizione è nota: riteniamo che l’acqua può essere definita potabile se le fibre di amianto contenute sono uguali a zero. Da decenni stiamo richiamando l’attenzione sull’inquinamento anche indoor indotto dalle tubazioni e sul fatto che questo inquinamento si riverbera certamente più sulle donne in quanto trascorrono maggior tempo in casa e sono esposte ai rischi del lavoro domestico. I casi di mesotelioma peritoneale nelle donne in E-R sono numericamente simili che nell’uomo; i casi di donne classificati come correlati ad esposizioni misconosciute sono molti di più che negli uomini. Da decenni in tutti i congressi scientifici cui partecipiamo abbiamo attirato la attenzione su questa contraddizione. Riteniamo che l’inquinamento domestico indoor possa non essere estraneo a questo fenomeno. Inoltre dopo l’ennesima presentazione dei dati del professor Giovanni Brandi (Bologna, 22 gennaio 2018) relativi al nesso fra amianto e tumori delle vie biliari, pare di poter dire che il temporeggiamento sugli interventi di bonifica appare sempre più un atto di colpevole incuria; QUI SIAMO BEN OLTRE IL “PRINCIPIO DI PRECAUZIONE”; abbiamo già preso atto di un atteggiamento di disponibilità all’ascolto e di grande attenzione su questo tema da parte del Comune di San Lazzaro nelle persone della signora Sindaco e dell’assessore all’Ambiente. Si tratterà di confrontarsi e di lavorare insieme su questo tema: intravediamo la possibilità ad esempio di convenire sulla utilità del monitoraggio dell’amianto anche con la microscopia TEM e comunque di definire la mappa precisa delle tubazioni esistenti in riferimento alla presenza delle varie tipologie di amianto per definire il cronoprogramma delle bonifichePeraltro a volte, nei siti dove l’amianto è meno presente (vogliamo sperare che, anche in proporzione, a San Lazzaro l’entità del problema sia inferiore che a Bologna) magari l’obiettivo della bonifica può apparire anche più a portata di mano.

Per concludere

Ci pare di intravedere una proficua fase di dialogo e di collaborazione con l’amministrazione comunale e con l’intera comunità locale. L’intento è creare il massimo di sinergia possibile finalizzata all’obiettivo comune della difesa della salute collettiva e dell’ambiente.

In effetti, senza enfatizzare la portata del programma di lavoro, San Lazzaro POTREBBE DIVENTARE UN LABORATORIO DI IDEE E PROPOSTE DI INTERESSE NAZIONALE ANCHE PER LE QUESTIONI CHE NECESSITANO DI COORDINAMENTO E RATIFICA DA PARTE DEI DECISORI POLITICI A LIVELLO NAZIONALE.

LA DISCUSSIONE SUL TUA – testo unico amianto – ha un destino molto incerto e uno “stimolo” dal territorio può essere benefico“Le idee migliori sono proprietà di tutti” disse Lucio Anneo Seneca: queste proposte sono dunque a disposizione di tutti i Comuni e di tutte le comunità locali.

Fonte: http://www.labottegadelbarbieri.org/amianto-salute-nelluovo-di-pasqua-ce/

Amianto, anche le scuole possono accedere ai 6 milioni di euro per la bonifica

Il chiarimento sul bando per gli edifici pubblici arriva dalla Struttura di missione Italiasicura

19/02/2018 – Anche le scuole possono accedere al Fondo da 6 milioni di euro per la bonifica dell’amianto sugli edifici pubblici. Lo ha chiarito la Struttura di missione di Palazzo Chigi, Italiasicura, con un comunicato diramato nei giorni scorsi.

Bonifica dell’amianto sugli edifici pubblici

Con il DM 21 settembre 2016 sono stati stanziati 17,5 milioni di euro  per la progettazione preliminare e definitiva degli interventi di bonifica dall’amianto sugli edifici pubblici. Le risorse sono ripartite su tre annualità: 5,536 per il 2016, 6,018 milioni di euro per il 2017 e 6,018 milioni di euro per il 2018.

Le risorse relative al 2016 sono state assegnate con un bando pubblicato all’inizio del 2017. A fine anno è stato pubblicato il bando 2017, con cui sono stati stanziati i 6,018 milioni di euro previsti e sono state definite le modalità per richiedere i fondi.

Italiasicura: ‘bando aperto anche alle scuole’

Dal momento che il bando riguarda gli edifici pubblici, Italiasicura ha ritenuto utile specificare che sono ammessi anche gli edifici pubblici scolastici.

Il finanziamento previsto dal bando 2017 è destinato alla progettazione preliminare e definitiva di interventi di rimozione e smaltimento, anche previo trattamento in impianti autorizzati, dell’amianto e del cemento-amianto presente negli edifici pubblici fino ad un massimo di 15mila euro. Ogni Ente può presentare una sola richiesta di finanziamento per la progettazione di un singolo intervento che può riguardare uno o più edifici. In ogni caso, il limite complessivo ammonta a 15mila euro.

Sono escluse dal finanziamento:

  • le spese per la progettazione di interventi di ripristino, realizzazione di manufatti sostitutivi e la loro messa in opera;
  • le spese di acquisto di beni, mezzi e materiali sostitutivi e loro messa in opera;
  • gli incarichi di progettazione preliminare e definitiva già conferiti al momento dell’ammissione al finanziamento;
  • la progettazione di interventi realizzati prima della pubblicazione del bando o prima del ricevimento della comunicazione scritta di concessione del contributo richiesto.

Amianto sugli edifici pubblici: come fare domanda

Gli Enti interessati devono registrarsi sul portale del Ministero dell’Ambiente. Le registrazioni sono state aperte il 20 dicembre 2017, mentre dal 30 gennaio 2018 fino al 30 aprile 2018 è possibile inserire la documentazione tecnica.

Le richieste di finanziamento devono essere necessariamente correlate da una relazione tecnica asseverata da professionista abilitato.

Sarà data priorità alla bonifica degli edifici situati nelle vicinanze di scuole, asili, parchi gioco, ospedali e impianti sportivi.

Fonte: http://www.edilportale.com/news/2018/02/lavori-pubblici/amianto-anche-le-scuole-possono-accedere-ai-6-milioni-di-euro-per-la-bonifica_62486_11.html

Bonifica amianto edifici pubblici, ammesse anche le scuole

Integrata la graduatoria relativa al bando per la progettazione degli interventi di bonifica amianto edifici pubblici. Le domande fino al 30 aprile 2018

Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha approvato (decreto n. 43/2018) l’integrazione della graduatoria (la precedente era stata approvata con decreto 510/2017) relativa ai finanziamenti di cui al decreto n. 1/STA del 10 gennaio 2017 per la progettazione degli interventi di rimozione dell’amianto dagli edifici pubblici.

In graduatoria sono, quindi, elencati Comune per Comuni gli interventi che hanno accesso al finanziamento, con priorità agli edifici scolastici e alle situazioni di particolare rischio (amianto friabile).

