Quattromila morti l’anno per amianto. E 85 anni per ripulire l’Italia

quattromila-morti-anno-per-amianto-ecovers-coperture-civili-ed-industriali«Una vera e propria emergenza nazionale», l’ha definita il presidente del Senato Pietro Grasso aprendo, a 24 anni dalla legge 257 che vietava l’utilizzo del pericoloso materiale, la seconda Assemblea nazionale sull’amianto, nel corso della quale è stato presentato il disegno di legge con Testo unico ad hoc elaborato dalla Commissione infortuni sul lavoro in collaborazione con l’Università degli studi di Milano. «Il quadro normativo si è dimostrato inadeguato per contraddittorietà, sovrapposizioni, discontinuità – ha ammesso il ministro della giustizia Andrea Orlando -. Da qui l’esigenza non più derogabile di un Testo Unico sulla materia».

Sono 128 articoli suddivisi in 8 titoli, dall’ambiente alla sicurezza sul lavoro, dallo sviluppo alla giustizia, i cui punti chiave sono: obbligo di denunciare gli edifici con presenza di amianto e obbligo di bonifica; fondo per le vittime e i familiari e più tempo per concludere i processi con termini di prescrizione raddoppiati; l’istituzione dell’Agenzia nazionale amianto.

L’obiettivo, ha spiegato la senatrice Camilla Fabbri, prima firmataria del testo e presidente della Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali «è mappare tutto l’amianto e censire le patologie, senza più discrepanze regionali. Le misure per la riconversione delle aree industriali dismesse, sono finalizzate a ché l’amianto sia anche una occasione di sviluppo. Sul piano processuale, abbiamo previsto il raddoppio dei termini delle indagini preliminari e della prescrizione e il patrocinio a spese dello Stato per le vittime dell’amianto e i familiari, perché sia garantita giustizia».

Ma quali sono i numeri dell’Italia avvelenata dalla fibra killer?

Una mappatura approssimativa, stilata da wired.it, sebbene comprenda solo 14 regioni su 20, indican la presenza di poco meno di 11mila siti contaminati dalla fibra, e dà già un’idea della situazione. Si stimano siano 32 milioni le tonnellate ancora presenti sul territorio. Mentre 75mila sono gli ettari in cui è accertata la presenza di materiale in cemento amianto, secondo i dati del Programma nazionale di bonifica del ministero dell’Ambiente.

La parzialità dei dati è dovuta al fatto che sebbene le regioni avrebbero dovuto dotarsi, entro 180 giorni dalla pubblicazione della legge 257 (del 1992!) di Piani regionali amianto, ad oggi Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Puglia e Sardegna ne sono ancora sprovvisti. Una mappatura inefficace, incompleta e di conseguenza irresponsabile. Immaginate come risulterebbe la cartina, se la mappatura fosse completa.

Oltre all’evidente urgenza di un censimento minuzioso al quale far seguire effettiva bonifica, il dato più preoccupante è rappresentato delle morti legate all’asbesto. Ogni anno, stando ai dati raccolti da Legambiente, sono 4mila le persone decedute a seguito dell’esposizione all’amianto. Con oltre 15mila casi di mesotelioma maligno diagnosticato dal 1993 al 2008, stando ai dati del Registro nazionale mesotelioma di Inail. Quindi decisamente al ribasso rispetto alla realtà. Anche perché l’amianto è un materiale che non si esaurisce, la sua tossicità dunque continua a mietere vittime nel tempo. Le morti sono destinati ad aumentare e stando agli studi in materia il picco si dovrebbe raggiungere nel 2020.

Altro dato che rischia di far saltare i buoni propositi, è il numero degli impianti di bonifica. Attualmente le regioni dotate di almeno un impianto specifico sono 11, per un totale di 24 impianti(5 in Sardegna, 4 in Piemonte e Toscana, 2 in Emilia, Lombardia e Basilicata, 1 in Abruzzo, Friuli, Liguria, Puglia e la provincia autonoma di Bolzano), con volumetrie residue insufficienti a garantire un corretto smaltimento dei materiali che ancora oggi finiscono al 75% in discariche fuori dai nostri confini.

Sempre secondo Legambiente, infatti, troppo pochi sono gli interventi realizzati ad oggi: 27.020 edifici tra pubblici e privati;  26.868 quelli in corso da anni; molti, inquantificabili, quelli ancora da iniziare. Tanto che di questo passo si stimano non meno di 85 anni per completare le bonifiche.

Fonte: https://left.it/2016/11/29/quattromila-morti-lanno-per-amianto-e-85-anni-per-ripulire-litalia/

A chi spetta rimuovere l’amianto da un immobile?

Controllo, manutenzione, rimozione e bonifica di eternit gravano sul proprietario. L’obbligo di censimento e denuncia. Ma se l’immobile è in locazione?

Dovrebbe essere un materiale ormai sparito dalla circolazione ma, purtroppo, in molti edifici sono presenti componenti che contengono amianto: tettoie o coperture su tetti e pareti di piccoli o grandi fabbricati costruite in eternit, un materiale che contiene amianto e che, proprio perché nocivo per l’uomo (può provocare dei tumori) è stato dichiarato fuori legge 25 anni fa.

Purtroppo, però, non sempre il proprietario di un immobile si prende la briga di smantellare le parti dell’edificio contenenti amianto. Per pigrizia, per i costi o, semplicemente, perché non gli interessa. Eppure tocca a lui, e soltanto a lui, eseguire l’attività di bonifica. Se rimaneva qualche dubbio, lo ha chiarito il Tar della Lombardia, con una sentenza in cui ha stabilito che a gestire l’amianto di un immobile ci deve pensare il proprietario, in quanto la bonifica riguarda lo stato dell’edificio e non l’attività commerciale che si svolge all’interno.

E’ il nuovo proprietario e non quello vecchio a dover rimuovere l’amianto

Per essere ancora più chiari: se oggi compro un capannone industriale con le tettoie in eternit (quindi con la copertura in amianto), non posso pretendere che ne risponda il vecchio proprietario per l’eventuale rimozione e la bonifica. Il capannone è mio, la parte strutturale mi riguarda, ci devo pensare io.

Il censimento obbligatorio degli edifici con amianto

Ogni Regione è tenuta a censire i siti che contengono delle parti in eternit, quindi anche amianto, così come deve predisporre dei piani di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto.

Quando è obbligatorio il censimento di questi siti? Quando si parla di edifici pubblici, locali aperti al pubblico, immobili di utilizzazione collettiva (come, ad esempio, una scuola o un ospedale) e blocchi di appartamenti, cioè condomini.

Il censimento è, invece, facoltativo – a meno che le disposizioni regionali dicano il contrario – per le singole unità, anche se l’Asl o il Comune interessati possono in qualsiasi momento chiedere delle informazioni, documenti alla mano, sulla presenza di componenti in amianto in un immobile e sull’eventuale esigenza di rimuoverli.

L’amianto nuoce gravemente alla salute

I proprietari degli immobili che hanno una tettoia, un tetto o una qualsiasi copertura in eternit sono obbligati a presentare denuncia all’Asl, cioè a segnalarne la presenza alle autorità sanitarie locali. Naturalmente, l’obbligo spetta anche ai responsabili degli enti statali: il dirigente scolastico sarà tenuto a segnalare la presenza di amianto nel suo istituto, così come il responsabile di un ufficio pubblico deve fare altrettanto (l’ufficio provinciale del lavoro, la Prefettura, l’Inps, la stessa Asl, ecc.).

