Amianto, come individuarlo e le procedure per asportarlo

La valutazione del rischio nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro di un materiale ancora altamente diffuso in tutta Italia.

L’amianto è un minerale che fa parte della serie mineralogica di serpentino e anfiboli. Lo compongono silicati fibrosi che provengono dal magnesio e ioni di carica positiva di calcio, sodio e ferro.

NOTO DALL’ANTICHITA’. Esso è strutturato in fibre di dimensioni microscopiche ed è noto fin dall’antichità. In greco antico amianto è tradotto con il vocabolo asbesto che significa anche indistruttibile, eterno. Dalla parola asbesto è mutuato il nome della asbestosi, una delle malattie più temibili causata dall’inalazione delle fibre di amianto. Gli antichi Romani ritenevano che l’amianto avesse delle proprietà magiche proprio per la sua resistenza, mentre nei suoi scritti Marco Polo narra di un tessuto ricavato da “ un fibra scavata dalla terra” che resisteva al fuoco.

PROPRIETÀ. Tra le caratteristiche tecnologiche principali dell’amianto vi è proprio la resistenza al fuoco ed all’usura. In definitiva l’amianto ha le seguenti proprietà:

  • Resistenza alla corrosione;
  • Resistenza agli sforzi di trazione ed all’usura;
  • Stabilità del materiale agli agenti fisici e chimici;
  • Resistenza al calore e alto isolamento termico;
  • Capacità fonoisolante.

ESTRAZIONE E UTILIZZO. Il D.lgs 257 del 27/03/1992 abolisce l’estrazione, la commercializzazione e l’utilizzo dell’amianto per i suoi effetti nocivi sulla salute umana. Purtroppo l’amianto alla data di messa al bando era già stato, soprattutto nel corso di tutto il 900, estratto in quantità considerevoli e largamente utilizzato proprio per le sue caratteristi eccezionali. Pertanto esso è oggi presente diffusamente in molti ambienti di lavoro e non. In passato l’amianto è stato applicato, per le sue caratteristiche fonoassorbenti, a spruzzo sui tamponamenti di palestre e scuole (le fibre di amianto creano sulle strutture uno strato soffice che assorbe le onde acustiche). Per le sue caratteristiche di isolante termico veniva utilizzato per coibentare tubazioni, vasi di espansione degli impianti di riscaldamento costruiti in cementoamianto, caldaie,impianti per la produzione del freddo, involucri di edifici (basti pensare all’uso diffuso dei pannelli in glasal quale tamponatura esterna di molti uffici degli anni 60-70),carrozze ferroviarie, autobus. Per le sue caratteristiche ignifughe le fibre venivano tessute per creare indumenti (tute, guanti copritesta) dei piloti di aereo, dei piloti di autoveicoli da competizione, dei vigili del fuoco. Per la sua resistenza all’usura per produrre dischi dei freni, ferodi, guarnizioni per bruciatori, mischiato al cemento per produrre coperture in eternit, mischiato al vinile per creare pavimenti in vinil amianto, per creare colle resistenti, plastiche speciali, funi e cartoni. Sono stati persino fabbricati guanti da forno per uso domestico e sipari dei teatri.

LA PERICOLOSITÀ. Le fibre di amianto sono particolarmente piccole e caratterizzate dalla capacità di suddividersi longitudinalmente in fibre ancora più piccole. In un cm lineare si possono affiancare circa 250 capelli umani, 1300 fibre di nylon e 335.000 fibre di amianto. Fibre di dimensione minore di 3-4 µm riescono a introdursi in profondità nel sistema respiratorio. Come già detto le due serie mineralogiche in cui si divide l’amianto sono il Serpentino (Crisotilo) e l’Anfibolo. Il primo ha fibre di tipo ondulato di dimensioni dell’ordine di 0,75 1,50 µm, il secondo ha fibre aghiformi di dimensioni 1,50-4,00 µm ed è per la sua struttura più pericoloso e facilmente penetrabile nel nostro organismo. La resistenza dell’amianto agli acidi ed in genere agli agenti fisici e chimici, che ne ha fatto apprezzare le doti tecnologiche, è anche la causa della pericolosità dell’amianto. Infatti a differenza di altre fibre microscopiche quelle dell’amianto sono bioresistenti e permangono, una volta inalate, nel sistema respiratorio per anni senza che il nostro sistema immunitario riesca ad eliminarle.

