Bologna, studio su 3 mila operai delle Ogr: 254 morti legati all’amianto

Valutati lavoratori assunti tra il 1957 e il 1995. 113 i casi di mesotelioma: «Eccesso di mortalità» per i tumori respiratori

BOLOGNA – Uno studio imponente, su oltre 3.000 lavoratori assunti alle Ogr di Bologna tra le fine degli anni ‘50 e fino al 1995. Per dimostrare, ancora una volta, che l’amianto è stato causa di una maggiore mortalità tra gli operai delle officine ferroviarie causata soprattutto dal mesotelioma. Non avrebbe invece amplificato altre patologie, come malattie cardiovascolari, tumori all’intestino, al colon-retto e alla laringe. È il risultato della ricerca condotta dall’Ausl di Bologna, presentata in un incontro pubblico organizzato da Cgil e Afeva, che ha ricostruito lo stato di vita di 3.115 lavoratori (tra cui 44 donne) entrati alle Ogr tra il 1957 e il 1995 e impiegati in ogni tipo di mansioni.

«Eccesso di mortalità» per i tumori respiratori

Al 31 dicembre 2015 il 43% degli uomini era morto, per varie cause, mentre solo il 5% tra le donne, impiegate per lo più in amministrazione e non in fabbrica. L’Ausl ha conteggiato in particolare 254 persone decedute per malattie correlate all’esposizione all’amianto. Di questi, 113 sono casi di mesotelioma. Da un punto di vista statistico, spiega Daniela Cervino dell’Ausl di Bologna, lo studio ha dimostrato «un eccesso di mortalità» tra i lavoratori Ogr rispetto alla popolazione dell’Emilia-Romagna per quanto riguarda appunto i tumori respiratori. Decisiva l’esposizione all’amianto per almeno un anno. Per quanto riguarda altre patologie, invece, come malattie cardiovascolari, all’apparato digerente, all’intestino e alla laringe, «i risultati non sono statisticamente significativi». Ovvero, tra i lavoratori Ogr non risulta un particolare aumento rispetto alla popolazione generale. «Non c’è un eccesso di mortalità», afferma Cervino.

Mesotelioma

I casi di mesotelioma, rileva la dirigente Ausl, sono però comparsi al momento solo in persone assunte alle Ogr fino al 1980. «Dopo quell’anno non si sono più registrati casi», afferma Cervino. Due sarebbero i motivi: prima di tutto, dopo l’80 c’è stata una netta riduzione nell’utilizzo dell’amianto. Ma va anche tenuto in considerazione il fatto che il mesotelioma è una malattia con una latenza molto lunga, ovvero fa la sua comparsa in genere dopo 30-40 anni. Quindi non è escluso che non emergano altri casi.

Amianto, indagine a livello nazionale

Lo studio dell’Ausl di Bologna entrerà ora a far parte di un più ampio monitoraggio a livello nazionale, che prende in esame 43 coorti di esposti amianto in vari settori (edile, ferroviario, marittimo), per un totale di quasi 52.000 lavoratori. Ricerca che al momento ha dato gli stessi esiti dell’analisi bolognese. L’Ausl continuerà poi ad aggiornare le persone a seguire e a monitorare tutti gli eventuali nuovi casi.

Fonte: https://corrieredibologna.corriere.it/bologna/cronaca/18_aprile_28/bologna-studio-3-mila-operai-ogr-254-morti-legati-all-amianto-e9b1f056-4af2-11e8-b860-946b9cae6f5e.shtml

Istanze esposizione amianto lavoratori materiale rotabile, nota Inps

ROMA – Pubblicato da Inps il messaggio n.696 del 15 febbraio 2018 con indicazioni per il riconoscimento del beneficio per i lavoratori esposti all’amianto nella produzione di materiale rotabile ferroviario nei lavori di sostituzione del tetto.