Fatta la denuncia, viene predisposto un programma di controllo e di manutenzione gestito e coordinato da un responsabile nominato ad hoc. Tra i suoi compiti, quello di certificare dove si trova l’amianto e, di conseguenza, predisporre delle misure di sicurezza ed informare chi occupa quello stabile della presenza di questo materiale, dei rischi che comporta e di come evitare eventuali danni alla salute.

Questo processo porta a due tipi di risultati:

  • l’amianto è in buone condizioni: non c’è obbligo di rimozione ma sì di controllo e di manutenzione;
  • l’amianto non è in buone condizioni (specialmente se sgretolato): servono rimozione e bonifica.

Come avvengono la rimozione e la bonifica dell’amianto

Come abbiamo appena visto, una qualsiasi copertura realizzata in eternit e, quindi, contenente amianto, deve essere rimossa obbligatoriamente solo se presenta qualche fonte di rischio. Ad esempio, se con il passare del tempo temporali e grandine l’hanno in parte sbriciolata: se l’eternit viene reso friabile, rilascia nell’aria delle microfibre molto nocive per la salute dell’uomo.

Se l’amianto è danneggiato va obbligatoriamente rimosso

Altrimenti si possono eseguire altri interventi come l’incapsulamento o la sovracopertura. Attenzione, però: il semplice cittadino non può eseguire questo tipo di interventi, come nemmeno la rimozione: il lavoro deve essere fatto da ditte specializzate ed autorizzate, iscritte all’Albo nazionale dei gestori ambientali, che provvedono sia alla rimozione sia allo smaltimento della tettoia in eternit o di qualsiasi altra copertura contenente amianto.

La responsabilità del controllo e della manutenzione delle coperture in amianto gravano soltanto sul proprietario dell’immobile, anche se lo è diventato il giorno prima: il fatto che il vecchio proprietario non ne avesse avuto cura non esonera quello nuovo dai suoi obblighi di sorveglianza e di intervento, se ce ne fosse bisogno.

E’ importante controllare lo stato dell’amianto prima di acquistare un fabbricato

Che succede se l’immobile contenente amianto è in locazione

Locatario o locatore? A chi spetta il controllo, la manutenzione ed, eventualmente, la rimozione delle parti dell’immobile contenente amianto?

Qualche delucidazione ce la dà il Tar della Lombardia [2]. Punto primo: quando il locatario, cioè chi occupa l’immobile, ha assunto contrattualmente i doveri di ordinaria e di straordinaria amministrazione, sarà suo compito occuparsi della presenza dell’amianto. Ma, nel momento in cui il contratto di locazione si risolve, l’onere ricade sul proprietario dell’immobile. Questo perché, come detto all’inizio, l’attività di bonifica non dipende dall’attività svolta all’interno ma dallo stato di conservazione dell’immobile.

Se a capo dell’immobile c’è un curatore fallimentare

La tipica «grana» di chi abbandona un capannone perché l’attività è fallita e lascia il tutto nelle mani di un curatore fallimentare. Che succede in questo caso? Sulle spalle di chi cade la responsabilità (cioè la «grana» in questione) di farsi carico di eventuali bonifiche di amianto? Su quelle del curatore o su quelle di chi ha lasciato l’area in quelle condizioni, cioè dell’impresa che è fallita?

Qui l’orientamento espresso dalla giurisprudenza è piuttosto discordante. C’è chi, come il Consiglio di Stato, ritiene che il curatore sia un mero amministratore di un fallimento e non l’erede dell’azienda saltata per aria. Che, cioè, debba occuparsi soltanto di far quadrare i conti per dare ai creditori la loro parte, senza altre incombenze che non gli spettano, come quella che riguarda la tutela sanitaria degli stabili [5].

C’è, invece, chi, come alcuni tribunali amministrativi regionali, opta per un ruolo più esteso del curatore, al quale si potrebbe chiedere la responsabilità della presenza di amianto o perché autorizzato dal giudice fallimentare ad occuparsene oppure perché può avere una responsabilità esclusiva nell’abbandono dei rifiuti di amianto.

Cosa fare se il vicino ha la copertura in amianto e non lo segnala

Senza dover per forza entrare in guerra con il dirimpettaio, se il vicino ha la tettoia in eternit, e quindi contenente amianto e magari danneggiata, ma non lo segnala come d’obbligo alle autorità sanitarie, basta rivolgersi all’Asl oppure, anche via Internet ed in forma anonima, ad uno dei siti delle tante associazioni che si occupano di questo problema. La segnalazione può essere fatta anche ai Vigili urbani o al Nucleo ecologico e tutela ambientale dei Carabinieri. Sul web, inoltre, è possibile trovare il modulo di esposto-denuncia per presenza di amianto. Come detto, è possibile fare la segnalazione in forma anonima, per non entrare subito in conflitto con il vicino, ma se riporta la firma e le generalità del denunciante e più probabile che venga considerata attendibile.

Ricevuta la segnalazione, l’Asl contatta l’Arpa (l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), la quale eseguirà gli opportuni test per rilevare l’eventuale presenza di amianto nell’aria e la sua quantità. Si deciderà, a questo punto, come intervenire sulla tettoia o sulla copertura in amianto.

Fonte: https://www.laleggepertutti.it/165457_a-chi-spetta-rimuovere-lamianto-da-un-immobile

Bonus Amianto

Bonus rimozione amianto: info e dettagli su come bonificare l’amianto e sugli incentivi smaltimento eternit previsti per aziende e privati cittadini. Piano di incentivi smaltimento eternit fino al 2019.

Come bonificare amianto

bonus-rimozione-amianto-ecovers-coperture-civili-ed-industrialiAmianto rischi per la salute
Il problema principale dell’amianto è la sua inalazione. Infatti, nel momento in cui (a causa del deterioramento o rottura di impianti contenenti amianto) si disperdono nell’aria polveri tossiche. Queste entrando a contatto con il sistema respiratorio umano possono provocare gravi malattie come asbestosi (cicatrizzazione dei tessuti polmonari) e tumori ai polmoni.

In Italia a partire dal 1992 l’utilizzo dell’amianto è severamente vietato per legge. Tuttavia vi sono ancora tantissime strutture nel territorio nazionale ad essere state costruite con materiali tossici come l’amianto. Proprio per questo è necessario agire utilizzando tecniche di bonifica in modo da eliminare ogni traccia di questo materiale così dannoso per l’uomo.

Parecchi si staranno chiedendo come fare per bonificare l’amianto. Se avevate pensato di affidarvi al fai da te, beh sappiate che per tutelare la vostra salute è meglio che lasciate perdere. In Italia infatti, per garantire piena sicurezza, è obbligatorio per legge  seguire delle specifiche disposizioni. per questo motivo, per quanto riguarda la bonifica dell’amiantoè opportuno rivolgersi a ditte specializzate.

Queste società devono risultare iscritte al cosiddetto Albo Nazionale delle Imprese Esercenti Servizi di Smaltimento rifiuti. Solo in alcune regioni è possibile procedere allo smantellamento con il fai da te e, per tutte le informazioni, vi rimandiamo alla lettura della pagina: Smaltimento amianto fai da te.

Esistono diverse modalità per la bonifica dell’amianto. Nello specifico è possibile utilizzare tecniche di:

  • Rimozione;
  • Incapsulamento

L’incapsulamento dell’amianto è un processo attraverso il quale vengono fissate le fibre dell’asbesto in modo da impedire il rilascio di polveri, fibre, residui o altre particelle di amianto.

Bonus smaltimento amianto

DETRAZIONI PER BONIFICA AMIANTO

In base alla grandezza degli impianti contenenti amianto aumentano i costi per gli interventi di bonifica, che possono quindi raggiungere cifre davvero molto alte. Proprio per questo esistono una serie di agevolazioni rimozione amianto, ovvero sconti calcolati in base alle spese sostenute, da portare in detrazione nella dichiarazione dei redditi.