I DANNI PER L’UOMO. Le fibre penetrate nei polmoni col tempo si ricoprono di complessi proteici e di altre sostanze biologiche formando i corpuscoli dell’asbesto parenchimale o pleurico che si infiammano provocando un inspessimento della membrana polmonare. L’asbestosi rende difficile lo scambio d’ossigeno con il sangue provocando affaticamento durante qualsiasi tipo di attività fisica ed in seguito anche a riposo. Altre malattie derivate dall’inalazione delle fibre di amianto, alcune delle quali possono presentarsi come degenerazione dell’asbestosi, sono il mesotiloma pleurico, il cancro polmonare, il cancro alla larince e il cancro dell’intestino. Tutte le malattie causate dall’amianto hanno un tempo di incubazione , a partire dal periodo di esposizione all’amianto stesso, elevatissimo 10 anni per l’asbestosi e 20 40 anni per il cancro polmonare. E’ proprio la mancanza della percezione del rischio (fibre microscopiche ed invisibili) ed i tempi lunghi di incubazione dal momento in cui avviene l’esposizione, che rende il rischio “amianto” temibile. I lavoratori che svolgono la loro attività in presenza di materiali contenenti amianto sono spesso inquieti e soggetti a stress psicologici. Il tutto deriva dalla mancanza di fiducia nella valutazione del rischio che , come detto, non è percepibile e valutabile dal lavoratore e dal timore di essersi ammalati e di poterlo scoprire solo dopo molti anni.

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO. La prima cosa che il datore di lavoro si trova ad effettuare ai fini della valutazione del “rischio amianto” sul luogo di lavoro è la mappatura dei materiali e cioè la definizione delle tipologie di materiali che contengono amianto , la loro posizione planimetrica, il loro stato di conservazione e pertanto il grado di pericolosità. Nel caso di materiali per i quali vi sia dubbio circa la presenza di amianto potranno essere effettuate analisi di laboratorio. Nell’effettuare poi la valutazione del rischio amianto occorre distinguere i casi nei quali si applicano i valori limite e le misure di prevenzione previste per la tutela dei lavoratori addetti alla manutenzione o alla bonifica, come prescritto dal titolo IX capo III del D.Lgs 81/2008 , dai casi nei quali il rischio è invece dovuto alla mera presenza della persona nell’ambito dell’edificio contenente amianto per i quali si deve fare riferimento al DM 6.9.1994. In entrambi i casi il risultato della valutazione del rischio amianto deve essere riportato dettagliatamente nel DVR aziendale. Sicuramente tra queste due categorie di lavoratori (addetti alla bonifica e manutenzione amianto e semplici utenti di un edificio contenente amianto), quelli che subiscono maggiormente lo stress psicologico sono i non addetti ai lavori. Infatti gli operatori del settore sono altamente specializzati, formati e ben coscienti del rischio connesso con la specificità della loro attività. Inoltre le procedure di lavoro sono collaudate, i controlli sui piani di lavoro, approvati dalle USL prima dell’inizio delle opere di bonifica, ben definiti, e l’attività viene effettuata utilizzando idonei dispositivi di protezione individuali.I lavoratori addetti alle bonifiche sono poi sottoposti a controlli sanitari periodici e specifici. Al contrario i lavoratori che si trovano ad accedere tutti i giorni in un edificio ove è presente dell’amianto, sono particolarmente inquieti e tendono a non fidarsi della valutazione del rischio effettuata dal datore di lavoro ai sensi degli artt. 28 e 29 del D.Lgs 81/08 o a voler conoscere nel dettaglio, come è loro diritto, la modalità con cui tale valutazione sia stata effettuata. E’ poi esplicito in taluni di essi la dichiarata volontà di premere affinchè il datore di lavoro dichiari alto il rischio amianto ed effettui opportuna comunicazione agli enti preposti. In tal modo il lavoratore potrà , se in futuro si dovesse ammalare, chiedere i danni con l’evidenza dell’avvenuta esposizione all’agente cancerogeno. Tale evenienza per gli operatori alla bonifica dell’amianto è insita nella specificità del loro lavoro.