Bando 2017

Con riferimento all’annualità 2017, con decreto n. 562/2017, è stata avviata la procedura pubblica destinata alle Pubbliche Amministrazioni per il finanziamento della progettazione preliminare e definitiva di interventi di bonifica di edifici pubblici contaminati da amianto, in conformità a quanto disposto dal decreto del 21 settembre 2016, con riferimento all’annualità 2016.

Il finanziamento è destinato a coprire, integralmente o parzialmente, i costi di progettazione preliminare e definitiva degli interventi, anche mediante copertura dei corrispettivi da porre a base di gara per l’affidamento di tali servizi, fino ad un massimo di 15.000 euro per singola Pubblica Amministrazione, anche con riferimento a più interventi, sino ad un massimo di 5 interventi per ogni singola amministrazione richiedente e relativi ad unità locali comprese nel territorio di competenza, che verranno valutati singolarmente ai fini dell’attribuzione dei punteggi.

Ricordiamo, inoltre, che per progettazione preliminare e definitiva si intendono i livelli di progettazione inferiori al progetto esecutivo e comunque finalizzati e necessari alla redazione dello stesso. Oggetto dell’intervento potranno essere esclusivamente edifici e strutture di proprietà degli enti pubblici e destinate allo svolgimento delle attività dell’ente o di attività di interesse pubblico.

Al riguardo, la Struttura di missione di Palazzo Chigi, Italiasicura, ha chiarito (comunicato del 14 febbraio 2018) che il provvedimento riguarda anche gli edifici pubblici scolastici.

Interventi esclusi

Non sono ammessi a finanziamento:

  • la progettazione di interventi di ripristino, realizzazione di manufatti sostitutivi e la loro messa in opera
  • le spese di acquisto di beni, mezzi e materiali sostitutivi e loro messa in opera
  • gli incarichi di progettazione preliminare e definitiva già conferiti al momento dell’ammissione al finanziamento
  • la progettazione di interventi realizzati prima della pubblicazione del bando o prima dell’ammissione al finanziamento

Criteri di priorità

I criteri di priorità per l’assegnazione del finanziamento sono:

  • interventi relativi ad edifici pubblici collocati all’interno, nei pressi o comunque entro un raggio non superiore a 100 metri da asili, scuole, parchi gioco, strutture di accoglienza socio-assistenziali, ospedali, impianti sportivi: 40 punti
  • interventi relativi ad edifici pubblici per i quali esistono segnalazioni da parte di enti di controllo sanitario e/o di tutela ambientale e/o di altri enti e amministrazioni in merito alla presenza di amianto: 10 punti
  • interventi relativi ad edifici pubblici per i quali si prevede un progetto cantierabile in 12 mesi dall’erogazione del contributo: 10 punti
  • interventi relativi ad edifici pubblici collocati all’interno di un Sito di Interesse Nazionale e/o inseriti nella mappatura dell’amianto ai sensi del Decreto Ministeriale n.101 del 18 marzo 2003: 10 punti

Le domande

Le domande di finanziamento possono essere presentate previa registrazione a partire dal 20 dicembre 2017, esclusivamente attraverso l’applicativo presente sul portale telematico disponibile presso il sito del Ministero.

A partire dal 30 gennaio 2018, fino al 30 aprile 2018, la registrazione dovrà essere integrata con la documentazione tecnica richiesta.

In particolare, le richieste di finanziamento dovranno essere necessariamente corredate da una relazione tecnica asseverata da professionista abilitato, redatta in conformità al modello presente nel bando.

Modalità di erogazione dei finanziamenti

La liquidazione del finanziamento, erogato con decreto a seguito dell’inclusione dell’intervento nella graduatoria approvata, avviene nelle seguenti modalità:

  • il 30% della somma al momento dell’ammissione al finanziamento e dell’ impegno del soggetto beneficiario ad utilizzare le risorse esclusivamente per le finalità del presente bando
  • il 40% della somma ammessa a finanziamento al momento dell’approvazione del progetto definitivo da parte dell’ente richiedente
  • il 30% della somma ammessa a finanziamento al momento della rendicontazione finale, operata attraverso la trasmissione all’ente erogante della documentazione di impegno e spesa dell’ intero ammontare

In allegato la graduatoria delle richieste di finanziamento pervenute a dal 30 gennaio 2017 e il decreto di integrazione.

Clicca qui per scaricare la graduatoria

Clicca qui per scaricare il decreto 9 febbraio 2018, n. 43

Clicca qui per scaricare il decreto n. 562/2017, relativo all’annualità 2017

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Fonte: http://biblus.acca.it/bando-rimozione-amianto-edifici-pubblici-approvata-la-graduatoria/?utm_source=&utm_medium=bando-rimozione-amianto-edifici-pubblici-approvata-la-graduatoria/

Amianto nell’acqua, Aea denuncia: ‘A Bologna positivi 4 campioni su 10’

L’associazione degli esposti all’amianto diffonde alcuni dati e chiede l’intervento della Procura: ‘Occorre cambiare tutti i tubi in cemento-amianto’

Nel 2017 i controlli sulla presenza di amianto nell’acqua potabile di Bologna hanno dato esito positivo nel 44,23% dei campioni. Il dato è diffuso dall’Associazione esposti amianto (Aea), che spiega di aver ricevuto le informazioni dall’Ausl.

E’ sufficiente “perchè la Procura della Repubblica, questa volta, intervenga per evitare che la distribuzione di acqua a rischio venga ulteriormente tollerata?”, si chiede il presidente dell’Aea, Vito Totire.

Le rotture nella rete cittadina degli acquedotti di Bologna nel 2017 sono state 599, scrive l’Aea, dopo le 500 del 2016: “Questo significa un incremento del 20%”. A livello provinciale, poi, l’Aea segnala 36 casi a San Pietro in Casale, 30 a Zola Predosa, 29 a Castenaso, 28 a Calderara di Reno 28, 25 a Castelmaggiore, 24 a San Lazzaro, 18 a Galliera e Castello d’Argile.

Per quanto riguarda la ricerca di fibre di amianto, “nel 2017 sono stati effettuati 67 campionamenti di cui 52 a Bologna città; i positivi- riporta l’Aea- sono stati 26, di cui 23 a Bologna; non sappiamo dove siano emersi i positivi nei comuni della provincia, ma sappiamo che sono stati tre su 15″.
Tornando a Bologna città, emerge “una netta tendenza al peggioramento con il 44,23% dei dati positivi”, scrive l’associazione: all’inizio “il ricorso dei positivi era attorno al 6%”, poi si era raggiunto “un picco del 35% nel 2015”. Alla luce di tutto questo, per l’Aea “occorre bonificare integralmente le reti eliminando alla radice il problema delle condutture in cemento-amianto“. (PAM/DIRE)

Il problema della presenza di condutture in cemento-ammianto tuttavia era già stato sollevato qualche tempo fa, e gli assessori Luca Rizzo Nervo e Patrizia Gabellini avevano invitato a non fare allarmismo: in base ai riscontri e alle caratteristiche delle tubature, per il Comune la probabilità di dispersione di amianto alle tubature sarebbe minima.

