La Regione Emilia-Romagna si è dotata di un nuovo Piano per le attività di monitoraggio, bonifica e sorveglianza sanitaria
Con il nuovo Piano amianto regionale, approvato dalla Giunta a dicembre 2017, la Regione Emilia-Romagna mette a disposizione oltre 3 milioni di euro nel 2018 per azioni mirate a tutelare la salute e l’ambiente. I contenuti del Piano, condiviso dagli assessorati all’Ambiente e alle Politiche per la salute, sono stati definiti coinvolgendo i rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) Emilia-Romagna, in armonia con il “Piano nazionale amianto – Linee di intervento per un’azione coordinata delle Amministrazioni statali e territoriali”, che da marzo 2013, pur in assenza di un accordo Stato-Regioni e Province Autonome, rappresenta il riferimento per gli indirizzi strategici in materia di prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro.
Il nuovo Piano amianto, che rientra nel più ampio Piano regionale della prevenzione 2015-2018, pone fra i propri obiettivi il consolidamento della sorveglianza epidemiologica e sanitaria, della conoscenza sulle attuali esposizioni all’amianto e il miglioramento della tutela della salute e della qualità degli ambienti di vita e di lavoro in relazione al rischio.
L’amianto friabile e l’amianto compatto
L’amianto o asbesto in greco, è un minerale naturale a struttura fibrosa, resistente al fuoco e al calore, facilmente filabile, dotato di proprietà fonoassorbenti e termoisolanti. È stato considerato per molti anni un materiale estremamente versatile a basso costo, e per questo ha avuto svariate applicazioni nel campo industriale e dell’edilizia.
La pericolosità dell’amianto è dovuta alla sua capacità di rilasciare fibre estremamente fini che possono essere inalate dall’uomo. Le fibre possono essere libere o debolmente legate, per cui si parla di amianto friabile, oppure possono essere fortemente legate in una matrice stabile e compatta (come il cemento-amianto o il vinil-amianto) e in questo caso si parla di amianto compatto. L’amianto friabile, che si può ridurre in polvere con la semplice azione manuale, è considerato più pericoloso dell’amianto compatto, che per sua natura ha una scarsa capacità di rilascio di fibre.
Il contesto regionale
Già nel 1996, la Regione Emilia-Romagna ha adottato un “Piano regionale di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto”. Negli ultimi 15 anni la Regione ha destinato 28,8 milioni di euro di contributi a pubblici e privati (aziende) per la bonifica. A questi si aggiungono 3,2 milioni per la rimozione e lo smaltimento di 6.500 tonnellate di macerie contenenti amianto in seguito al terremoto del 2012. Sul totale, 26 milioni – di cui 9 solo in questa legislatura – sono stati stanziati per gli interventi nelle imprese (piccole, medie e grandi); gli altri 2,8 milioni sono serviti per effettuare rimozioni d’amianto in 20 scuole già mappate col Piano del 1996, oltre ad altre 52 scuole extra mappatura. A ciò si aggiunge l’impegno della Regione per la tutela sanitaria dei lavoratori esposti: presso il Dipartimento di sanità pubblica dell’Azienda Usl di Reggio Emilia è stato istituito il Registro regionale mesoteliomi, che è attivo dal 1996. Molto prima del Registro nazionale, che risale al 2002. In Emilia-Romagna si sono registrate più di 150 nuove diagnosi di mesotelioma maligno in media l’anno, nel periodo 2011-2013; 133 nel 2014, 148 nel 2015. Infine, 113 i nuovi casi nel 2016 (dato non ancora consolidato).
Le nuove azioni
Con il nuovo Piano regionale amianto si prevede la costruzione di archivi regionali di lavoratori attualmente o precedentemente esposti; il miglioramento dei processi di acquisizione delle informazioni sulla diffusione di amianto nelle condotte degli acquedotti; la qualificazione da parte del ministero della Salute dei laboratori che effettuano le analisi per amianto, come previsto dal Decreto ministeriale del 14 maggio 1996. Per pianificare bonifiche e controlli in base a criteri di priorità e in raccordo con gli altri enti coinvolti, il Piano vuole approfondire le più efficaci modalità di mappatura e promuovere comuni procedure semplificate per gestire le segnalazioni sulla presenza di amianto.