MONITORAGGIO E FORMAZIONE. In ogni caso ai sensi del D.M. 06/09/94 la sola presenza di materiale contenente amianto in un edificio non comporta di per sé un pericolo per la salute. Infatti se tale materiale è in buone condizioni se non viene manomesso, se si effettua regolarmente un programma di monitoraggio e controllo del suo stato di conservazione è estremamente improbabile che esso possa rilasciare delle fibre in ambiente. Tale circostanza è ancor più vera se trattasi di amianto compatto (si definisce compatto un materiale che per essere polverizzato necessita di azione a mezzo di attrezzi meccanici, friabile quello che viene ad essere polverizzato con la sola pressione manuale). E’ pertanto utile in caso di basso rischio amianto programmare, come previsto dal D.lgs 81/08, percorsi di formazione-informazione per tranquillizzare i lavoratori anche se ciò spesso,come già detto, non è sufficiente. Spesso i datori di lavoro sono talmente pressati che tendono a vedere quale unica soluzione la rimozione del materiale contenente amianto anche in presenza di rischio basso. Interventi a più basso costo di incapsulamento o di confinamento spesso non vengono neppure presi in considerazione perché non risolvono il problema dal punto di vista psicologico del lavoratore e non permettono di interrompere le procedure di monitoraggio e controllo programmato da parte del servizio di prevenzione e protezione e del responsabile per il programma di controllo e manutenzione dei materiali contenenti amianto di cui al punto 4 dell´allegato al D.M. 06/09/94. Nel caso di materiali presenti in misura contenuta e comunque nel caso in cui le risorse finanziarie necessarie siano nella disponibilità del datore di lavoro tale scelta è condivisibile. Nel caso di materiali presenti in misura maggiore e comunque nel caso in cui il datore di lavoro non abbia i mezzi finanziari per rimuovere l’amianto, le incertezze del datore di lavoro ,se note ai lavoratori, circa la necessità/opportunità di bonifica del sito anche in presenza di rischio basso, sono viste dai lavoratori come una incoerenza, una percezione reale del rischio da parte del datore di lavoro differente da quella dichiarata nel DVR, e pertanto i lavoratori cominciano a dubitare sulla presenza o meno di un rischio che tra l’altro,come già detto, è poco evidente per i suoi effetti non immediati e per la sua invisibilità.

DAL PUNTO DI VISTA DEL DATORE DI LAVORO. E’ quindi chiaro che il datore di lavoro è il primo che deve fidarsi del sistema di valutazione che utilizza e deve ritenere che lo stesso possa essere efficacemente opposto a eventuali future vertenze legali in modo più incisivo di quanto possa essere opposta l’ impotenza ad agire per mancanza di risorse finanziarie. Se la bonifica deve essere effettuata perché la valutazione del rischio la impone, il datore di lavoro deve sospendere le attività ed evacuare l’edificio in attesa dell’inizio lavori ed a nulla vale il fatto che non abbia risorse finanziarie. Egli in tale caso rischia che qualche lavoratore possa essere stato esposto all’amianto nel periodo antecedente all’evacuazione dell’edificio. Al contrario se il rischio dichiarato è basso non vale a nulla la prassi, utilizzata spesso nel pubblico, di richiedere le risorse finanziarie a chi ha tali disponibilità (banche, ministeri, Direzioni Generali ecc. ecc.) ritenendo così di aver trasferito delle responsabilità. Ciò è foriero solo, come detto, di incertezze nei lavoratori ed espone maggiormente il datore di lavoro a problemi legati alla valutazione del rischio da lui stesso redatta. In tale contesto appare chiaro che l’analisi del rischio amianto e la necessità di eliminare e/o ridurre il rischio stesso deve scaturire da un percorso certo, normato e basato su valutazioni tecniche ineccepibili.