Fonte: http://www.bolognatoday.it/cronaca/amianto-bologna-acqua-tubi-aea-ausl.html

Regione Emilia Romagna, presentato il nuovo piano amianto

BOLOGNA – Informazioni e vigilanza sui lavoratori esposti ed ex esposti, presa in carico dei pazienti affetti da mesotelioma, analisi materiali, acquedotti, bonifica e smaltimento. È stato presentato dalla Regione Emilia Romagna il nuovo piano amianto, programma che rientra nel Piano regionale della prevenzione 2015-2018 e che interviene nella sorveglianza epidemiologica e sanitaria, esposizione, tutela della salute e dell’ambiente.

Il programma è stato presentato dal presidente della Regione Stefano Bonaccini il 7 dicembre. Nel dettaglio gli interventi riguardano: sistematizzazione degli archivi regionali informatizzati dei lavoratori esposti ed ex esposti; miglioramento dell’acquisizione delle informazioni sugli acquedotti; potenziamento della mappatura; semplificazione delle procedure tra enti pubblici per smaltimento e bonifica; semplificazione delle procedure per lo smaltimento di piccole quantità private.

In merito all’assistenza sanitaria dei lavoratori esposti e alla cura dei pazienti, previsto un piano regionale di assistenza Asl e un sistema per la presa in carico globale delle persone affette da mesotelioma pleurico.

Le azioni verranno coordinate da una Cabina di regina e da un Gruppo tecnico regionale. L’intero intervento sarà sostenuto da uno stanziamento di oltre 3 milioni di euro.

In occasione della presentazione la Regione ha diffuso dati e cifre inerenti il lavoro svolto sull’amianto negli ultimi anni. 28,8 milioni stanzianti in 15 anni per bonifica pubblico e privato; 3,2 per rimozione e smaltimento delle 6.500 tonnellate post terremoto del 2012; Registro regionale mesoteliomi istituito nel 1996; 1.198 i siti pubblici e per il pubblico mappati, amianto rimosso nel 70% di questi e il 30% parzialmente bonificato o in sicurezza.

Per quanto riguarda le persone colpite da patologia da amianto dal 2011 vengono registrate in media 150 nuove diagnosi ogni anno.

Info: Regione Emilia Romagna nuovo piano amianto

Fonte: https://www.quotidianosicurezza.it/approfondimenti/amianto-lotta/nuovo-piano-amianto-regione-emilia-romagna.htm

Progettazione rimozione amianto edifici pubblici, bando 2017

ROMA – Bando progettazione bonifica amianto. È stata pubblicata dal Ministero dell’Ambiente la nuova edizione del bando che finanzia la progettazione di interventi di rimozione dell’amianto dagli edifici pubblici, con priorità agli edifici scolastici e alle situazioni di particolare rischio (amianto friabile).

Il bando finanzia parzialmente o completamente gli enti pubblici, fino a un massimo di 15.000 euro anche per più interventi, per la progettazione di bonifica amianto esclusivamente su edifici e strutture di proprietà dell’amministrazione pubblica, nel livello di progettazione precedente il progetto esecutivo.

La presentazione delle domande è aperta da oggi 20 dicembre 2017 e dal 30 gennaio 2018 al 30 aprile 2018 sarà online la procedura per l’integrazione della documentazione tecnica. Sito di riferimento è Ministero Ambiente – Ancitel. Al termine della raccolta delle candidature Ministero Ambiente e Ispra predisporranno una graduatoria delle domande. Sul bando sono indicati i punteggi in base alle priorità degli interventi.

Interventi esclusi:

  1. la progettazione di interventi di ripristino, realizzazione di manufatti sostitutivi e la loro messa in opera;
  2. le spese di acquisto di beni, mezzi e materiali sostitutivi e loro messa in opera;
  3. gli incarichi di progettazione preliminare e definitiva già conferiti al momento dell’ammissione al finanziamento;
  4. la progettazione di interventi realizzati prima della pubblicazione del bando o prima dell’ammissione al finanziamento.

Info: Ministero Ambiente bando progettazione rimozione amianto 2017

Fonte: https://www.quotidianosicurezza.it/approfondimenti/amianto-lotta/bando-amianto-edifici-pubblici-ministero-ambiente.htm

Fibra d’amianto sotto il pavimento, chiusa scuola a Sesto Fiorentino

Alla Lombardo Radice alcuni giorni di stop. “Non era a contatto né con l’aria né con le persone”

Sesto Fiorentino (Firenze), 9 gennaio 2018 – La scoperta di crisolito, una fibra di amianto in passato largamente utilizzata in edilizia, nello strato al di sotto del linoleum di alcune aule durante lavori nella scuola Lombardo Radice a Sesto Fiorentino, ha portato il Comune a disporre, in via precauzionale e cautelativa, la chiusura per tre giorni dell’istituto, che ospita un asilo e una primaria ed è frequentato complessivamente da 371 alunni.

L’ordinanza comunale ha disposto lo stop da mercoledì 10 gennaio fino a sabato 13 gennaio ma, si spiega, sarà estesa ulteriormente per permettere lo svolgimento dei lavori di sostituzione completa della pavimentazione. I lavori, di manutenzione ordinaria, sono stati effettuati durante le vacanze di Natale e hanno interessato la pavimentazione di alcune aule.

Il Comune precisa che il crisolito è stato trovato appunto nello strato al di sotto del linoleum e, quindi, non a contatto con l’aria e le persone. I giorni di chiusura già disposti, si spiega, “saranno necessari per consentire l’allestimento delle aule che accoglieranno gli alunni nelle prossime settimane. A partire da lunedì 15 gennaio, tutte e sedici le classi proseguiranno l’attività didattica in aule di altri plessi, individuate grazie alla disponibilità e alla collaborazione dei dirigenti scolastici. La distribuzione delle classi sarà comunicata ai rappresentanti dei genitori della scuola Lombardo Radice in una riunione già convocata per giovedì 11 gennaio”.

Fonte: http://www.lanazione.it/firenze/cronaca/amianto-scuola-chiusa-1.3654233

Amianto, come individuarlo e le procedure per asportarlo

La valutazione del rischio nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro di un materiale ancora altamente diffuso in tutta Italia.

L’amianto è un minerale che fa parte della serie mineralogica di serpentino e anfiboli. Lo compongono silicati fibrosi che provengono dal magnesio e ioni di carica positiva di calcio, sodio e ferro.

NOTO DALL’ANTICHITA’. Esso è strutturato in fibre di dimensioni microscopiche ed è noto fin dall’antichità. In greco antico amianto è tradotto con il vocabolo asbesto che significa anche indistruttibile, eterno. Dalla parola asbesto è mutuato il nome della asbestosi, una delle malattie più temibili causata dall’inalazione delle fibre di amianto. Gli antichi Romani ritenevano che l’amianto avesse delle proprietà magiche proprio per la sua resistenza, mentre nei suoi scritti Marco Polo narra di un tessuto ricavato da “ un fibra scavata dalla terra” che resisteva al fuoco.