Si tratta del beneficio che deriva dall’articolo 1 comma 246 della Legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Legge bilancio 2018) che ha modificato articolo 1, comma 277, della Legge 28 dicembre 2015, n. 208:

“Ai lavoratori del settore della produzione di materiale rotabile ferroviario che hanno prestato la loro attività nel sito produttivo, senza essere dotati degli equipaggiamenti di protezione adeguati all’esposizione alle polveri di amianto, durante le operazioni di bonifica dall’amianto poste in essere mediante sostituzione del tetto, sono riconosciuti, nei limiti stabiliti dal presente comma, i benefìci previdenziali di cui all’articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, per il periodo corrispondente alla medesima bonifica e per i dieci anni successivi al termine dei lavori di bonifica, a condizione della continuità del rapporto di lavoro in essere al momento delle suddette operazioni di bonifica”.

L’accesso al beneficio è attraverso domanda Inps da presentare, di persona o tramite intermediari, entro il 2 marzo 2018 accompagnata dalla dichiarazione del datore di lavoro sulla “sola presenza del richiedente nel sito produttivo nel periodo di effettuazione dei lavori di sostituzione del tetto”. Tale dichiarazione può essere allegata anche entro 60 giorni dall’invio della domanda. Questo il modello da compilare per inviarla:Dichiarazione del datore di lavoro ai fini della concessione dei benefici per l’esposizione all’amianto previsti dall’art. 1, comma 246, della legge 27 dicembre 2017, n. 205.

Il beneficio rientra nel fondo istituto presso il Ministero del Lavoro che dispone di 5,5 milioni di euro per l’anno 2016, 7 milioni 2017, 10,2 milioni 2018, 12,8 milioni 2019, 12,7 milioni 2020, 12,6 milioni 2021, 12,2 milioni 2022, 11,6 milioni 2023, 8,3 milioni 2024 e 2,1 milioni 2025.

Fonte: https://www.quotidianosicurezza.it/approfondimenti/amianto-lotta/fondo-amianto-lavoratori-materiale-rotabile-domanda-2018.htm

Amianto: 3 milioni di euro nel 2018 per la salute e l’ambiente

La Regione Emilia-Romagna si è dotata di un nuovo Piano per le attività di monitoraggio, bonifica e sorveglianza sanitaria

Con il nuovo Piano amianto regionale, approvato dalla Giunta a dicembre 2017, la Regione Emilia-Romagna mette a disposizione oltre 3 milioni di euro nel 2018 per azioni mirate a tutelare la salute e l’ambiente. I contenuti del Piano, condiviso dagli assessorati all’Ambiente e alle Politiche per la salute, sono stati definiti coinvolgendo i rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) Emilia-Romagna, in armonia con il “Piano nazionale amianto – Linee di intervento per un’azione coordinata delle Amministrazioni statali e territoriali”, che da marzo 2013, pur in assenza di un accordo Stato-Regioni e Province Autonome, rappresenta il riferimento per gli indirizzi strategici in materia di prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro.

Il nuovo Piano amianto, che rientra nel più ampio Piano regionale della prevenzione 2015-2018, pone fra i propri obiettivi il consolidamento della sorveglianza epidemiologica e sanitaria, della conoscenza sulle attuali esposizioni all’amianto e il miglioramento della tutela della salute e della qualità degli ambienti di vita e di lavoro in relazione al rischio.

L’amianto friabile e l’amianto compatto
L’amianto o asbesto in greco, è un minerale naturale a struttura fibrosa, resistente al fuoco e al calore, facilmente filabile, dotato di proprietà fonoassorbenti e termoisolanti. È stato considerato per molti anni un materiale estremamente versatile a basso costo, e per questo ha avuto svariate applicazioni nel campo industriale e dell’edilizia.

La pericolosità dell’amianto è dovuta alla sua capacità di rilasciare fibre estremamente fini che possono essere inalate dall’uomo. Le fibre possono essere libere o debolmente legate, per cui si parla di amianto friabile, oppure possono essere fortemente legate in una matrice stabile e compatta (come il cemento-amianto o il vinil-amianto) e in questo caso si parla di amianto compatto. L’amianto friabile, che si può ridurre in polvere con la semplice azione manuale, è considerato più pericoloso dell’amianto compatto, che per sua natura ha una scarsa capacità di rilascio di fibre.