ANALISI STRUMENTALI DEI VALORI DI AMIANTO AEREODISPERSI. Uno dei metodi di valutazione del rischio che comunque non può da solo esaurire tutte le modalità di analisi, è costituito dalle indagini strumentali atte a rilevare la presenza di fibre nell’aria che il lavoratore respira.Le tecniche più diffuse sono la microscopia ottica (MOCF e MODC) e quella elettronica (SEM e TDM). Si tratta di indagini che vengono effettuate mediante pompe che aspirano una quantità di aria dall’ambiente attraverso un filtro di dimensioni di circa 20 -22 mm, dotato di una porosità tra 0,8 µm ed 1,2 µm (reticolo capace di intrappolare le fibre) che successivamente viene osservato al microscopio. Nella SEM il prelievo di aria è pari a 3000 litri con una portata massima di 12,5 l/min e pertanto per un tempo minimo di quattro ore. Nel caso di microscopia ottica a contrasto di fase MOCF il filtro viene posto su un vetrino e reso trasparente (diafanizzato) mediante l’esposizione dello stesso a vapori di acetone e la successiva deposizione di una o due gocce di triacetina. Infine il vetrino viene diviso in campi di osservazione e su essi viene effettuata la conta delle fibre (tutte quelle di amianto e non) con un particolare microscopio sensibile alle variazioni di fase. Infatti le fibre producono variazioni di luminosità che non potrebbero essere percepite dall’occhio umano. Al contrario esse producono uno sfasamento nella luce che il particolare microscopio a contrasto di fase trasforma in variazioni luminose percepibili dall’operatore al microscopio. La microscopia ottica a dispersione cromatica MODC consistente nell’evidenziare le variazioni cromatiche causate dai differenti indici di rifrazione tra le fibre ed un liquido di dispersione che viene applicato sul vetrino. Sia per la MOCF che per la MODC la conta delle fibre viene effettuata da un operatore e vengono contate sia le fibre di amianto che quelle di altro materiale. La riconoscibilità della fibra di amianto dalle altre dipende dall’esperienza dell’operatore.L’ingrandimento utile di un microscopio ottico è limitato dal suo potere separatore (o risolutivo), cioè dalla minima distanza tra due punti dell’oggetto che possono essere visti distinti nell’immagine (ingrandimento massimo di 500X). Nella microscopia elettronica a scansione SEM (vedi foto) il filtro viene depositato su una base di alluminio chiusa da un sottile strato di oro per rendere il campione conduttore. A questo punto lo stesso viene inserito nel microscopio a scansione che tramite un cannone elettronico genera un fascio di elettroni che scansiona il campione da analizzare. Nell’interazione del pennello elettronico così generato con il materiale osservato vengono prodotte diverse particelle tra cui gli elettroni di backscattering, gli elettroni secondari ed i raggi X. La raccolta degli elettroni emessi su un rilevatore a scintillazione permette di evidenziare e ricostruire l’immagine delle fibre di amianto in modo particolarmente chiaro e con ingrandimenti particolarmente elevati (2000X per la SEM, 10.000X per la TEM). Inoltre l’analisi in energia dei raggi X permette di conoscere i componenti della fibra ed identificare così il tipo di amianto presente. La TEM (microscopia elettronica a trasmissione) è una evoluzione della SEM. Mentre nel microscopio a scansione si ricevono gli elettroni di backscattering o secondari in quella a trasmissione gli elettroni sparati dal cannone elettronico attraversano (da qui il nome a trasmissione) il campione e l’immagine è ottenuta senza aspettare la scansione completa in un solo colpo. I vantaggi della TEM sono anche in termini di maggiore risoluzione ed ingrandimento (fino a 10.000 X) e di possibilità di analizzare anche la struttura interna delle fibre ottenendo informazioni sulla struttura cristallina. Gli elevati costi limitano il ricorso alla TEM. Altre tecniche utilizzabili sono la diffratometria a raggi X (DRX) e la spettrografia ad infrarossa con trasformata di Fourier (FTR). Sia la DRX, sia la FTR consentono di determinare la concentrazione ponderale di amianto nel campione e il tipo mineralogico di fibre. Entrambe le tecniche non permettono di rilevare concentrazioni di amianto inferiori all’1%.Esse sono utilizzate non per l’analisi delle fibre aereo disperse ma per rilevare la concentrazione ponderale di amianto nei materiali.