Si punta inoltre a favorire sistemi più veloci per la rimozione e lo smaltimento, da parte dei privati cittadini, di piccole quantità di amianto in matrice compatta, che, a differenza di quello friabile, può essere sbriciolato o ridotto in polvere solamente con l’impiego di attrezzi meccanici, e non con la semplice azione manuale. Attualmente questa tipologia di raccolta è già presente circa nell’80% dei Comuni e gratuita nel 50%. Sempre per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, il Piano prescrive le tecniche per la corretta gestione dei rifiuti contenenti amianto, dalla bonifica al conferimento in discariche idonee, e per la misurazione e il monitoraggio di emissioni e composti organici volatili. Precise istruzioni anche per i siti di estrazione delle cosiddette pietre verdi, cioè le rocce ignee ricche di minerali ferrosi (ofioliti) utilizzate nelle costruzioni come riempimenti o pietre ornamentali, che potrebbero presentare inclusioni di amianto.
Per tutelare ancora di più i lavoratori che sono esposti – o che sono stati esposti – all’amianto, il Piano prevede la costruzione di un programma regionale di assistenza, informativa e sanitaria, dedicata ai lavoratori ex esposti ad amianto nei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende Usl, e l’istituzione di una rete regionale per la presa in carico dei pazienti affetti da mesotelioma pleurico. Si lavorerà anche per migliorare la qualità della cura di questi pazienti attraverso la messa a punto di un modello che consenta la presa in carico globale, in grado di fornire la migliore assistenza sia in ospedale che sul territorio, garantendo anche il supporto medico-legale e psicologico.
Gli strumenti
Per consentire un approccio trasversale fra i settori ambiente, salute e lavoro e la cooperazione tra i diversi soggetti coinvolti, sarà istituita una Cabina di regia con funzioni di indirizzo e monitoraggio dell’applicazione del Piano. Verrà inoltre creato un Gruppo tecnico regionale, che si avvarrà di gruppi di lavoro tematici, composti da esperti di diverse professionalità, con il compito di supportare la realizzazione e lo sviluppo del piano Amianto nel tempo, anche in relazione alle mutate condizioni di contesto e alle esigenze della popolazione.
La bonifica dei siti con amianto
Al 31 dicembre 2016 erano 1.198 i siti mappati (pubblici o privati aperti al pubblico accesso). in cui l’amianto (sia friabile che compatto) è stato totalmente rimosso (894 siti; oltre il 70% dei casi) o che sono stati parzialmente bonificati o comunque messi sotto controllo e in sicurezza (300 siti). Si tratta di scuole di ogni ordine e grado, ospedali e case di cura, impianti sportivi, grande distribuzione commerciale, istituti penitenziari, cinema, teatri, sale convegni, biblioteche, luoghi di culto. Questo, in sintesi, il bilancio dell’attività di bonifica per rimozione completa del materiale contenente amianto in Emilia-Romagna. La Regione, infatti, con un’apposita delibera (la 1302 del 5 luglio 2004), ha approvato il progetto “Mappatura delle zone del territorio regionale interessate dalla presenza di amianto”. Già prima, con il censimento dell’amianto friabile nell’ambito del precedente Piano regionale del 1996, erano stati individuati 1.889 edifici privati o di interesse pubblico e 2.540 edifici aziendali con materiali contenenti amianto in matrice friabile, bonificati negli anni successivi.
Le Officine Grandi Riparazioni
Con la legge finanziaria 2018, le Officine Grandi Riparazioni di Bologna sono state individuate dal governo come 41esimo Sito di interesse nazionale (Sin), a cui il ministero dell’Ambiente destinerà per il prossimo anno 1 milione di euro. In Emilia-Romagna sarà il secondo Sin: si aggiunge infatti a quello di Fidenza già destinatario, nel corso di questa legislatura regionale, di 4 milioni di euro per la bonifica.