DETRAZIONI PER SMALTIMENTO ETERNIT

Esistono diverse agevolazioni per la rimozione dell’amianto. A seconda della categoria del richiedente vi sono infatti i seguenti benefici che è possibile sfruttare:
Ecobonus 65% per la riqualificazione energetica (per i privati cittadini, enti pubblici o privati che non svolgono attività commerciali).
Bonus ristrutturazioni 50% (per i privati cittadini, i soci di cooperative divise e indivise,soci delle società semplici, gli imprenditori individuali, ma solo per gli immobili non considarati in quanto merce o beni strumentali).
Credito d’imposta (per i titolari di reddito d’impresa).

Bonus rimozione amianto, il credito d’imposta

Smaltimento amianto agevolazioni fiscali

Il credito d’imposta non è altro che un credito che da diritto a sconti fiscali nei confronti dell’Erario. La Commissione Ambiente del Senato ha approvato un credito d’imposta per le aziende che attuano interventi di bonifica dell’amianto. Gli importi stanziati sono pari a 6,018 milioni di euro sia per il 2017.

Il credito d’imposta per gli interventi che prevedono la rimozione dell’amianto è riservato alle imprese che hanno sostenuto spese superiori a 20.000 euro ed è calcolato sul 50% dei costi.
Per accedere al credito d’imposta il contribuente dovrà semplicemente compilare il modello F24 online.

RIMOZIONE ETERNIT INCENTIVI

Smaltimento amianto detrazione 2017 -2018 – 2019
Sarà possibile sfruttare l’agevolazione fiscale fino al 31 dicembre 2019. La soglia di spesa massima ammonta complessivamente a 5,667 milioni di euro ad anno.

Detrazioni fiscali per rimozione amianto: bonus ristrutturazioni

Agevolazione rimozione eternit
Come vi abbiamo già illustrato nell’articolo detrazioni fiscali ristrutturazioni questi da diritto ad uno sgravio fiscale ai fini IRPEF del 50% sulle spese sostenute per interventi di edilizia (manutenzione ordinaria e straordinaria). Rientrano tra i lavori per i quali è possibile sfruttare l’agevolazione anche gli interventi legati alla rimozione dell’amianto, dunque anche i costi legati a:

  •  smantellamento;
  • incapsulamento;
  • smaltimento dell’amianto.

SOSTITUZIONE AMIANTO CON FOTOVOLTAICO

Per la sostituzione dell’amianto con pannelli fotovoltaici è possibile beneficiare di detrazioni fiscali al 65% (bonus riqualificazione energetica). Tale bonus è stato approvato anche per il 2016 grazie alla Legge di Stabilità. L’ agevolazione fiscale riguarda gli interventi attuati per migliorare l’efficienza energetica degli edifici.
Detrazioni fiscali smaltimento pavimento in amianto

Oltre all’installazione di pannelli solari è possibile sfruttare lo sgravio fiscale per la riqualificazione energetica anche per:

  • l’installazione di pavimenti;
  • finestre;
  • infissi.

Insomma tutte le installazioni che in qualche modo riescono a ridurre le emissioni di energia.

Bonus rimozione amianto 2017: scopriamo in cosa consiste

Per tutelare la salute di tutti è stato creato il cosiddetto bonus rimozione amianto 2017. A disciplinare l’incentivo è il Decreto Ministeriale del 15 giugno 2016. Vediamo nel dettaglio quali sono le procedure da seguire per poter ottenere il beneficio.

Lo Stato ha stanziato 17 milioni di euro per le imprese che eseguono interventi di bonifica amianto.

Rimozione amianto, normativa

Come già accennato, il bonus amianto 2017 è disciplinato dal Decreto del 15 giugno 2016, il decreto è del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,  in accordo con il Ministro dell’Economia e delle Finanze.

bonus-rimozione-amianto-ecovers-coperture-civili-ed-industrialiCos’è e come funziona il bonus rimozione amianto 2017

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze in collaborazione con il MATTM (Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) ha messo a disposizione un incentivo destinato alle aziende che investono il proprio denaro per rimuovere l’amianto dalle proprie infrastrutture. Il bonus viene concesso sotto forma di credito d’imposta ed necessario rispettare determinati requisiti per ottenerlo.

Bonus rimozione amianto con credito d’impresa: a chi spetta

Possono beneficiare del bonus rimozione amianto 2017 i soggetti che, ai sensi dell’articolo 2195 del Codice Civile, sono considerati titolari di reddito d’impresa. Hanno diritto all’ incentivo tutte le imprese, indipendentemente dalla natura giuridica dell’azienda o dalla sua dimensione.

Incentivi rimozione amianto 2017, condizioni

Per poter sfruttare il bonus rimozione amianto 2017 basta semplicemente aver effettuato interventi di bonifica, quindi rimozione e smaltimento dell’amianto. Le operazioni devono essere effettuate su beni e strutture produttive ubicate nel territorio nazionale. Inoltre, gli interventi per i quali è possibile richiedere lo sconto fiscale devono essere effettuati entro un preciso lasso di tempo, che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2016. Tutti i lavori svolti in date che vanno al di la di questo periodo non sono considerati utili per poter accedere al beneficio.

Bonus rimozione amianto 2017, requisiti

In primis, per richiedere l’incentivo, ogni spesa deve essere documentata con la relativa fattura sottoscritta da chi ha prestato servizio. Non tutte le spese rientrano tra quelle ammissibili per ottenere il bonus. Anche se a sostenere i costi è un soggetto titolare di reddito d’impresa ed anche se  l’investimento è stato effettuato per interventi di rimozione amianto, è necessario rispettare determinati limiti stabiliti dalla legge. È stata stabilita infatti una soglia di spesa minima (al di sotto della quale non è possibile richiedere l’incentivo) e una soglia di spesa massima.

Il bonus rimozione amianto 2017 può essere richiesto se la spesa sostenuta per gli interventi di bonifica risulta superiore a 20.000 euro ma inferiore a 400.000 euro.

Bonus rimozione amianto, per quali spese?

Rientrano tra le spese per le quali è possibile richiedere il bonus rimozione amianto 2017 tutti gli interventi  svolti per la bonifica dell’amianto presente in coperture e/o manufatti (comprese lastre, tubi, contenitori per trasporto e stoccaggio dei materiali etc.) i cui costi sono stati sostenuti direttamente dall’impresa. Anche il denaro speso in attività di consulenza e perizie tecniche rientra tra le spese utili per ottenere l’incentivo.

Bonus rimozione amianto 2017: a chi non spetta

  • Persone fisiche e società del settore agricolo (ai sensi dell’art. 32 del D.P.R. 917/1986)
  • Persone fisiche e società impegnate nel settore della pesca e dell’acquacoltura (Regolamento UE n. 717/2014)
  • Persone fisiche e società che si occupano della fornitura di Servizi di Interesse Economico Generale (SIEG) di cui al Regolamento Europeo n. 360/2012 della Commissione.
  • Persone fisiche aventi un reddito come lavoratori autonomi (ai sensi dell’articolo 53 del TUIR).
  • Enti non commerciali (a meno che non risultino titolari di reddito d’impresa, in quel caso rientrano trai possibili beneficiari del bonus).
  • Associazioni non aventi una personalità giuridica definita (in pratica quelle aggregazioni create per esercitare arte e professioni in maniera associata).

Bonus rimozione amianto: come fare domanda

La domanda del bonus rimozione amianto 2017 può essere presentata esclusivamente online tramite il portale messo a disposizione del Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare: www.minambienteamianto.ancitel.it. Il modulo di richiesta bonus rimozione amianto dunque va compilato direttamente registrandosi al sito.