Il contesto regionale
Già nel 1996, la Regione Emilia-Romagna ha adottato un “Piano regionale di protezione dell’ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto”. Negli ultimi 15 anni la Regione ha destinato 28,8 milioni di euro di contributi a pubblici e privati (aziende) per la bonifica. A questi si aggiungono 3,2 milioni per la rimozione e lo smaltimento di 6.500 tonnellate di macerie contenenti amianto in seguito al terremoto del 2012. Sul totale, 26 milioni – di cui 9 solo in questa legislatura – sono stati stanziati per gli interventi nelle imprese (piccole, medie e grandi); gli altri 2,8 milioni sono serviti per effettuare rimozioni d’amianto in 20 scuole già mappate col Piano del 1996, oltre ad altre 52 scuole extra mappatura. A ciò si aggiunge l’impegno della Regione per la tutela sanitaria dei lavoratori esposti: presso il Dipartimento di sanità pubblica dell’Azienda Usl di Reggio Emilia è stato istituito il Registro regionale mesoteliomi, che è attivo dal 1996. Molto prima del Registro nazionale, che risale al 2002. In Emilia-Romagna si sono registrate più di 150 nuove diagnosi di mesotelioma maligno in media l’anno, nel periodo 2011-2013; 133 nel 2014, 148 nel 2015. Infine, 113 i nuovi casi nel 2016 (dato non ancora consolidato).

Le nuove azioni
Con il nuovo Piano regionale amianto si prevede la costruzione di archivi regionali di lavoratori attualmente o precedentemente esposti; il miglioramento dei processi di acquisizione delle informazioni sulla diffusione di amianto nelle condotte degli acquedotti; la qualificazione da parte del ministero della Salute dei laboratori che effettuano le analisi per amianto, come previsto dal Decreto ministeriale del 14 maggio 1996. Per pianificare bonifiche e controlli in base a criteri di priorità e in raccordo con gli altri enti coinvolti, il Piano vuole approfondire le più efficaci modalità di mappatura e promuovere comuni procedure semplificate per gestire le segnalazioni sulla presenza di amianto.

Si punta inoltre a favorire sistemi più veloci per la rimozione e lo smaltimento, da parte dei privati cittadini, di piccole quantità di amianto in matrice compatta, che, a differenza di quello friabile, può essere sbriciolato o ridotto in polvere solamente con l’impiego di attrezzi meccanici, e non con la semplice azione manuale. Attualmente questa tipologia di raccolta è già presente circa nell’80% dei Comuni e gratuita nel 50%. Sempre per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, il Piano prescrive le tecniche per la corretta gestione dei rifiuti contenenti amianto, dalla bonifica al conferimento in discariche idonee, e per la misurazione e il monitoraggio di emissioni e composti organici volatili. Precise istruzioni anche per i siti di estrazione delle cosiddette pietre verdi, cioè le rocce ignee ricche di minerali ferrosi (ofioliti) utilizzate nelle costruzioni come riempimenti o pietre ornamentali, che potrebbero presentare inclusioni di amianto.

Per tutelare ancora di più i lavoratori che sono esposti – o che sono stati esposti – all’amianto, il Piano prevede la costruzione di un programma regionale di assistenza, informativa e sanitaria, dedicata ai lavoratori ex esposti ad amianto nei Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende Usl, e l’istituzione di una rete regionale per la presa in carico dei pazienti affetti da mesotelioma pleurico. Si lavorerà anche per migliorare la qualità della cura di questi pazienti attraverso la messa a punto di un modello che consenta la presa in carico globale, in grado di fornire la migliore assistenza sia in ospedale che sul territorio, garantendo anche il supporto medico-legale e psicologico.