DETERMINAZIONE CERTA IN SEM DELLA COMPOSIZIONE DELLA FIBRA E CERTEZZA CHE SIA DI AMIANTO. Di seguito i risultati di un monitoraggio in tecnica SEM in una serie di stanze in un edificio in cui è posato del pavimento in vinil amianto.

Nel caso in questione tutti i monitoraggi mostrano assenza di fibre o numero di fibre inferiore al limite di 2ff/l.

MICROSCOPIA OTTICA ED ELETTRONICA. Le differenze principali tra la microscopia ottica e quella elettronica sono:

  • L’analisi SEM-TEM fornisce microimmagini e microfotografie a ingrandimenti da modesti ad elevati risoluzione (possibilià di distinguere due fibre vicine) elevatissime ed un’immagine tridimensionale dell’oggetto; il microscopio ottico fornisce, invece, ingrandimenti modesti, risoluzioni non elevate ed immagini bidimensionale.
  • Nella microscopia ottica la conta sul filtro avviene per tutte le fibre presenti; la SEM al contrario identifica in modo certo le fibre di amianto distinguendole dalle altre.
  • Il limite di contaminazione è, ai sensi del 06/09/94 , per l’analisi SEM di 2ff/l di aria aspirata mentre per la microscopia ottica è di 20 ff/l. Nel caso ci si riferisca a lavoratori impegnati nella bonifica dell’amianto il limite è di 0,1 ff/cm3 e cioè di 100 ff/litro su una media di otto ore misurato in MOCF.
  • L’analisi SEM è molto più costosa e questo sia per la preparazione del campione che per il costo di un microscopio elettronico. Infatti i laboratori dotati di tale strumento non sono numerosi e ciò comporta meno concorrenza.

In linea generale la MOCF è consigliabile per monitorare l’inquinamento delle aree confinate dei cantiere di bonifica mediante l’analisi dei filtri posti a protezione dei lavoratori addetti. La SEM è sempre consigliabile per le indagini effettuate all’aria aperta, ove la microscopia ottica sarebbe soggetta a rilevanti errori, e negli ambienti di lavoro dove la presenza di fibre si ritiene minima. In ogni caso anche per tali ambienti è possibile concepire una indagine estesa in MOCF seguita da una in SEM più mirata e relativa ai soli ambienti in cui la MOCF ha fornito dati critici.

VALUTAZIONE CON ANALISI DIFFERENTI DA QUELLE STRUMENTALI. La sola analisi strumentale non è sufficiente per effettuare in modo serio l’analisi del rischio e ciò anche se le analisi hanno fornito valori inferiori a quelli limite. Infatti le indagini strumentali sono sempre basate su un campionamento effettuato nel tempo (il periodo di misura) e nello spazio (i locali e gli ambienti monitorati). Esistono vari metodi o algoritmi,ormai consolidati, per valutare in funzione di alcuni parametri significativi il valore del rischio. Si tratta di metodologie da utilizzare insieme alle indagini strumentali ed al fine di avere un quadro completo della situazione e decidere la corrette politiche per eliminare il rischio o ridurlo ove ciò non fosse possibile sotto la soglia di tollerabilità.

TABELLE COMPARATIVE. La tabella a seguire (rinvenibile sul sito INAIL) fornisce la percentuale e la tipologia di amianto contenuto nelle varie categorie merceologiche ed esprime per ciascuna di essa il rischio di rilascio fibre.

Ad esempio se abbiamo in uno stabile pavimenti in vinil amianto (ultima riga della tabella) possiamo valutare il rischio basso. In effetti il pavimento in vinil amianto è un materiale compatto che difficilmente si polverizza senza azione di strumenti meccanici e dalla tabella scopriamo che la percentuale di amianto contenuto nel pavimento è solo del 10-25 % (il restante è vinilico). Inoltre la medesima tabella ci dice che se il pavimento non è lesionato è improbabile il rilascio delle fibre.

 

DM 06/09/94. Il DM 06/09/94 propone un metodo di analisi del rischio. Dal decreto si evince il seguente diagramma di flusso per la valutazione del rischio e delle azioni da intraprendere.