Bonus rimozione amianto 2017: termine di scadenza domanda

E’ possibile inoltrare la domanda per richiedere il bonus rimozione amianto 2017 dal 16 novembre 2016 al 31 marzo 2017 (più precisamente entro le 23.59 del 31 marzo).

Bonus rimozione amianto 2017: quanto spetta

Lo Stato ha stanziato ben 17 milioni di euro da destinare al fondo destinato al bonus rimozione amianto 2017. Il bonus è concesso sotto forma di credito di imposta.

Importo credito d’imposta bonus amianto
Con il bonus  rimozione eternit è riconosciuto un credito d’imposta il cui importo è pari al 50% delle spese sostenute.
È bene sottolineare che in base al tipo d’impresa, può variare l’entità del contributo.

  • Le imprese che lavorano nel settore del trasporto merci su strada per conto di terzi hanno diritto ad un importo massimo paria 100.000 euro.
  • Tutte le altre imprese possono usufruire di un credito d’imposta pari a 200.000 euro.

Attenzione! L’incentivo per la rimozione dell’amianto è attiva fino al termine dei fondi.

Vi ricordiamo che il contributo verrà versato ai legittimi beneficiari, fin quando non saranno esauriti i fondi stanziati, ciò significa che non è detto che tutte le imprese aventi diritto all’incentivo riscuoteranno le medesime somme.

Credito di imposta per rimozione amianto: cos’è e come può essere speso

Il credito d’imposta  è un credito che l’azienda può utilizzare per saldare debiti nei confronti dell’erario o per pagare le tasse. Tale credito va suddiviso in tre quote annuali. Rispettivamente per i periodi d’imposta 2016-2017-2018. Le somme del contributo vengono suddivise in maniera equa (tutte le quote quindi sono dello stesso importo).

Credito d’imposta: rimborso

Il credito d’imposta non può essere convertito in denaro liquido, non è possibile richiedere il rimborso nella dichiarazione dei redditi.

Bonus rimozione amianto: quante domande possono essere presentate?

Ogni soggetto titolare di reddito d’impresa può presentare una o più richieste, (una per ogni intervento di bonifica dell’amianto). Naturalmente, gli importi massimi dell’incentivo restano i medesimi (per esempio, se un’azienda trasporto merci su strada ha già usufruito di 50.000 euro di incentivo, avrà diritto ad altri 50.000 euro per i successivi interventi, non un ero in più).

Bonus rimozione amianto per privati

Possono i proprietari di immobili richiedere l’incentivo?

I cittadini possono richiedere il bonus rimozione amianto solo se titolari di reddito d’imposta e se nell’immobile di loro proprietà si svolgono attività legate alla propria impresa. I privati possono accedere al bonus ristrutturazione con detrazione fiscale al 50% legate agli interventi di rimozione eternit. Lo sgravio fiscale al 50% è previsto per tutti i privati, le modalità d’accesso all’incentivo sono disponibili alla pagina: detrazione ristrutturazione.

Bonus rimozione amianto per chi non è proprietario di un immobile

Se il contribuente risulta titolare di reddito d’impresa ma non è proprietario dell’immobile per il quale sono state effettuati gli interventi di bonifica, questi può comunque richiedere il bonus rimozione amianto 2017 purché sia munito di una dichiarazione scritta del proprietario che lo autorizza a svolgere i lavori di rimozione amianto.
ome già accennato, il bonus amianto 2017 è disciplinato dal Decreto del 15 giugno 2016, il decreto è del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,  in accordo con il Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Fonte: Idee Green, Anna De Simone) https://www.lagazzettadilucca.it/sviluppo-sostenibile/2017/05/bonus-rimozione-amianto-2017-scopriamo-in-cosa-consiste/

Mesotelioma pleurico, l’unica arma è la bonifica dell’amianto

È una patologia correlata all’esposizione all’amianto. È quasi sempre diagnosticata quando è in stadio avanzato. E non c’è screening. La prevenzione? Bonificare la renderà rarissima

bonifica-amianto-ecovers-coperture-civili-ed-industrialiL’incendio divampato nell’impianto Eco X di Pomezia ha puntato i riflettori sull’amianto, presente in alcune strutture dell’edificio. E indirettamente, ma inevitabilmente, sul mesotelioma pleurico, una patologia che proprio dall’esposizione all’amianto è provocata. La più grave tra quelle amianto-correlate, insieme al cancro del polmone. Nel momento in cui scriviamo, nel corso di un question time alla Camera dei deputati, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin a proposito del rogo della Pontina ha dichiarato che “non c’è presenza di fibre di amianto nell’aria”. In attesa di eventuali ulteriori accertamenti, Oncoline fa il punto su una malattia oncologica di cui poco si è parlato e poco si è scritto negli anni, se non nelle aule giudiziarie dei processi sulle morti bianche, o nella pagine di cronaca.

Gli uomini il doppio delle donne. Il mesotelioma è il cancro del mesotelio, e il mesotelio è una membrana che riveste diversi organi interni, per esempio i polmoni e l’interno della gabbia toracica, e in questo caso prende il nome di pleura. Ma anche l’intestino (il peritoneo), il cuore (il pericardio), i testicoli (la tunica vaginale). Ogni anno si contano in Italia all’incirca 1.900 nuovi casi di mesotelioma e oggi nel nostro paese convivono con una diagnosi di malattia grosso modo 2.700 persone. Due volte su tre sono uomini, il picco massimo intorno ai 70 anni (dati Aiom-Airtum 2016).

Una malattia tabellata.  “Nel 95 per cento dei casi il mesotelioma è provocato dall’esposizione all’amianto soprattutto per inalazione, e in oltre il 90 per cento dei casi si tratta di mesotelioma della pleura, una malattia professionale – dice Giorgio Scaglioti, docente di oncologia medica, direttore del dipartimento di oncologia all’Università di Torino e coordinatore delle linee guida Aiom sul mesotelioma pleurico. In effetti, il mesotelioma è una malattia tabellata, cioè l’origine professionale della malattia è sorretta da presunzione legale. Fuori dal linguaggio dei giuslavoristi, vuol dire che è sufficiente che il lavoratore dimostri di essere stato adibito a lavorazioni che lo hanno esposto all’azione delle fibre di amianto perché gli venga riconosciuto il nesso di causa-effetto con l’insorgenza del mesotelioma.

Il picco: dagli anni ’80 al 2025. Per decenni l’amianto, anche detto asbesto (dal greco perpetuo, indistruttibile), è stato impiegato nell’edilizia, nell’industria automobilistica, nella produzione di  vernici, nella fabbricazione di treni o navi e in molto altro ancora, raggiungendo un picco di diffusione tra il 1970 e il 1990. Per dare un’idea in termini numerici dell’estensione dell’uso di questo materiale davvero molto versatile bastano due numeri: 3.748.550 tonnellate di amianto grezzo prodotto dal 1945 al 1992 e 1.900.885 tonnellate importate nello stesso periodo, secondo i dati più recenti del RENAM, Registro nazionale mesoteliomi. A partire dal 1990, progressivamente l’asbesto è stato bandito in molti paesi occidentali tra i quali il nostro (non così in Russia né in Cina, da poco in Canada). Da noi è stata la Legge 257 del 1992257/1992 ad aver messo al bando tutti i prodotti contenenti amianto, vietandone la produzione e l’uso sull’intero territorio nazionale. Ciononostante l’Italia è ancora oggi uno dei paesi al mondo più colpiti dalle malattie da asbesto. Riprende Scaglioti: “ll mesotelioma pleurico ha un tempo di latenza molto lungo, decenni, anche 40 anni. Le fibre di amianto, una volta penetrate attraverso l’inalazione, si depositano nei tessuti sani, dove attirano i macrofagi, le nostre cellule spazzine, che tuttavia non riescono a rimuoverle. Parliamo di un materiale sostanzialmente indistruttibile. Lentamente la loro presenza provoca uno stato infiammatorio cronico, che a sua volta, attraverso diversi passaggi, può trasformare cellule sane in neoplastiche”. Visti i tempi di latenza e i periodi di massimo utilizzo, alcuni prevedono un picco di mesoteliomi intorno al 2020-2025.