Gli strumenti
Per consentire un approccio trasversale fra i settori ambiente, salute e lavoro e la cooperazione tra i diversi soggetti coinvolti, sarà istituita una Cabina di regia con funzioni di indirizzo e monitoraggio dell’applicazione del Piano. Verrà inoltre creato un Gruppo tecnico regionale, che si avvarrà di gruppi di lavoro tematici, composti da esperti di diverse professionalità, con il compito di supportare la realizzazione e lo sviluppo del piano Amianto nel tempo, anche in relazione alle mutate condizioni di contesto e alle esigenze della popolazione.

La bonifica dei siti con amianto
Al 31 dicembre 2016 erano 1.198 i siti mappati (pubblici o privati aperti al pubblico accesso). in cui l’amianto (sia friabile che compatto) è stato totalmente rimosso (894 siti; oltre il 70% dei casi) o che sono stati parzialmente bonificati o comunque messi sotto controllo e in sicurezza (300 siti). Si tratta di scuole di ogni ordine e grado, ospedali e case di cura, impianti sportivi, grande distribuzione commerciale, istituti penitenziari, cinema, teatri, sale convegni, biblioteche, luoghi di culto. Questo, in sintesi, il bilancio dell’attività di bonifica per rimozione completa del materiale contenente amianto in Emilia-Romagna. La Regione, infatti, con un’apposita delibera (la 1302 del 5 luglio 2004), ha approvato il progetto “Mappatura delle zone del territorio regionale interessate dalla presenza di amianto”. Già prima, con il censimento dell’amianto friabile nell’ambito del precedente Piano regionale del 1996, erano stati individuati 1.889 edifici privati o di interesse pubblico e 2.540 edifici aziendali con materiali contenenti amianto in matrice friabile, bonificati negli anni successivi.

Le Officine Grandi Riparazioni
Con la legge finanziaria 2018, le Officine Grandi Riparazioni di Bologna sono state individuate dal governo come 41esimo Sito di interesse nazionale (Sin), a cui il ministero dell’Ambiente destinerà per il prossimo anno 1 milione di euro. In Emilia-Romagna sarà il secondo Sin: si aggiunge infatti a quello di Fidenza già destinatario, nel corso di questa legislatura regionale, di 4 milioni di euro per la bonifica.

Fibra d’amianto sotto il pavimento, chiusa scuola a Sesto Fiorentino

Alla Lombardo Radice alcuni giorni di stop. “Non era a contatto né con l’aria né con le persone”

Sesto Fiorentino (Firenze), 9 gennaio 2018 – La scoperta di crisolito, una fibra di amianto in passato largamente utilizzata in edilizia, nello strato al di sotto del linoleum di alcune aule durante lavori nella scuola Lombardo Radice a Sesto Fiorentino, ha portato il Comune a disporre, in via precauzionale e cautelativa, la chiusura per tre giorni dell’istituto, che ospita un asilo e una primaria ed è frequentato complessivamente da 371 alunni.

L’ordinanza comunale ha disposto lo stop da mercoledì 10 gennaio fino a sabato 13 gennaio ma, si spiega, sarà estesa ulteriormente per permettere lo svolgimento dei lavori di sostituzione completa della pavimentazione. I lavori, di manutenzione ordinaria, sono stati effettuati durante le vacanze di Natale e hanno interessato la pavimentazione di alcune aule.

Il Comune precisa che il crisolito è stato trovato appunto nello strato al di sotto del linoleum e, quindi, non a contatto con l’aria e le persone. I giorni di chiusura già disposti, si spiega, “saranno necessari per consentire l’allestimento delle aule che accoglieranno gli alunni nelle prossime settimane. A partire da lunedì 15 gennaio, tutte e sedici le classi proseguiranno l’attività didattica in aule di altri plessi, individuate grazie alla disponibilità e alla collaborazione dei dirigenti scolastici. La distribuzione delle classi sarà comunicata ai rappresentanti dei genitori della scuola Lombardo Radice in una riunione già convocata per giovedì 11 gennaio”.