Pertanto per il decreto la bonifica è prevista solo in presenza di materiali danneggiati su quantità estese (si intende >10%). Negli altri casi occorrerà restaurare le zone dannegiate ed effettuare il monitoraggio ed il controllo periodico. Nel testo è ben specificato che i materiali friabili sono assimilati ai materiali con estesi danneggiamenti. Con la Circolare 12 aprile 1995, n. 7 del Ministero della Sanità (Circolare esplicativa del decreto ministeriale 6 settembre 1994) è stato precisato che la normativa contenuta nel decreto del 1994, oltre che alle strutture edilizie, si applica anche agli impianti tecnici.

MATERIALI.
1) I materiali integri non suscettibili di danneggiamento sono quelli che:

• non sono accessibili;

• sono in buone condizioni e difficilmente accessibili;

• sono particolarmente duri e compatti;

• sono in aree non occupate da persone;

2) I materiali integri suscettibili di danneggiamento sono:

• materiali in buone condizioni ma facilmente danneggiabili dagli occupanti;

• materiali in buone condizioni danneggiabili in caso di manutenzioni;

• materiali in buone condizioni ma esposti a rischi potenziali (vibrazioni, azione dell’acqua, del vento…).

3) Materiali a vista e comunque non confinati che si presentino:

• danneggiati dagli occupanti o per interventi mantenutivi;

• danneggiati per degrado spontaneo.

In questo caso devono essere adottate misure per impedire il rilascio di fibre nell’ambiente.

METODO EPA. Si tratta di un metodo che si applica soprattutto all’amianto friabile e consiste nel sommare i punteggi associati a alcuni parametri che pesano in modo analitico lo stato di pericolosità dell’amianto. Si sommano tutti i punteggi e si ricava un valore. La particolarità del metodo è che il valore del punteggio inerente la friabilità dell’amianto e la percentuale di amianto sono sopravvalutate (la loro somma viene moltiplicata per la somma di tutti gli altri parametri). Il risultato così ottenuto viene confrontato con una scala che prevede tre tipi di azione: 1. azione differibile o incapsulamento;2. confinamento;3. rimozione.

METODO VESAR. Tra i vari sistema di valutazione del rischio quello più utilizzato è sicuramente quello messo a punto dalla società americana Versar, basato su un modello bidimensionale. Il metodo è applicabile sia ai materiali friabili, sia ai compatti. Gli indicatori considerati fanno capo a due distinte tipologie di parametri: fattori di danno e fattori di esposizione. La valutazione deve essere condotta distintamente per ciascun locale o area con caratteristiche omogenee dell’edificio esaminato. I valori complessivi sia del fattore di danno che di quello di esposizione sono indicati sul sito INAIL.

FATTORE DI DANNO. Per il fattore di danno si prende in considerazione lo stato del materiale attribuendo dei punteggi ai seguenti 6 parametri:



FATTORE DI ESPOSIZIONE. Per il fattore di esposizione si prende in considerazione l’accessibilità al materiale attribuendo dei punteggi ai seguenti 9 parametri:

GRAFICO. Ottenuti sulla base della suddetta valutazione i due valori del fattore di danno e del fattore di esposizione, si individua su un grafico cartesiano avente in ascissa il fattore di esposizione ed in ordinaria quello di danno il punto di lavoro.

Lo spazio cartesiano è suddiviso in 6 differenti zone, la zona 6 è quella con minor rischio, la zona 1 quella con rischio più grave.

A seconda della zona in cui ricade il punto come sopra identificato avremo:

ESEMPIO DI VALUTAZIONE SU EDIFICIO. Di seguito la tabella riassuntiva della valutazione effettuata in un edificio ove oltre a pavimenti in vinil amianto sono presenti tamponature esterne in glasal.

I punti P1 (11,12) e P2 (10,12) sono entrambi in zona 4 e pertanto le azioni da intraprendere sono di Riparazione con interventi limitati di incapsulamento e confinamento delle aree danneggiate.