Non c’è diagnosi precoce. La sopravvivenza a cinque anni associata al mesotelioma è del 10 per cento e la probabilità di essere ancora in vita a 5 anni dalla diagnosi, per coloro che sono sopravvissuti un anno, è del 12-13 per cento. Questo vale per tutti i mesoteliomi nel loro complesso. Numeri piuttosto bassi. “Questo perché i sintomi – tosse secca e mancanza di fiato – si confondono con quelli di malattie più banali, e quando si manifestano il tumore è già avanzato. Sono rare le diagnosi al primo o secondo stadio”, spiega l’oncologo. Ma c’è una possibilità di prevenzione, di diagnosi precoce insomma, almeno per chi è stato esposto professionalmente e per periodi lunghi all’amianto? L’esperto: “Non ci sono evidenze di screening che possano modificare la diagnosi”.

Bonificare abbatterà i numeri della malattia. “Quello che farà davvero calare i numeri della malattia è la bonifica degli edifici, che deve essere uno degli obbiettivi principali di ogni regione”, continua Scaliotti. in Italia ci sono migliaia di siti inquinati, 23mila solo in Piemonte, che poi è la regione della Eternit di Casale Monferrato, il più grande stabilimento di manufatti in cemento-amianto d’Europa, la cui dirigenza ha dovuto risarcire i danni in favore delle vittime dell’amianto in seguito a una sentenza storica del tribunale di Torino del 13 febbraio del 2012, nel corso della quale il giudice lesse per tre ore la lista dei risarcimenti. “Ma non si tratta solo di impianti di produzione. C’è stata un’esposizione professionale all’amianto nota – entra nel dettaglio Scaglioti – ma anche un’esposizione occulta: c’era asbesto nelle stirerie professionali, negli uffici, in molti altri luoghi di lavoro. La malattia andrà a declinare mettendo in atto misure di bonifica. Questo la renderà rarissima”.

Fonte: http://www.repubblica.it/oncologia/diritti/2017/05/15/news/mesotelioma_pleurico_l_unica_arma_e_la_bonifica_dell_amianto-165489686/

Amianto: in quali materiali e in quali parti degli edifici è contenuto?

materiali-contengono-amianto-ecoversLa legge 27 marzo 1992, n.257 (Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto) ha vietato l’estrazione, l’importazione e l’esportazione, la lavorazione, la commercializzazione dell’amianto, ma certamente non ha risolto i problemi legati alla sua presenza nel territorio.

Da dati recenti relativi alla presenza di amianto sul territorio nazionale, l’Istat fa sapere che la quantità di lastre in cemento-amianto messe in opera negli ultimi 30 anni nel nostro Paese varia tra i 2 e i 3 miliardi di m2 e le superfici coperte con amianto sono valutabili nell’ordine di qualche milione di m2 solo per le grandi città.

I materiali che contengono amianto

Sebbene siano stati rimossi alcuni milioni di m2 materiali contenenti amianto, il problema amianto è molto sentito ed è destinato ad avere effetti per molti anni ancora, sia dal punto di vista sanitario-epidemiologico che dal punto di vista ambientale.

I materiali contenenti amianto presenti negli edifici possono essere divisi ai sensi del D.M. 6 settembre 1994 in tre grandi categorie:

  • materiali che rivestono superfici applicate a spruzzo o a cazzuola;
  • rivestimenti isolanti di tubi e caldaie;
  • una miscellanea di altri materiali comprendente, in particolare, pannelli ad alta densità (cemento-amianto), pannelli a bassa densità (cartoni) e prodotti tessili.

I materiali in cemento-amianto, soprattutto sotto forma di lastre di copertura, sono quelli maggiormente diffusi. La potenziale pericolosità dei materiali di amianto dipende dall’eventualità che siano rilasciate fibre aerodisperse nell’ambiente che possono essere inalate dagli occupanti. Il criterio più importante che deve essere valutato in tal senso è rappresentato dalla friabilità dei materiali.

I materiali friabili sono quelli che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere mediante la semplice pressione delle dita. Questi possono liberare fibre spontaneamente per la scarsa coesione interna (soprattutto se sottoposti a fattori di deterioramento quali vibrazioni, correnti d’aria, infiltrazioni di acqua) ed essere facilmente danneggiati, nel corso di interventi di manutenzione o da parte degli occupanti dell’edificio se sono collocati in aree accessibili.

In base alla friabilità, i materiali possono essere classificati come:

  • friabili: materiali che possono essere facilmente sbriciolati o ridotti in polvere con la semplice pressione manuale;
  • compatti: materiali duri che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere solo con l’impiego di attrezzi meccanici (dischi abrasivi, frese, trapani ecc.).

L’Allegato al D.M. 6 settembre 1994 ha fornito una tabella con la distinzione, in queste due primarie tipologie friabile o compatto, dei principali manufatti contenenti amianto che possono essere ritrovati frequentemente applicati negli edifici. I ricoprimenti a spruzzo (floccati) sono generalmente materiali friabili, mentre i rivestimenti di tubazioni e i materiali in cemento amianto sono materiali in origine poco o per niente friabili, tuttavia, lo possono diventare a seguito del degrado subito a causa di fattori ambientali.

Amianto in edilizia

Le coperture in cemento amianto

In Italia l’uso di coperture in cemento-amianto (lastre ondulate, tegole, pianelle, ecc.) ha rappresentato quasi il 90% di tutto l’amianto utilizzato, per questo attualmente si vogliono utilizzare i droni, soprattutto  per le scuole. Tali prodotti possono rappresentare una fonte di contaminazione di fibre nel caso siano degradate o danneggiate e, comunque, quando la matrice cementizia perde la sua consistenza.  Sono costituite, per la quasi totalità, da crisotilo, ma possono essere presenti anche anfiboli: la presenza di crocidolite è riconoscibile anche ad occhio nudo se emergono in superficie fiocchi di colore blu.

Controsoffitti, coibentazioni di sottotetto

Se non presenti sotto forma di lane o feltri di amianto, è possibile un utilizzo di pianelle e pannelli in cemento-amianto piano. A scopo antincendio e di tenuta del calore sono stati realizzati anche intonaci a spruzzo o con impasti gessosi dati a cazzuola, con tenore in amianto variabile, specie per gli intonaci.

Cassoni, serbatoi, tubazioni per l’acqua

Si tratta di applicazioni frequenti nell’edilizia. Si tratta di cemento-amianto di vario spessore e di vario calibro, utilizzato sia per le acque bianche e meteoriche che per gli scarichi fognari (pozzetti, gronde, canalizzazioni). Va ribadito che non vi sono evidenze scientifiche consolidate su problemi per la salute dovuti ad ingestione di fibre tramite l’acqua potabile.

Canne fumarie, camini e tubazioni di scarico fumi di combustione

In tutte le adduzioni di fumi e scarichi sono state diffusamente usate tubazioni in cemento-amianto, sfruttando le caratteristiche di incombustibilità e tenuta del calore del materiale.