Fonte: http://www.lanazione.it/firenze/cronaca/amianto-scuola-chiusa-1.3654233

Amianto, quando la minaccia si nasconde in casa

Chi chiamare se sospettiamo di avere manufatti o coperture in cemento-amianto a casa nostra

Sono in pochi a saperlo, ma l’amianto potrebbe nascondersi all’interno delle “tranquille” pareti domestiche. Proviamo a fare un po’ di chiarezza sui pericoli e le misure necessarie per adottare problemi, con un occhio ai costi.

Cos’è l’amianto, dove è stato impiegato, come riconoscerlo e a chi rivolgersi se si sospetta di vivere in strutture contaminate? A 19 anni dal divieto di estrazione, utilizzazione e importazione di amianto o di prodotti che lo contengono, rimane alta in tutte le regioni la presenza del materiale cancerogeno e il numero di persone che si ammalano e muoiono per esposizione, spesso inconsapevole, alla fibra killer.

Cos’è l’amianto

L’asbesto o amianto rappresenta un gruppo di minerali naturali con struttura fibrosa, separabile in fibre molto sottili e resistenti. Si lega facilmente con materiali da costruzione come calce, cemento, gesso, gomma. Ignifugo, fonoassorbente, ha proprietà isolanti, un’alta resistenza meccanica e un basso costo. Una sola fibra di amianto è sottilissima, 1300 volte più sottile di un capello umano.  In un solo centimetro si possono affiancare  335 mila fibre di amianto, quindi un qualsiasi manufatto in asbesto ne contiene miliardi. La Legge n. 257 del 27 marzo del 1992 ha vietato l’utilizzo di tale materiale dopo che si è scoperto essere altamente cancerogeno. Tuttavia il divieto non ha risolto il problema, perché i vecchi manufatti in cemento-amianto, spesso in cattivo stato, continuano a sussistere ovunque.

Che danni provoca

L’amianto compatto non costituisce pericolo, mentre quello usurato, tanto da essere friabile e liberare nell’aria delle micro particelle facilmente inalabili, è cancerogeno. Non esiste un limite di concentrazione delle fibre al di sotto del quale l’amianto possa considerarsi innocuo. A basse concentrazioni il rischio è minore, ma non è mai zero. La malattia, inoltre, può manifestarsi anche quarant’anni dopo l’esposizione, mentre il picco delle morti “silenziose” si prevede per il 2020/2025.

Abbiamo chiesto a Gabriele Margiotta, anatomo patologo, di spiegare cosa succede quando l’organismo entrata a contatto con le fibre di asbesto e lui afferma che: «Le possibili patologie, inoperabili, che può determinare sono l’asbestosi, una malattia restrittiva del polmone, e mesotelioma, cioè un tumore della pleura, membrana che riveste il polmone.  I principali minerali di asbesto si possono dividere in due gruppi: l’anfibolo e il crisotilo, uno ha una forma “a molla” ed è quello meno pericoloso perché con gli atti respiratori si comprime. L’altro tipo è appuntito, ed è quello più pericoloso perché con gli atti respiratori “punge” il parenchima. I macrofagi, le cellule “spazzino” del nostro sistema immunitario, cercano di inglobarlo ma non ci riescono perché è troppo lungo: molto spesso un macrofago lo ingloba da una estremità, un altro macrofago lo ingloba da un’altra estremità, però non riescono a digerirlo». Prosegue sottolineando che, purtroppo, «Il periodo di latenza della malattia è molto lungo (decine di anni), e l’asbesto una volta inalato rimane lì per sempre. I sintomi sono respiratori: dispnea, cioè difficoltà a respirare, dolore toracico. Non sono quasi mai operabili quindi ci limitiamo a trattamenti palliativi ossia chemioterapia la quale comporta molte conseguenze come pancitopenia (diminuzione di tutte le cellule del sangue), alopecia, astenia. Si vive poco e male».