Decreto Direzione Generale Sanità n. 13237 del 1871172008 per la valutazione del rischio eternit Si tratta di un algoritmo monodimensionale da utilizzarsi appositamente per la valutazione del rischio amianto derivabile da coperture in cemento amianto (eternit).Di seguito i parametri analizzati che andranno sommati e moltiplicati per l’indice di vetustà.

A) GRADO DI CONSISTENZA DEL MATERIALE (da valutare con tempo asciutto, utilizzando una pinza da meccanici o attrezzo simile) si dà valore:

1 – se un angolo flesso con una pinza si rompe nettamente con suono secco
2 – se la rottura è facile, sfrangiata, con un suono sordo

B) PRESENZA DI FESSURAZIONI /SFALDAMENTI/ CREPE, si dà valore:

0 – se assenti
2 – se rare
3 – se numerose

C) PRESENZA DI STALATTITI AI PUNTI DI GOCCIOLAMENTO, si dà valore:

0 – se assenti
3 – se presenti

D) FRIABILITÀ / SGRETOLAMENTO, si dà valore:

1 – se i fasci di fibre sono inglobati completamente
2 – se i fasci di fibre sono inglobati solo parzialmente
3 – se i fasci di fibre sono facilmente asportabili

E) VENTILAZIONE, si dà valore

1 – la copertura non si trova in prossimità di bocchette di ventilazione o flussi d’aria
2 – la copertura si trova in prossimità di bocchette di ventilazione o flussi d’aria

F) LUOGO DI VITA / LAVORO , si dà valore

1 – copertura non visibile dal sotto (presenza di controsoffitto e/o soletta)
2 – copertura a vista dall’interno

G) DISTANZA DA FINESTRE/BALCONI/TERRAZZE, si dà valore

1 – se la copertura è distante più di 5 m. da finestre/terrazze/balconi
2 – se vi sono finestre/terrazze/balconi prospicenti ed attigue

H) AREE SENSIBILI, si dà valore

1 – assenza, nel raggio di 300 m, di aree scolastiche/luoghi di cura
3 – vicinanza ad aree scolastiche/luoghi di cura

I) VETUSTA’ (in anni) fattore moltiplicatore, si dà valore

2 – se la copertura è stata installata dopo il 1990
3 – se la copertura è stata installata tra il 1980 e il 1990
4 – se la copertura è installata prima del 1980

Nel caso sia difficoltoso risalire alla vetustà della copertura in cemento amianto si farà riferimento alla data di realizzazione dell’edificio.

I.D. = (A+B+C+D+E+F+G+H ) x I (vetustà)

RISULTATO:

I.D INFERIORE O UGUALE A 25: nessun intervento di bonifica. E’ prevista la rivalutazione dell’indice di degrado con frequenza biennale;

I.D. COMPRESO TRA 25 e 44: Esecuzione della bonifica* entro 3 anni ;

I.D. UGUALE O MAGGIORE A 45 : Rimozione della copertura entro i successivi 12 mesi.

CONCLUSIONI. Negli edifici adibiti al luogo di lavoro la valutazione del rischio amianto, prevista dagli artt. 28 e 29 del D.Lgs 81/08, deve essere condotta ai sensi del D.M. 06/09/94. Si tratta di una valutazione particolarmente delicata che deve basarsi su metodologie certe e documentabili. Le indagini strumentali (SEM , TEM, MOCD ecc. ecc.) sono un campionamento limitato nello spazio e nel tempo della qualità dell’aria prossima ai materiali contenenti amianto. Pertanto esse, sebbene fondamentali, non possono fornire una valutazione del rischio completa ed organica. Occorre prendere in considerazione una serie di parametri funzione dei fattori di pericolo insiti nello stato di conservazione, nella tipologia degli specifici materiale contenente amianto e della loro interazione con l’ambienti in cui essi sono collocati.
In tal senso oggi esistono degli algoritmi universalmente riconosciuti che permettono al datore di lavoro di effettuare una analisi del rischio certa, oggettiva ed opponibile in ogni sede.

Fonte: http://www.casaeclima.com/ar_10695__ACADEMY-Materiali-amianto–pericolosit–bonfica-Amianto-come-individuarlo-e-le-procedure-per-asportarlo.html

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