PROPRIETÀ. Tra le caratteristiche tecnologiche principali dell’amianto vi è proprio la resistenza al fuoco ed all’usura. In definitiva l’amianto ha le seguenti proprietà:

  • Resistenza alla corrosione;
  • Resistenza agli sforzi di trazione ed all’usura;
  • Stabilità del materiale agli agenti fisici e chimici;
  • Resistenza al calore e alto isolamento termico;
  • Capacità fonoisolante.

ESTRAZIONE E UTILIZZO. Il D.lgs 257 del 27/03/1992 abolisce l’estrazione, la commercializzazione e l’utilizzo dell’amianto per i suoi effetti nocivi sulla salute umana. Purtroppo l’amianto alla data di messa al bando era già stato, soprattutto nel corso di tutto il 900, estratto in quantità considerevoli e largamente utilizzato proprio per le sue caratteristi eccezionali. Pertanto esso è oggi presente diffusamente in molti ambienti di lavoro e non. In passato l’amianto è stato applicato, per le sue caratteristiche fonoassorbenti, a spruzzo sui tamponamenti di palestre e scuole (le fibre di amianto creano sulle strutture uno strato soffice che assorbe le onde acustiche). Per le sue caratteristiche di isolante termico veniva utilizzato per coibentare tubazioni, vasi di espansione degli impianti di riscaldamento costruiti in cementoamianto, caldaie,impianti per la produzione del freddo, involucri di edifici (basti pensare all’uso diffuso dei pannelli in glasal quale tamponatura esterna di molti uffici degli anni 60-70),carrozze ferroviarie, autobus. Per le sue caratteristiche ignifughe le fibre venivano tessute per creare indumenti (tute, guanti copritesta) dei piloti di aereo, dei piloti di autoveicoli da competizione, dei vigili del fuoco. Per la sua resistenza all’usura per produrre dischi dei freni, ferodi, guarnizioni per bruciatori, mischiato al cemento per produrre coperture in eternit, mischiato al vinile per creare pavimenti in vinil amianto, per creare colle resistenti, plastiche speciali, funi e cartoni. Sono stati persino fabbricati guanti da forno per uso domestico e sipari dei teatri.

LA PERICOLOSITÀ. Le fibre di amianto sono particolarmente piccole e caratterizzate dalla capacità di suddividersi longitudinalmente in fibre ancora più piccole. In un cm lineare si possono affiancare circa 250 capelli umani, 1300 fibre di nylon e 335.000 fibre di amianto. Fibre di dimensione minore di 3-4 µm riescono a introdursi in profondità nel sistema respiratorio. Come già detto le due serie mineralogiche in cui si divide l’amianto sono il Serpentino (Crisotilo) e l’Anfibolo. Il primo ha fibre di tipo ondulato di dimensioni dell’ordine di 0,75 1,50 µm, il secondo ha fibre aghiformi di dimensioni 1,50-4,00 µm ed è per la sua struttura più pericoloso e facilmente penetrabile nel nostro organismo. La resistenza dell’amianto agli acidi ed in genere agli agenti fisici e chimici, che ne ha fatto apprezzare le doti tecnologiche, è anche la causa della pericolosità dell’amianto. Infatti a differenza di altre fibre microscopiche quelle dell’amianto sono bioresistenti e permangono, una volta inalate, nel sistema respiratorio per anni senza che il nostro sistema immunitario riesca ad eliminarle.

I DANNI PER L’UOMO. Le fibre penetrate nei polmoni col tempo si ricoprono di complessi proteici e di altre sostanze biologiche formando i corpuscoli dell’asbesto parenchimale o pleurico che si infiammano provocando un inspessimento della membrana polmonare. L’asbestosi rende difficile lo scambio d’ossigeno con il sangue provocando affaticamento durante qualsiasi tipo di attività fisica ed in seguito anche a riposo. Altre malattie derivate dall’inalazione delle fibre di amianto, alcune delle quali possono presentarsi come degenerazione dell’asbestosi, sono il mesotiloma pleurico, il cancro polmonare, il cancro alla larince e il cancro dell’intestino. Tutte le malattie causate dall’amianto hanno un tempo di incubazione , a partire dal periodo di esposizione all’amianto stesso, elevatissimo 10 anni per l’asbestosi e 20 40 anni per il cancro polmonare. E’ proprio la mancanza della percezione del rischio (fibre microscopiche ed invisibili) ed i tempi lunghi di incubazione dal momento in cui avviene l’esposizione, che rende il rischio “amianto” temibile. I lavoratori che svolgono la loro attività in presenza di materiali contenenti amianto sono spesso inquieti e soggetti a stress psicologici. Il tutto deriva dalla mancanza di fiducia nella valutazione del rischio che , come detto, non è percepibile e valutabile dal lavoratore e dal timore di essersi ammalati e di poterlo scoprire solo dopo molti anni.

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO. La prima cosa che il datore di lavoro si trova ad effettuare ai fini della valutazione del “rischio amianto” sul luogo di lavoro è la mappatura dei materiali e cioè la definizione delle tipologie di materiali che contengono amianto , la loro posizione planimetrica, il loro stato di conservazione e pertanto il grado di pericolosità. Nel caso di materiali per i quali vi sia dubbio circa la presenza di amianto potranno essere effettuate analisi di laboratorio. Nell’effettuare poi la valutazione del rischio amianto occorre distinguere i casi nei quali si applicano i valori limite e le misure di prevenzione previste per la tutela dei lavoratori addetti alla manutenzione o alla bonifica, come prescritto dal titolo IX capo III del D.Lgs 81/2008 , dai casi nei quali il rischio è invece dovuto alla mera presenza della persona nell’ambito dell’edificio contenente amianto per i quali si deve fare riferimento al DM 6.9.1994. In entrambi i casi il risultato della valutazione del rischio amianto deve essere riportato dettagliatamente nel DVR aziendale. Sicuramente tra queste due categorie di lavoratori (addetti alla bonifica e manutenzione amianto e semplici utenti di un edificio contenente amianto), quelli che subiscono maggiormente lo stress psicologico sono i non addetti ai lavori. Infatti gli operatori del settore sono altamente specializzati, formati e ben coscienti del rischio connesso con la specificità della loro attività. Inoltre le procedure di lavoro sono collaudate, i controlli sui piani di lavoro, approvati dalle USL prima dell’inizio delle opere di bonifica, ben definiti, e l’attività viene effettuata utilizzando idonei dispositivi di protezione individuali.I lavoratori addetti alle bonifiche sono poi sottoposti a controlli sanitari periodici e specifici. Al contrario i lavoratori che si trovano ad accedere tutti i giorni in un edificio ove è presente dell’amianto, sono particolarmente inquieti e tendono a non fidarsi della valutazione del rischio effettuata dal datore di lavoro ai sensi degli artt. 28 e 29 del D.Lgs 81/08 o a voler conoscere nel dettaglio, come è loro diritto, la modalità con cui tale valutazione sia stata effettuata. E’ poi esplicito in taluni di essi la dichiarata volontà di premere affinchè il datore di lavoro dichiari alto il rischio amianto ed effettui opportuna comunicazione agli enti preposti. In tal modo il lavoratore potrà , se in futuro si dovesse ammalare, chiedere i danni con l’evidenza dell’avvenuta esposizione all’agente cancerogeno. Tale evenienza per gli operatori alla bonifica dell’amianto è insita nella specificità del loro lavoro.