Dove è stato utilizzato

Ha avuto ampio utilizzo nell’edilizia perché l’amianto unito al cemento formava un composto, detto comunemente Eternit, molto resistente e adatto a vari usi.Nell’edilizia lo possiamo trovare per coperture come lastre o pannelli, per tubazioni, canne fumarie, serbatoi per l’acqua, negli intonaci, nei pannelli per i contro-soffitti e come sottofondo di alcuni pavimenti. In campo strettamente domestico è stato usato negli elementi frangifiamma, nei cartoni di protezione degli impianti di riscaldamento, nei teli da stiro, nei guanti da forno, negli sportelli delle caldaie, per le cucce dei cani. Nei mezzi di trasporto è stato maggiormente impiegato nelle guarnizioni, nei freni, nelle frizioni, nelle coibentazioni di treni, bus e navi. Può essere di colore grigio, tipiche le coperture di molti capannoni industriali o agricoli, oppure lo possiamo trovare verniciato di rosso, di verde o di bianco soprattutto nelle lastre utilizzate come tettoie.

Cosa bisogna fare in presenza di amianto

«Se si tratta di materiale friabile deve essere bonificato,  se si tratta di materiale compatto (cemento-amianto, vinil-amianto) è necessario verificarne lo stato di conservazione, e se degradato o fatiscente deve essere bonificato rivolgendosi a una ditta specializzata» sottolinea l’Arpa Veneto. Concretamente si contatta la Asl oppure l’Arpa della propria provincia di appartenenza. Sul loro sito internet istituzionale, ad esempio, si trovano tutte le informazioni riguardanti la rimozione dell’eternit se lo avete in casa, e viene specificato se ci sono degli incentivi per sostenere i costi di smaltimento del materiale.

Sia per la bonifica che per la messa in sicurezza, bisogna rivolgersi a delle ditte specializzate che devono essere iscritte all’Albo nazionale dei gestori ambientali. Come spiega Cosimo Zotti, consulente ambientale, le ditte «Presentano un piano di lavoro da sottoporre all’approvazione dell’Asl competente per territorio. Il piano, molto più dettagliato e specifico di un normale piano operativo di sicurezza, deve prevedere, tra le altre cose, le misure adottate per impedire la diffusione di fibre aerodisperse, normalmente rappresentate dall’isolamento dell’area di intervento e dalla creazione di differenze di pressione che impediscano la fuoruscita dall’ambiente di lavoro di microfibre. Durante la lavorazione devono essere usate tute in tyvek e maschere a filtro con determinate categorie di protezione. Gli operatori che eseguono bonifiche da amianto devono possedere specifiche conoscenze, verificate tramite esami a fine di corsi lunghi e qualificati. Per questo motivo la bonifica da amianto è costosa e, spesso, eseguita senza autorizzazioni e affidata a lavoratori extracomunitari in nero, che non hanno conoscenza e consapevolezza dei rischi ai quali si espongono». Nella Regione Veneto, ad esempio, tali corsi sono gestiti a livello regionale  e gli elenchi delle ditte che hanno superato i corsi si possono richiedere alle stesse Asl. Indicativamente questa un’offerta di smaltimento Eternit con le condizioni tecniche di espletamento.

L’inchiesta prosegue domani con indicazioni pratiche per scongiurare i pericoli

Fonte: http://old.tekneco.it/ambiente/amianto-quando-la-minaccia-si-nasconde-in-casa/

Amianto a scuola, quando rappresenta un rischio?

Nelle scuole e negli edifici pubblici di tutta Italia sono ancora presenti manufatti in amianto, sebbene il suo uso sia stato vietato nel lontano 1992. Ma cosa possiamo fare per difenderci dai rischi della sua presenza a pochi metri dalle aule?

Se l’amianto è compatto e non danneggiato, non esistono particolari rischi per la salute.

Le fibre sono fortemente legate in una matrice stabile e solida per cui difficilmente si liberano.

Se l’amianto è invece friabile, esiste il pericolo di inalarne fibre. Il materiale contenente amianto può essere facilmente sbriciolato o ridotto in polvere con una semplice pressione manuale.