Pannelli, divisori, tamponature

Soprattutto nell’edilizia prefabbricata sono state usate, sino agli anni ‘80, pannellature in miscele di amianto con varie matrici leganti, organiche ed inorganiche (carbonato di calcio e silicato di alluminio). Presentano habitus fibroso nelle superfici di taglio; sono realizzati, prevalentemente, utilizzando crisotilo ma anche anfiboli, per un contenuto totale di circa il 15% in peso.

Pavimentazioni in vinil-amianto

Si tratta di prodotti molto frequentemente usati nell’edilizia pubblica, prima degli anni ’80, in particolare nella realizzazione di ospedali, scuole, uffici e caserme. Il vinil-amianto, prodotto in piastrelle o lastre (per lo più verdi o blu), ha un contenuto di amianto variabile da 3-4 al 30 %, prevalentemente di tipo crisotilo.

Caldaie, stufe, forni ed apparati elettrici

Molte applicazioni domestiche o di uso comune possono presentare applicazioni di materiali contenenti amianto, come ad esempio:

  • guarnizioni sotto forma di cordoncino o cartone e isolamenti termici, sotto forma di feltri e tessuti di amianto in stufe, caldaie e forni;
  • cartoni negli apparati elettrici o ferri da stiro o asciugacapelli;
  • guarnizioni in motori elettrici, caldaie, motori a scoppio.

Coibentazione di tubi per il riscaldamento

I locali caldaia sono, potenzialmente, un luogo in cui è ragionevole ipotizzare un utilizzo, in passato, di amianto come:

  • coibentazione dei tubi (impasto gessoso o nastri tessuti);
  • isolante elettrico (cartone) per le contattiere e per i termostati o termocoppie;
  • premistoppa per le valvole;
  • feltri, tessuti e guarnizioni intorno alla caldaia.

L’amianto negli impianti industriali

Coperture in eternit, pannellature e tamponature

Nelle attività industriali è stato frequente l’utilizzo di coperture nei capannoni con lastre ondulate di cemento-amianto (più comunemente conosciute con il nome commerciale di “Eternit”), con amianto in una percentuale variabile tra il 12 ed 15 % sul peso totale. La tipologia di amianto usata é il crisotilo, ma spesso avvenivano aggiunte di crocidolite (a volte riconoscibile da ciuffi blu scuro di fibre affioranti) e/o amosite in basse percentuali.  I pannelli di divisione o tamponatura usati erano, spesso, materiali compositi dell’amianto dove, oltre al cemento, si possono ritrovare lane minerali, resine organiche, cellulosa.

Condotte e tubi coibentati

É stato molto frequente, in passato, l’uso di tubazioni in cemento-amianto di vario calibro, sia per l’adduzione di acqua potabile/industriale sia per condotte fognarie, oltreché per pozzetti, gronde, canali, serbatoi. Il cemento-amianto si prestava molto bene anche per il trasporto di fluidi industriali (oli, acidi, etc.) ad elevata temperatura oltre che a pressione: in questo caso veniva usato, un cemento-amianto con più del 15% di asbesto miscelato. Altra applicazione industriale molto diffusa é stata la ricopertura delle tubazioni metalliche da coibentare con impasti di amianto (soprattutto amosite), gesso o silicati di magnesio o sodio; questa malta veniva contenuta mediante una retina metallica; il tutto era racchiuso da una sottile copertura in cemento-amianto: questa modalità di coibentazione, nota come “coppella”, attualmente si rinviene protetta da lamierino zincato o da telatura bituminosa nelle parti danneggiate o sottoposte a manutenzione.

Serbatoi, reattori, refrigeratori, giunti di espansione

Grande diffusione ha avuto, in passato, la coibentazione di contenitori per la tenuta termica, anche di grandi dimensioni, con amianto friabile, soprattutto amosite. Risultano normalmente ricoperti da rete metallica di contenimento e lamiera zincata esterna. In serbatoi e impianti di refrigerazione, l’asbesto ha avuto un analogo utilizzo come isolante termico per abbassare il punto di brina. Nei forni e nei reattori, soprattutto realizzati con materiali refrattari, veniva impiegato nei giunti di espansione.

Impianti termici, impianti a pressione e bombole

Negli impianti chimici dove la pressione spesso si combina con temperature operative spinte ed eventualmente liquidi corrosivi, l’amianto ha giocato un importante ruolo nei punti di tenuta, costituendo il principale materiale usato per le guarnizioni, sovente sotto forma di treccia di crisotilo tessuto. Corde di amianto (crisotilo) si ritrovano, frequentemente, quali guarnizioni nelle caldaie. Nelle bombole di acetilene l’amianto friabile costituisce una frazione importante del peso totale del contenitore.

Parti di macchine e macchinari

In passato, è stato frequente l’utilizzo di amianto in parti di macchinari quali, ad esempio:

  • convertitori di coppia;
  • frizioni e freni;
  • rondelle e guarnizioni;
  • coibentazioni isolanti elettriche, termiche, antifiamma, antibrina, antirombo e antirumore.

Impianti elettrici

Nei quadri elettrici, nelle centraline di distribuzione e telefoniche, l’amianto ha trovato largo uso: carte, cartoni, pannelli, materassini isolanti, caminetti spegniarco in cemento-amianto, paratie in glasal o sindanio (tipi di cemento-amianto prodotti con particolari miscele ad alta pressione e particolarmente duri).

Giunti flangiati, baderne e guarnizioni

Trattasi di un altro settore di impiego, assai vasto, di tessuti di amianto e di miscele di amianto con varie componenti resinose organiche (la più nota è l’amiantite, prodotta in fogli di vario spessore e ritagliabile da fustellatrici per ottenere guarnizioni di giunti, di motori, di valvole, di tubazioni, di contenitori).

Amianto: i metodi di bonifica

I metodi di bonifica che possono essere attuati, sia nel caso di interventi circoscritti ad aree limitate dell’edificio, sia nel caso di interventi generali previsti dal D.M. 6 settembre 1994, sono:

  • la rimozione;
  • l’incapsulamento;
  • il confinamento.

Rimozione amianto

La rimozione è il procedimento più diffuso perché elimina ogni potenziale fonte di esposizione e ogni necessità di attuare specifiche cautele per le attività svolte nell’edificio.   Comporta un rischio estremamente elevato per i lavoratori addetti e per la contaminazione dell’ambiente, produce notevoli quantitativi di rifiuti tossici e nocivi che devono essere correttamente smaltiti. È la procedura che comporta i costi più elevati e i più lunghi tempi di realizzazione e richiede l’applicazione di un nuovo materiale, in sostituzione dell’amianto rimosso.

Incapsulamento dell’amianto

L’incapsulamento consiste nel trattamento dell’amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che, a seconda del tipo di prodotto usato, tendono a inglobare le fibre di amianto e costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta.

I costi e i tempi dell’intervento risultano più contenuti, non richiedendo la successiva applicazione di un prodotto sostitutivo e non producendo rifiuti tossici. Il rischio per i lavoratori addetti e per l’inquinamento dell’ambiente è generalmente minore rispetto alla rimozione.

L’incapsulamento è il trattamento di elezione per i materiali poco friabili di tipo cementizio. Il principale inconveniente è rappresentato dalla permanenza nell’edificio del materiale di amianto e dalla conseguente necessità di mantenere un programma di controllo e di manutenzione.

L’efficacia dell’incapsulamento, che con il tempo può alterarsi o essere danneggiato, deve essere verificato periodicamente ed eventualmente ripetuto.

L’eventuale rimozione di un materiale di amianto precedentemente incapsulato è più complessa, per la difficoltà di bagnare il materiale a causa dell’effetto impermeabilizzante del trattamento. L’incapsulamento può alterare, inoltre, le proprietà antifiamma e fonoassorbenti del rivestimento di amianto.