MONITORAGGIO E FORMAZIONE. In ogni caso ai sensi del D.M. 06/09/94 la sola presenza di materiale contenente amianto in un edificio non comporta di per sé un pericolo per la salute. Infatti se tale materiale è in buone condizioni se non viene manomesso, se si effettua regolarmente un programma di monitoraggio e controllo del suo stato di conservazione è estremamente improbabile che esso possa rilasciare delle fibre in ambiente. Tale circostanza è ancor più vera se trattasi di amianto compatto (si definisce compatto un materiale che per essere polverizzato necessita di azione a mezzo di attrezzi meccanici, friabile quello che viene ad essere polverizzato con la sola pressione manuale). E’ pertanto utile in caso di basso rischio amianto programmare, come previsto dal D.lgs 81/08, percorsi di formazione-informazione per tranquillizzare i lavoratori anche se ciò spesso,come già detto, non è sufficiente. Spesso i datori di lavoro sono talmente pressati che tendono a vedere quale unica soluzione la rimozione del materiale contenente amianto anche in presenza di rischio basso. Interventi a più basso costo di incapsulamento o di confinamento spesso non vengono neppure presi in considerazione perché non risolvono il problema dal punto di vista psicologico del lavoratore e non permettono di interrompere le procedure di monitoraggio e controllo programmato da parte del servizio di prevenzione e protezione e del responsabile per il programma di controllo e manutenzione dei materiali contenenti amianto di cui al punto 4 dell´allegato al D.M. 06/09/94. Nel caso di materiali presenti in misura contenuta e comunque nel caso in cui le risorse finanziarie necessarie siano nella disponibilità del datore di lavoro tale scelta è condivisibile. Nel caso di materiali presenti in misura maggiore e comunque nel caso in cui il datore di lavoro non abbia i mezzi finanziari per rimuovere l’amianto, le incertezze del datore di lavoro ,se note ai lavoratori, circa la necessità/opportunità di bonifica del sito anche in presenza di rischio basso, sono viste dai lavoratori come una incoerenza, una percezione reale del rischio da parte del datore di lavoro differente da quella dichiarata nel DVR, e pertanto i lavoratori cominciano a dubitare sulla presenza o meno di un rischio che tra l’altro,come già detto, è poco evidente per i suoi effetti non immediati e per la sua invisibilità.

DAL PUNTO DI VISTA DEL DATORE DI LAVORO. E’ quindi chiaro che il datore di lavoro è il primo che deve fidarsi del sistema di valutazione che utilizza e deve ritenere che lo stesso possa essere efficacemente opposto a eventuali future vertenze legali in modo più incisivo di quanto possa essere opposta l’ impotenza ad agire per mancanza di risorse finanziarie. Se la bonifica deve essere effettuata perché la valutazione del rischio la impone, il datore di lavoro deve sospendere le attività ed evacuare l’edificio in attesa dell’inizio lavori ed a nulla vale il fatto che non abbia risorse finanziarie. Egli in tale caso rischia che qualche lavoratore possa essere stato esposto all’amianto nel periodo antecedente all’evacuazione dell’edificio. Al contrario se il rischio dichiarato è basso non vale a nulla la prassi, utilizzata spesso nel pubblico, di richiedere le risorse finanziarie a chi ha tali disponibilità (banche, ministeri, Direzioni Generali ecc. ecc.) ritenendo così di aver trasferito delle responsabilità. Ciò è foriero solo, come detto, di incertezze nei lavoratori ed espone maggiormente il datore di lavoro a problemi legati alla valutazione del rischio da lui stesso redatta. In tale contesto appare chiaro che l’analisi del rischio amianto e la necessità di eliminare e/o ridurre il rischio stesso deve scaturire da un percorso certo, normato e basato su valutazioni tecniche ineccepibili.

ANALISI STRUMENTALI DEI VALORI DI AMIANTO AEREODISPERSI. Uno dei metodi di valutazione del rischio che comunque non può da solo esaurire tutte le modalità di analisi, è costituito dalle indagini strumentali atte a rilevare la presenza di fibre nell’aria che il lavoratore respira.Le tecniche più diffuse sono la microscopia ottica (MOCF e MODC) e quella elettronica (SEM e TDM). Si tratta di indagini che vengono effettuate mediante pompe che aspirano una quantità di aria dall’ambiente attraverso un filtro di dimensioni di circa 20 -22 mm, dotato di una porosità tra 0,8 µm ed 1,2 µm (reticolo capace di intrappolare le fibre) che successivamente viene osservato al microscopio. Nella SEM il prelievo di aria è pari a 3000 litri con una portata massima di 12,5 l/min e pertanto per un tempo minimo di quattro ore. Nel caso di microscopia ottica a contrasto di fase MOCF il filtro viene posto su un vetrino e reso trasparente (diafanizzato) mediante l’esposizione dello stesso a vapori di acetone e la successiva deposizione di una o due gocce di triacetina. Infine il vetrino viene diviso in campi di osservazione e su essi viene effettuata la conta delle fibre (tutte quelle di amianto e non) con un particolare microscopio sensibile alle variazioni di fase. Infatti le fibre producono variazioni di luminosità che non potrebbero essere percepite dall’occhio umano. Al contrario esse producono uno sfasamento nella luce che il particolare microscopio a contrasto di fase trasforma in variazioni luminose percepibili dall’operatore al microscopio. La microscopia ottica a dispersione cromatica MODC consistente nell’evidenziare le variazioni cromatiche causate dai differenti indici di rifrazione tra le fibre ed un liquido di dispersione che viene applicato sul vetrino. Sia per la MOCF che per la MODC la conta delle fibre viene effettuata da un operatore e vengono contate sia le fibre di amianto che quelle di altro materiale. La riconoscibilità della fibra di amianto dalle altre dipende dall’esperienza dell’operatore.L’ingrandimento utile di un microscopio ottico è limitato dal suo potere separatore (o risolutivo), cioè dalla minima distanza tra due punti dell’oggetto che possono essere visti distinti nell’immagine (ingrandimento massimo di 500X). Nella microscopia elettronica a scansione SEM (vedi foto) il filtro viene depositato su una base di alluminio chiusa da un sottile strato di oro per rendere il campione conduttore. A questo punto lo stesso viene inserito nel microscopio a scansione che tramite un cannone elettronico genera un fascio di elettroni che scansiona il campione da analizzare. Nell’interazione del pennello elettronico così generato con il materiale osservato vengono prodotte diverse particelle tra cui gli elettroni di backscattering, gli elettroni secondari ed i raggi X. La raccolta degli elettroni emessi su un rilevatore a scintillazione permette di evidenziare e ricostruire l’immagine delle fibre di amianto in modo particolarmente chiaro e con ingrandimenti particolarmente elevati (2000X per la SEM, 10.000X per la TEM). Inoltre l’analisi in energia dei raggi X permette di conoscere i componenti della fibra ed identificare così il tipo di amianto presente. La TEM (microscopia elettronica a trasmissione) è una evoluzione della SEM. Mentre nel microscopio a scansione si ricevono gli elettroni di backscattering o secondari in quella a trasmissione gli elettroni sparati dal cannone elettronico attraversano (da qui il nome a trasmissione) il campione e l’immagine è ottenuta senza aspettare la scansione completa in un solo colpo. I vantaggi della TEM sono anche in termini di maggiore risoluzione ed ingrandimento (fino a 10.000 X) e di possibilità di analizzare anche la struttura interna delle fibre ottenendo informazioni sulla struttura cristallina. Gli elevati costi limitano il ricorso alla TEM. Altre tecniche utilizzabili sono la diffratometria a raggi X (DRX) e la spettrografia ad infrarossa con trasformata di Fourier (FTR). Sia la DRX, sia la FTR consentono di determinare la concentrazione ponderale di amianto nel campione e il tipo mineralogico di fibre. Entrambe le tecniche non permettono di rilevare concentrazioni di amianto inferiori all’1%.Esse sono utilizzate non per l’analisi delle fibre aereo disperse ma per rilevare la concentrazione ponderale di amianto nei materiali.