In tal caso le fibre di amianto sono libere e sono talmente sottili da rimanere in sospensione nell’aria anche a lungo e risultare facilmente inalabili.

Nel documento “Amianto nelle scuole” il Dipartimento Igiene del Lavoro indica come il dirigente scolastico debba mettere in campo tutte le azioni necessarie a garantire la sicurezza di studenti e lavoratori, ed in particolare:

  • informazione: comunicazione agli studenti,al personale scolastico e alle imprese appaltatrici della presenza e della localizzazione dei manufatti in amianto
  • formazione degli studenti e del personale scolastico sui rischi derivanti dall’esposizione all’amianto, indicando in particolar modo le corrette procedure comportamentali
  • verifiche periodiche: valutazione periodiche delle condizioni dell’amianto presente negli ambienti scolastici tramite ispezioni visive e monitoraggi ambientali effettuati da laboratori qualificati
  • interventi per prevenire il danneggiamento dei manufatti

Inoltre occore che il Dirigente Scolastico richieda all’Ente proprietario dell’immobile la verifica ed il monitoraggio del rischio amianto nonché l’eliminazione dello stesso tramite bonifica.

Per la bonifica di strutture inquinate dalla presenza di eternit (nome commerciale dell’amianto) sono al momento possibili tre soluzioni:

  • L’incapsulamento
  • Il confinamento
  • La rimozione e lo smaltimento in discarica

Questi procedimenti sono disciplinati dalle leggi in vigore in materia di bonifica e la scelta di uno o dell’altro metodo dipende da diversi fattori, prima di tutto lo stato di conservazione del manufatto e le risorse economiche dell’Ente proprietario dell’edificio (ovvero Comuni o Province in caso di edifici pubblici).

Fonte: https://www.orizzontescuola.it/guida/amianto-scuola-rappresenta-un-rischio/

Danni da amianto. Per la Cassazione è risarcibile anche la paura di ammalarsi

Danni da amianto. Per la Cassazione è risarcibile anche la paura di ammalarsi di tumore al lavoratore che ha placche pleuriche dopo l’esposizione prolungata sul luogo di lavoro. Il danno morale dev’essere commisurato al timore di una patologia futura in relazione al rischio di contrarre il mesotelioma. Ed il risarcimento a carico del datore è cumulabile con prestazioni del fondo vittime e rendite Inail

L’esposizione all’amianto è senz’altro causa di patemi d’animo e turbamenti per chi ha lavorato per anni senza adeguate protezioni, come tanti lavoratori italiani che ancora oggi ne pagano le conseguenze così come i loro familiari che ne hanno visti tanti strappati alla vita. Di questo lo  “Sportello dei Diritti”, ne ha parlato più volte evidenziando analoga consapevolezza maturata nella giurisprudenza, anche di legittimità secondo la quale anche la paura di ammalarsi di cancro per un lavoratore che ha placche pleuriche per essere stato esposto per lungo tempo all’amianto deve essere risarcita.

È quindi, legittima la parametrazione del danno morale ai patemi e turbamenti provati per il sospetto di una malattia futura, correlata al maggior rischio di contrarre il mesotelioma (tumore maligno) rispetto a soggetti con storie espositive comparabili non affetti da placche pleuriche (paura di ammalarsi). Peraltro, le prestazioni del fondo vittime dell’amianto sono comunque cumulabili con il risarcimento a carico del datore e le rendite Inail, diretta o in favore dei superstiti.

Ad affermare questi importanti principi, la sentenza 24217/17, depositata il 13 ottobre dalla sezione lavoro della Cassazione che Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ritiene un precedente assai significativo. Nella fattispecie è stato rigettato il ricorso dell’autorità portuale avverso la sentenza resa dalla Corte d’Appello di Venezia che l’aveva condannata a risarcire i danno patrimoniali e non ad un dipendente che aveva lavorato per anni quale scaricatore di porto e poi ammalatosi per l’inalazione delle microfibre di asbesto.