Confinamento dell’amianto

Il confinamento consiste nell’installazione di una barriera a tenuta che separi l’amianto dalle aree occupate dell’edificio. Se non è associato a un trattamento incapsulante, il rilascio delle fibre continua all’interno del confinamento.

Rispetto all’incapsulamento, presenta il vantaggio di realizzare una barriera resistente agli urti ed è appropriato nel caso di materiali facilmente accessibili, in particolare per bonifica di aree  circoscritte (per esempio, una colonna).

Il confinamento non è indicato quando è necessario accedere frequentemente nello spazio segregato; occorre anche adottare sempre un programma di controllo e di manutenzione, in quanto l’amianto rimane nell’edificio e la barriera installata per il confinamento deve essere mantenuta in buone condizioni.

Fonte: http://www.ediltecnico.it/54047/smaltimento-amianto-materiali-e-parti-degli-edifici-che-lo-contengono/

Amianto: al via la campagna #tuttiuniticontrolamianto

Maura Crudeli, presidente Aiea onlus: “4000 vittime all’anno rappresentano un’emergenza che non possiamo più eludere”

aiea-copertinaParte la campagna #tuttiuniticontrolamianto. Molte le adesioni arrivate da tutta Italia per ricordare le vittime dell’asbesto e sensibilizzare cittadini e studenti sul tema della salute e della sicurezza sul lavoro.

L’amianto è un’ emergenza che non possiamo più eludere, che miete 4000 vittime all’anno. Lo Stato deve assumere una presa di posizione responsabile e mettere in campo le risorse per bonificare 32 milioni di tonnellate di amianto che ricoprono ancora oggi il nostro bel paese”. A dichiararlo a Ofcs.report è Maura Crudeli,  presidente dell’ Aiea onlus(Associazione italiana esposti amianto), in occasione della “Giornata mondiale delle vittime dell’amianto e per la salute e la sicurezza sul lavoro”, che si celebrerà il 28 aprile. L’organizzazione da sempre si batte in Italia per informare e tutelare i lavoratori e i cittadini esposti all’asbesto.

Tutte le associazioni interessate come Aiea onlus e Medicina democratica, tramite lo “Sportello amianto nazionale” (con il patrocinio del Coordinamento nazionale amianto e la collaborazione di tutte le associazioni partecipanti che costituiscono il Cna), hanno lanciato la campagna di sensibilizzazione sui temi della salute e della sicurezza invitando al cinema il mondo delle scuole, dell’associazionismo, della politica, delle istituzioni e dell’attivismo dal basso. L’obiettivo è quello di dedicare una giornata di riflessione nella settimana dal 23 al 29 aprile, per riflettere sulla fragilità del nostro pianeta e sull’importanza della tutela della vita, dalla salute e dell’ambiente.

“Attraverso la campagna #tuttiuniticontrolamianto stiamo portando il tema della salute e della sicurezza nelle scuole d’Italia, nelle piazze e nelle aule dei nostri comuni – prosegue Maura Crudeli – affinchè studenti, cittadini e amministrazioni riflettano sull’urgenza e sulla necessità di conoscere la nocività di questa fibra e si trasformino in cittadinanza attiva e reattiva per unirsi a noi nella difficile battaglia contro l’amianto. Solo con l’informazione, la consapevolezza e la sensibilizzazione anche delle generazioni più giovani possiamo sperare di costruire un futuro migliore, ponendoci come obiettivo primario quello di crescere in un ambiente sano e pulito, eliminare tutti gli agenti cancerogeni che inquinano la nostra aria, la nostra terra. Così facendo riusciremo a far capire che i valori della salute e della sicurezza devono essere al primo posto”.

“Se siamo interessati più a fare i soldi e a farli senza scrupoli, ossia mettendo a rischio la vita delle persone – conclude la presidente di Aiea onlus – allora in Italia e nel mondo continueranno a cadere ponti, a morire operai sul posto di lavoro, ad ammalarsi innocenti cittadini che vivono nei pressi di fabbriche che producono agenti cancerogeni o vicino a discariche abusive, o ancora migliaia di lavoratori che hanno respirato per anni amianto senza le dovute precauzioni”.

All’iniziativa stanno aderendo in molti, segno che l’argomento è sempre più sentito anche dalle giovani generazioni. Molteplici le scuole, gli istituti e i comuni che hanno aderito all’appello proiettando anche due importanti film-documentari :“Attenti al Treno”  di Maura Crudeli e Federico Alotto e “I Vajont” di Lucia Vastano, realizzati con il contributo di Aiea e Medicina Democratica, che andranno ad affrontare i temi della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.

La proiezione avverrà in occasione di un momento d’incontro e confronto con la società civile, all’interno delle scuole, nelle sale dei comuni, di cinema o di teatri, nella sede di un’associazione o anche all’interno di un evento pubblico già pensato per celebrare questa giornata in una data compresa tra il 23 e il 29 di Aprile 2017.

Aiea, Medicina Democrativa, Sportello Amianto e Cna hanno messo a disposizione volontari ed esperti della materia per intervenire durante l’incontro e informare e sensibilizzare la platea sui rischi dell’amianto e delle conseguenze della mancanza di tutela dei lavoratori nei loro ambiti operativi.

Da Roma a Milano passando per Palermo, Agrigento, Lavis e San Benedetto del Tronto. E ancora Campobasso, Cicala, Cologno Al Serio, Giba (in provincia di Cagliari), Alcamo e San Marco Argentano. Sono numerosi i comuni che aderiscono a questa importante iniziativa.

Le scuole e i comuni aderenti alla campagna informativa  sono stati invitati a partecipare in maniera attiva, anche postando nella pagina dell’evento di Facebook (#TUTTIUNITICONTROLAMIANTO) una foto della classe o un selfie da scattare dopo la proiezione. Il tutto accompagnato da una frase che rappresenti il frutto di una riflessione sul documentario visto o sul tema della salute e della sicurezza, insieme a l’hashtag #tuttiuniticontrolamianto .

A sorteggio, saranno selezionate tre frasi. Gli autori saranno premiati con una targa nel corso di una giornata di incontro presso il Senato della Repubblica, la cui data verrà definita entro il mese di giugno 2017. L’iniziativa è aperta agli insegnanti degli istituti partecipanti, agli alunni e ai sindaci italiani.

Partecipare è semplice. Per chi è interessato ad aderire alla campagna, considerando che la giornata più emblematica sarà quella del 28 aprile, basta mandare una mail a distribuzione.sociale@gmail.com.

Fonte: https://ofcs.report/internazionale/difesa-e-sicurezza-nazionale/amianto-al-via-la-campagna-tuttiuniticontrolamianto/

“Per una regione senza amianto”: Cgil Cisl Uil e Regione Emilia-Romagna insieme nella giornata mondiale delle vittime del lavoro e dell’amianto

Bonfica eternit - Imola

Le malattie oncologiche dovute all’amianto non si fermano, nemmeno in Emilia Romagna. Oltre alla nostra esperienza diretta, i dati del RENAM (il registro mesoteliomi), ci dicono che il mesotelioma (la malattia più devastante causata dall’amianto) negli ultimi anni ’90 colpiva una media di 75 lavoratori all’anno. Negli ultimi 5 anni i casi sono stati 150 all’anno e comprendono anche cittadini che non hanno mai lavorato con l’amianto. Più della pur tragica sommatoria dei lavoratori morti per infortuni. Purtroppo se considerassimo anche le altre patologie, fra cui i tumori al polmone ed altri causati dall’amianto, le cifre diventerebbero devastanti.