DETERMINAZIONE CERTA IN SEM DELLA COMPOSIZIONE DELLA FIBRA E CERTEZZA CHE SIA DI AMIANTO. Di seguito i risultati di un monitoraggio in tecnica SEM in una serie di stanze in un edificio in cui è posato del pavimento in vinil amianto.

Nel caso in questione tutti i monitoraggi mostrano assenza di fibre o numero di fibre inferiore al limite di 2ff/l.

MICROSCOPIA OTTICA ED ELETTRONICA. Le differenze principali tra la microscopia ottica e quella elettronica sono:

  • L’analisi SEM-TEM fornisce microimmagini e microfotografie a ingrandimenti da modesti ad elevati risoluzione (possibilià di distinguere due fibre vicine) elevatissime ed un’immagine tridimensionale dell’oggetto; il microscopio ottico fornisce, invece, ingrandimenti modesti, risoluzioni non elevate ed immagini bidimensionale.
  • Nella microscopia ottica la conta sul filtro avviene per tutte le fibre presenti; la SEM al contrario identifica in modo certo le fibre di amianto distinguendole dalle altre.
  • Il limite di contaminazione è, ai sensi del 06/09/94 , per l’analisi SEM di 2ff/l di aria aspirata mentre per la microscopia ottica è di 20 ff/l. Nel caso ci si riferisca a lavoratori impegnati nella bonifica dell’amianto il limite è di 0,1 ff/cm3 e cioè di 100 ff/litro su una media di otto ore misurato in MOCF.
  • L’analisi SEM è molto più costosa e questo sia per la preparazione del campione che per il costo di un microscopio elettronico. Infatti i laboratori dotati di tale strumento non sono numerosi e ciò comporta meno concorrenza.

In linea generale la MOCF è consigliabile per monitorare l’inquinamento delle aree confinate dei cantiere di bonifica mediante l’analisi dei filtri posti a protezione dei lavoratori addetti. La SEM è sempre consigliabile per le indagini effettuate all’aria aperta, ove la microscopia ottica sarebbe soggetta a rilevanti errori, e negli ambienti di lavoro dove la presenza di fibre si ritiene minima. In ogni caso anche per tali ambienti è possibile concepire una indagine estesa in MOCF seguita da una in SEM più mirata e relativa ai soli ambienti in cui la MOCF ha fornito dati critici.

VALUTAZIONE CON ANALISI DIFFERENTI DA QUELLE STRUMENTALI. La sola analisi strumentale non è sufficiente per effettuare in modo serio l’analisi del rischio e ciò anche se le analisi hanno fornito valori inferiori a quelli limite. Infatti le indagini strumentali sono sempre basate su un campionamento effettuato nel tempo (il periodo di misura) e nello spazio (i locali e gli ambienti monitorati). Esistono vari metodi o algoritmi,ormai consolidati, per valutare in funzione di alcuni parametri significativi il valore del rischio. Si tratta di metodologie da utilizzare insieme alle indagini strumentali ed al fine di avere un quadro completo della situazione e decidere la corrette politiche per eliminare il rischio o ridurlo ove ciò non fosse possibile sotto la soglia di tollerabilità.

TABELLE COMPARATIVE. La tabella a seguire (rinvenibile sul sito INAIL) fornisce la percentuale e la tipologia di amianto contenuto nelle varie categorie merceologiche ed esprime per ciascuna di essa il rischio di rilascio fibre.

Ad esempio se abbiamo in uno stabile pavimenti in vinil amianto (ultima riga della tabella) possiamo valutare il rischio basso. In effetti il pavimento in vinil amianto è un materiale compatto che difficilmente si polverizza senza azione di strumenti meccanici e dalla tabella scopriamo che la percentuale di amianto contenuto nel pavimento è solo del 10-25 % (il restante è vinilico). Inoltre la medesima tabella ci dice che se il pavimento non è lesionato è improbabile il rilascio delle fibre.

 

DM 06/09/94. Il DM 06/09/94 propone un metodo di analisi del rischio. Dal decreto si evince il seguente diagramma di flusso per la valutazione del rischio e delle azioni da intraprendere.

Pertanto per il decreto la bonifica è prevista solo in presenza di materiali danneggiati su quantità estese (si intende >10%). Negli altri casi occorrerà restaurare le zone dannegiate ed effettuare il monitoraggio ed il controllo periodico. Nel testo è ben specificato che i materiali friabili sono assimilati ai materiali con estesi danneggiamenti. Con la Circolare 12 aprile 1995, n. 7 del Ministero della Sanità (Circolare esplicativa del decreto ministeriale 6 settembre 1994) è stato precisato che la normativa contenuta nel decreto del 1994, oltre che alle strutture edilizie, si applica anche agli impianti tecnici.

MATERIALI.
1) I materiali integri non suscettibili di danneggiamento sono quelli che:

• non sono accessibili;

• sono in buone condizioni e difficilmente accessibili;

• sono particolarmente duri e compatti;

• sono in aree non occupate da persone;

2) I materiali integri suscettibili di danneggiamento sono:

• materiali in buone condizioni ma facilmente danneggiabili dagli occupanti;

• materiali in buone condizioni danneggiabili in caso di manutenzioni;

• materiali in buone condizioni ma esposti a rischi potenziali (vibrazioni, azione dell’acqua, del vento…).

3) Materiali a vista e comunque non confinati che si presentino:

• danneggiati dagli occupanti o per interventi mantenutivi;

• danneggiati per degrado spontaneo.

In questo caso devono essere adottate misure per impedire il rilascio di fibre nell’ambiente.

METODO EPA. Si tratta di un metodo che si applica soprattutto all’amianto friabile e consiste nel sommare i punteggi associati a alcuni parametri che pesano in modo analitico lo stato di pericolosità dell’amianto. Si sommano tutti i punteggi e si ricava un valore. La particolarità del metodo è che il valore del punteggio inerente la friabilità dell’amianto e la percentuale di amianto sono sopravvalutate (la loro somma viene moltiplicata per la somma di tutti gli altri parametri). Il risultato così ottenuto viene confrontato con una scala che prevede tre tipi di azione: 1. azione differibile o incapsulamento;2. confinamento;3. rimozione.

METODO VESAR. Tra i vari sistema di valutazione del rischio quello più utilizzato è sicuramente quello messo a punto dalla società americana Versar, basato su un modello bidimensionale. Il metodo è applicabile sia ai materiali friabili, sia ai compatti. Gli indicatori considerati fanno capo a due distinte tipologie di parametri: fattori di danno e fattori di esposizione. La valutazione deve essere condotta distintamente per ciascun locale o area con caratteristiche omogenee dell’edificio esaminato. I valori complessivi sia del fattore di danno che di quello di esposizione sono indicati sul sito INAIL.

FATTORE DI DANNO. Per il fattore di danno si prende in considerazione lo stato del materiale attribuendo dei punteggi ai seguenti 6 parametri:



FATTORE DI ESPOSIZIONE. Per il fattore di esposizione si prende in considerazione l’accessibilità al materiale attribuendo dei punteggi ai seguenti 9 parametri:

GRAFICO. Ottenuti sulla base della suddetta valutazione i due valori del fattore di danno e del fattore di esposizione, si individua su un grafico cartesiano avente in ascissa il fattore di esposizione ed in ordinaria quello di danno il punto di lavoro.

Lo spazio cartesiano è suddiviso in 6 differenti zone, la zona 6 è quella con minor rischio, la zona 1 quella con rischio più grave.

A seconda della zona in cui ricade il punto come sopra identificato avremo:

ESEMPIO DI VALUTAZIONE SU EDIFICIO. Di seguito la tabella riassuntiva della valutazione effettuata in un edificio ove oltre a pavimenti in vinil amianto sono presenti tamponature esterne in glasal.

I punti P1 (11,12) e P2 (10,12) sono entrambi in zona 4 e pertanto le azioni da intraprendere sono di Riparazione con interventi limitati di incapsulamento e confinamento delle aree danneggiate.

Decreto Direzione Generale Sanità n. 13237 del 1871172008 per la valutazione del rischio eternit Si tratta di un algoritmo monodimensionale da utilizzarsi appositamente per la valutazione del rischio amianto derivabile da coperture in cemento amianto (eternit).Di seguito i parametri analizzati che andranno sommati e moltiplicati per l’indice di vetustà.

A) GRADO DI CONSISTENZA DEL MATERIALE (da valutare con tempo asciutto, utilizzando una pinza da meccanici o attrezzo simile) si dà valore:

1 – se un angolo flesso con una pinza si rompe nettamente con suono secco
2 – se la rottura è facile, sfrangiata, con un suono sordo

B) PRESENZA DI FESSURAZIONI /SFALDAMENTI/ CREPE, si dà valore:

0 – se assenti
2 – se rare
3 – se numerose

C) PRESENZA DI STALATTITI AI PUNTI DI GOCCIOLAMENTO, si dà valore:

0 – se assenti
3 – se presenti

D) FRIABILITÀ / SGRETOLAMENTO, si dà valore:

1 – se i fasci di fibre sono inglobati completamente
2 – se i fasci di fibre sono inglobati solo parzialmente
3 – se i fasci di fibre sono facilmente asportabili

E) VENTILAZIONE, si dà valore

1 – la copertura non si trova in prossimità di bocchette di ventilazione o flussi d’aria
2 – la copertura si trova in prossimità di bocchette di ventilazione o flussi d’aria

F) LUOGO DI VITA / LAVORO , si dà valore

1 – copertura non visibile dal sotto (presenza di controsoffitto e/o soletta)
2 – copertura a vista dall’interno

G) DISTANZA DA FINESTRE/BALCONI/TERRAZZE, si dà valore

1 – se la copertura è distante più di 5 m. da finestre/terrazze/balconi
2 – se vi sono finestre/terrazze/balconi prospicenti ed attigue

H) AREE SENSIBILI, si dà valore

1 – assenza, nel raggio di 300 m, di aree scolastiche/luoghi di cura
3 – vicinanza ad aree scolastiche/luoghi di cura

I) VETUSTA’ (in anni) fattore moltiplicatore, si dà valore

2 – se la copertura è stata installata dopo il 1990
3 – se la copertura è stata installata tra il 1980 e il 1990
4 – se la copertura è installata prima del 1980

Nel caso sia difficoltoso risalire alla vetustà della copertura in cemento amianto si farà riferimento alla data di realizzazione dell’edificio.

I.D. = (A+B+C+D+E+F+G+H ) x I (vetustà)

RISULTATO:

I.D INFERIORE O UGUALE A 25: nessun intervento di bonifica. E’ prevista la rivalutazione dell’indice di degrado con frequenza biennale;

I.D. COMPRESO TRA 25 e 44: Esecuzione della bonifica* entro 3 anni ;

I.D. UGUALE O MAGGIORE A 45 : Rimozione della copertura entro i successivi 12 mesi.

CONCLUSIONI. Negli edifici adibiti al luogo di lavoro la valutazione del rischio amianto, prevista dagli artt. 28 e 29 del D.Lgs 81/08, deve essere condotta ai sensi del D.M. 06/09/94. Si tratta di una valutazione particolarmente delicata che deve basarsi su metodologie certe e documentabili. Le indagini strumentali (SEM , TEM, MOCD ecc. ecc.) sono un campionamento limitato nello spazio e nel tempo della qualità dell’aria prossima ai materiali contenenti amianto. Pertanto esse, sebbene fondamentali, non possono fornire una valutazione del rischio completa ed organica. Occorre prendere in considerazione una serie di parametri funzione dei fattori di pericolo insiti nello stato di conservazione, nella tipologia degli specifici materiale contenente amianto e della loro interazione con l’ambienti in cui essi sono collocati.
In tal senso oggi esistono degli algoritmi universalmente riconosciuti che permettono al datore di lavoro di effettuare una analisi del rischio certa, oggettiva ed opponibile in ogni sede.

Fonte: http://www.casaeclima.com/ar_10695__ACADEMY-Materiali-amianto–pericolosit–bonfica-Amianto-come-individuarlo-e-le-procedure-per-asportarlo.html

Amianto, quando la minaccia si nasconde in casa

Chi chiamare se sospettiamo di avere manufatti o coperture in cemento-amianto a casa nostra

Sono in pochi a saperlo, ma l’amianto potrebbe nascondersi all’interno delle “tranquille” pareti domestiche. Proviamo a fare un po’ di chiarezza sui pericoli e le misure necessarie per adottare problemi, con un occhio ai costi.