Nonostante i dati allarmanti, nella nostra regione come in tutto il paese ci sono ancora milioni di metri quadrati di amianto, che continuano a mettere a rischio la salute e la vita di lavoratori e cittadini.

Va dunque recuperato il tempo perduto, con uno scatto di iniziativa e una più forte determinazione. E’ necessaria quindi una grande campagna informativa e la mobilitazione, accanto ai lavoratori ed ai cittadini, delle istituzioni della Regione Emilia Romagna.

Bisogna agire subito! Tutti devono fare la loro parte!

Questo il significato e l’obiettivo degli interventi della conferenza nella “Giornata mondiale della memoria delle vittime del lavoro e dell’amianto” per CGIL, CISL, UIL Emilia Romagna.

La conferenza regionale Amianto, promossa dalla Regione Emilia Romagna con CGIL, CISL e UIL si terrà il giorno venerdì 28 aprile 2017, su proposta delle OO.SS. Al centro della giornata, la discussione sulla proposta avanzata dalla Regione di Piano Amianto Regionale, previsto dal Patto per il Lavoro, con l’obiettivo di “Una regione senza amianto”.

CGIL, CISL, UIL dell’Emilia Romagna pongono l’esigenza di effettuare un salto di qualità nell’affrontare a 360° il tema amianto:

  • Liberare dall’amianto i nostri territori
  • Evitare altre esposizioni alle fibre di amianto di lavoratori/trici e cittadini/e
  • Adeguare i programmi di sorveglianza sanitaria agli esposti ed agli ex-esposti
  • Fornire le migliori cure a coloro che si ammalano
  • Rilanciare le attività di bonifica per una rapida eliminazione dell’amianto con la creazione di nuovi posti di lavoro nelle bonifiche
  • Offrire diritti e tutele adeguati ai lavoratori ed ai cittadini dell’Emilia-Romagna

Fonte: http://www.modena2000.it/2017/04/26/per-una-regione-senza-amianto-cgil-cisl-uil-e-regione-emilia-romagna-insieme-nella-giornata-mondiale-delle-vittime-del-lavoro-e-dellamianto/

Testo unico per tutelare i lavoratori esposti all’amianto. Mattesini: “Massima tutela”

Hanno preso parte ai lavori anche Sabrina Candi e Vittorio Martinelli, avvocati aretini esperti della materia e legali di alcune delle vittime Sacfem.

Un testo unico per tutelare tutti i lavoratori che sono (o lo sono stati) esposti all’amianto. E’ questo il tema della giornata che si è svolta all’interno della Casa dell’Energia di via Leone Leoni.
L’iniziativa, dal titolo “Il Rapporto Sacfem, a tutela dei lavoratori esposti all’amianto nel Testo Unico sull’amianto in discussione in Parlamento” è stata promossa dal coordinamento provinciale Pd Arezzo e dalla senatrice Donella Mattesini.

“Il Senato della Repubblica negli anni scorsi ha dato vita ad una commissione d’inchiesta sulla questione amianto e tale lavoro si è tradotto in una proposta di Testo Unico sull’amianto, disegno di legge che è incardinato presso la commissione lavoro – spiega la senatrice Donella Mattesini – gli obbiettivi sono il riordino il coordinamento e l’integrazione di tutta la normativa in materia di amianto, per garantire efficacia all’azione legislativa ed amministrativa, ma anche certezza di giustizia alle vittime ed alle loro famiglie. Infatti a 24 anni dalla L.257, con cui nel 1992 è stato bandito l’amianto ancora rimane molto da fare ed il Testo Unico è un importante punto di partenza per ridare vigore alla lotta contro i rischi da esposizione all’amianto.”

All’iniziativa è intervenuto anche Bruno Giordano, magistrato presso la corte di Cassazione, consulente della commissione di inchiesta per la tutela della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro del Senato.

Hanno preso parte ai lavori anche Sabrina Candi e Vittorio Martinelli, avvocati aretini esperti della materia e legali di alcune delle vittime Sacfem.

Fonte: http://www.arezzonotizie.it/politica/testo-unico-per-tutelare-i-lavoratori-esposti-allamianto-mattesini-massima-tutela/

Bando progettazione bonifica amianto edifici pubblici: domande prorogate al 30 aprile

Rinviato il termine per la presentazione delle domande di ammissione al fondo per la progettazione preliminare e definitiva degli interventi di bonifica

1_amianto_bonificheCon il decreto direttoriale n. 110/STA del 21 marzo 2017, il ministero dell’Ambiente ha prorogato fino al 30 aprile 2017 il termine per la presentazione delle domande di ammissione al fondo per la progettazione preliminare e definitiva degli interventi di bonifica mediante rimozione e smaltimento dell’amianto e dei manufatti in cemento-amianto su edifici e strutture pubbliche relativo all’annualità 2016.

Le domande, conformi ai criteri indicati dal bando approvato con decreto n.1/STA del 10.1.2017, potranno essere presentate da parte delle pubbliche amministrazioni interessate tramite l’applicativo relativo al sito: https://www.amiantopa.minambiente.ancitel.it/

Ricordiamo che con l’art. 56, co. 7, della Legge 28 dicembre 2015, n. 221 (cd. “collegato ambiente”), è stata prevista l’istituzione, presso il Ministero dell’Ambiente, di un Fondo per la progettazione preliminare e definitiva degli interventi di bonifica di beni contaminati da amianto, al fine di promuovere la realizzazione di interventi di bonifica di edifici pubblici contaminati da amianto, con una dotazione finanziaria di 5,536 milioni di euro per l’anno 2016 e di 6,018 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018.

Con successivo decreto del MATTM del 21 settembre 2016, in attuazione del predetto articolo, sono state regolate le modalità generali di funzionamento del fondo ed individuati i criteri di priorità per l’assegnazione dei finanziamenti.

Il decreto stabilisce che il fondo è finalizzato a finanziare i costi per la progettazione preliminare e definitiva degli interventi di bonifica mediante rimozione e smaltimento dell’amianto e dei manufatti in cemento-amianto su edifici e strutture pubbliche insistenti nel territorio nazionale, rimandando a bandi pubblicati su base annuale per il dettaglio delle procedure di assegnazione.
In particolare, il decreto stabilisce, ai fini della valutazione delle domande, i seguenti criteri di priorità:

  • interventi relativi ad edifici pubblici collocati all’interno, nei pressi o comunque entro un raggio non superiore a 100 metri da asili, scuole, parchi gioco, strutture di accoglienza socio-assistenziali, ospedali, impianti sportivi;
  • interventi relativi ad edifici pubblici per i quali esistono segnalazioni da parte di enti di controllo sanitario e/o di tutela ambientale e/o di altri enti e amministrazioni in merito alla presenza di amianto;
  • interventi relativi ad edifici pubblici per i quali si prevede un progetto cantierabile in 12 mesi dall’erogazione del contributo;
  • interventi relativi ad edifici pubblici collocati all’interno di un Sito di Interesse Nazionale e/o inseriti nella mappatura dell’amianto ai sensi del Decreto Ministeriale n.101 del 18 marzo 2003.

In attuazione di quanto previsto dal decreto il MATTM ha emanato, con riferimento all’annualità 2016, il bando (D.D. n. 1 del 10 gennaio 2017 – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale – del 24 gennaio 2017), nel quale sono definiti ulteriori dettagli sulle modalità di accesso delle domande, sui criteri di valutazione e formazione della graduatoria e di finanziamento, nonché forniti gli allegati tecnici per la definizione della documentazione di supporto alla domanda.

Fonte: http://www.casaeclima.com/ar_30717_bando-progettazione-bonifica-amianto-edifici-pubblici-domande-prorogate-trenta-aprile.html