Cos’è l’amianto, dove è stato impiegato, come riconoscerlo e a chi rivolgersi se si sospetta di vivere in strutture contaminate? A 19 anni dal divieto di estrazione, utilizzazione e importazione di amianto o di prodotti che lo contengono, rimane alta in tutte le regioni la presenza del materiale cancerogeno e il numero di persone che si ammalano e muoiono per esposizione, spesso inconsapevole, alla fibra killer.

Cos’è l’amianto

L’asbesto o amianto rappresenta un gruppo di minerali naturali con struttura fibrosa, separabile in fibre molto sottili e resistenti. Si lega facilmente con materiali da costruzione come calce, cemento, gesso, gomma. Ignifugo, fonoassorbente, ha proprietà isolanti, un’alta resistenza meccanica e un basso costo. Una sola fibra di amianto è sottilissima, 1300 volte più sottile di un capello umano.  In un solo centimetro si possono affiancare  335 mila fibre di amianto, quindi un qualsiasi manufatto in asbesto ne contiene miliardi. La Legge n. 257 del 27 marzo del 1992 ha vietato l’utilizzo di tale materiale dopo che si è scoperto essere altamente cancerogeno. Tuttavia il divieto non ha risolto il problema, perché i vecchi manufatti in cemento-amianto, spesso in cattivo stato, continuano a sussistere ovunque.

Che danni provoca

L’amianto compatto non costituisce pericolo, mentre quello usurato, tanto da essere friabile e liberare nell’aria delle micro particelle facilmente inalabili, è cancerogeno. Non esiste un limite di concentrazione delle fibre al di sotto del quale l’amianto possa considerarsi innocuo. A basse concentrazioni il rischio è minore, ma non è mai zero. La malattia, inoltre, può manifestarsi anche quarant’anni dopo l’esposizione, mentre il picco delle morti “silenziose” si prevede per il 2020/2025.

Abbiamo chiesto a Gabriele Margiotta, anatomo patologo, di spiegare cosa succede quando l’organismo entrata a contatto con le fibre di asbesto e lui afferma che: «Le possibili patologie, inoperabili, che può determinare sono l’asbestosi, una malattia restrittiva del polmone, e mesotelioma, cioè un tumore della pleura, membrana che riveste il polmone.  I principali minerali di asbesto si possono dividere in due gruppi: l’anfibolo e il crisotilo, uno ha una forma “a molla” ed è quello meno pericoloso perché con gli atti respiratori si comprime. L’altro tipo è appuntito, ed è quello più pericoloso perché con gli atti respiratori “punge” il parenchima. I macrofagi, le cellule “spazzino” del nostro sistema immunitario, cercano di inglobarlo ma non ci riescono perché è troppo lungo: molto spesso un macrofago lo ingloba da una estremità, un altro macrofago lo ingloba da un’altra estremità, però non riescono a digerirlo». Prosegue sottolineando che, purtroppo, «Il periodo di latenza della malattia è molto lungo (decine di anni), e l’asbesto una volta inalato rimane lì per sempre. I sintomi sono respiratori: dispnea, cioè difficoltà a respirare, dolore toracico. Non sono quasi mai operabili quindi ci limitiamo a trattamenti palliativi ossia chemioterapia la quale comporta molte conseguenze come pancitopenia (diminuzione di tutte le cellule del sangue), alopecia, astenia. Si vive poco e male».

Dove è stato utilizzato

Ha avuto ampio utilizzo nell’edilizia perché l’amianto unito al cemento formava un composto, detto comunemente Eternit, molto resistente e adatto a vari usi.Nell’edilizia lo possiamo trovare per coperture come lastre o pannelli, per tubazioni, canne fumarie, serbatoi per l’acqua, negli intonaci, nei pannelli per i contro-soffitti e come sottofondo di alcuni pavimenti. In campo strettamente domestico è stato usato negli elementi frangifiamma, nei cartoni di protezione degli impianti di riscaldamento, nei teli da stiro, nei guanti da forno, negli sportelli delle caldaie, per le cucce dei cani. Nei mezzi di trasporto è stato maggiormente impiegato nelle guarnizioni, nei freni, nelle frizioni, nelle coibentazioni di treni, bus e navi. Può essere di colore grigio, tipiche le coperture di molti capannoni industriali o agricoli, oppure lo possiamo trovare verniciato di rosso, di verde o di bianco soprattutto nelle lastre utilizzate come tettoie.

Cosa bisogna fare in presenza di amianto

«Se si tratta di materiale friabile deve essere bonificato,  se si tratta di materiale compatto (cemento-amianto, vinil-amianto) è necessario verificarne lo stato di conservazione, e se degradato o fatiscente deve essere bonificato rivolgendosi a una ditta specializzata» sottolinea l’Arpa Veneto. Concretamente si contatta la Asl oppure l’Arpa della propria provincia di appartenenza. Sul loro sito internet istituzionale, ad esempio, si trovano tutte le informazioni riguardanti la rimozione dell’eternit se lo avete in casa, e viene specificato se ci sono degli incentivi per sostenere i costi di smaltimento del materiale.

Sia per la bonifica che per la messa in sicurezza, bisogna rivolgersi a delle ditte specializzate che devono essere iscritte all’Albo nazionale dei gestori ambientali. Come spiega Cosimo Zotti, consulente ambientale, le ditte «Presentano un piano di lavoro da sottoporre all’approvazione dell’Asl competente per territorio. Il piano, molto più dettagliato e specifico di un normale piano operativo di sicurezza, deve prevedere, tra le altre cose, le misure adottate per impedire la diffusione di fibre aerodisperse, normalmente rappresentate dall’isolamento dell’area di intervento e dalla creazione di differenze di pressione che impediscano la fuoruscita dall’ambiente di lavoro di microfibre. Durante la lavorazione devono essere usate tute in tyvek e maschere a filtro con determinate categorie di protezione. Gli operatori che eseguono bonifiche da amianto devono possedere specifiche conoscenze, verificate tramite esami a fine di corsi lunghi e qualificati. Per questo motivo la bonifica da amianto è costosa e, spesso, eseguita senza autorizzazioni e affidata a lavoratori extracomunitari in nero, che non hanno conoscenza e consapevolezza dei rischi ai quali si espongono». Nella Regione Veneto, ad esempio, tali corsi sono gestiti a livello regionale  e gli elenchi delle ditte che hanno superato i corsi si possono richiedere alle stesse Asl. Indicativamente questa un’offerta di smaltimento Eternit con le condizioni tecniche di espletamento.

L’inchiesta prosegue domani con indicazioni pratiche per scongiurare i pericoli

Fonte: http://old.tekneco.it/ambiente/amianto-quando-la-minaccia-si-nasconde-in-casa/