Per i giudici di legittimità dev’essere affermata la responsabilità ai sensi dell’articolo 2087 del codice civile nei confronti dell’Autorità Portuale che dal ’95 è subentrata al provveditorato del porto e non ha introdotto l’uso delle mascherine nello svolgimento delle operazioni. Anche se il dipendente aveva cominciato a lavorare nel lontano 1968, non si può certo affermare che all’epoca non si conoscessero i rischi dell’asbesto, come già da tempo la Corte di Cassazione ha ricordato la raggiunta conoscenza di tale pericolosità ai primi anni del Novecento (cfr., ex plurimis, Cass. n.4721/1998; Cass. n.18626/2013; Cass.n.18041/2014; Cassi 7258/2016).

Pertanto, per quanto puntualmente questa Corte ha ricostruito in materia di lavorazioni pericolose ed esposizione alle polveri di amianto, di cui in questa sede giova citare soltanto il R.D. n.442/1909 che, approvando il regolamento per il T.U. della legge per il lavoro delle donne e dei fanciulli, all’art. 29, tabella B, n. 12, già includeva la filatura e tessitura dell’amianto tra i lavori insalubri e pericolosi nei quali l’adibizione delle donne e dei fanciulli era vietata o sottoposta a speciali cautele, con una specifica previsione dei locali ove non era assicurato il pronto allontanamento del pulviscolo.

Alla datrice di lavoro doveva essere ben nota l’intrinseca pericolosità delle fibre d’amianto, materiale il cui uso risulta fin dal principio dello scorso secolo sottoposto a particolari cautele, indipendentemente dalla concentrazione di fibre per i periodi temporali di esposizione per attività lavorativa. In definitiva, il risarcimento riconosciuto è legittimo e la Corte d’Appello ha commisurato il danno morale spettante all’appellante precisamente al patema e al turbamento provati per il sospetto di malattia futura, correlata al maggior rischio di contrarre il mesotelioma (tumore maligno) rispetto a soggetti con storie espositive comparabili non affetti da placche pleuriche (paura di ammalarsi).

Perciò la quantificazione del danno morale, lungi dal conseguire da meccanismi semplificati di liquidazione automatica, è scaturita da un’adeguata e circostanziata “personalizzazione” del pregiudizio subito e, pertanto, risulta adeguata ai criteri generalmente accolti.

Lecce, 14 ottobre 2017

Giovanni D’AGATA

Fonte: https://www.varesepress.info/2017/10/danni-amianto/

VII Conferenza regionale amianto Fvg. Fotoservizio di Katia Bonaventura

Fvg, oltre 10mila casi di malattie da amianto, fra esposti e familiari

«Il mesotelioma è un male incorruttibile». Il direttore del Crua, Paolo Barbina, ha fatto ieri riecheggiare il drammatico refrein alla VII Conferenza regionale amianto

VII Conferenza regionale amianto Fvg. Fotoservizio di Katia Bonaventura

VII Conferenza regionale amianto Fvg. Fotoservizio di Katia Bonaventura

MONFALCONE. «Il mesotelioma è un male incorruttibile». Il direttore del Crua, Paolo Barbina, ha fatto ieri riecheggiare il drammatico refrein alla VII Conferenza regionale amianto: continuano i nuovi casi frutto della lunga incubazione da esposizione professionali. Dal palco del Teatro comunale di Monfalcone è anche passato un concetto: iniziano a farsi avanti casi di malattia senza collegamento a un’esposizione professionale. Sono le esposizioni domestiche. Quanto è emerso ieri pomeriggio, primo momento della due giorni di lavori articolati in tre sessioni, è stata una panoramica molto approfondita, dall’evidente approccio scientifico. Si è partiti con la sessione dedicata agli aspetti sanitari e gli esperti hanno convenuto: il mesotelioma continua a colpire nel Friuli Venezia Giulia. Il numero dei casi rimane ancora elevato, a fronte di un trend che si mantiene comunque stabile. L’aggiornamento fornito dal presidente della Commissione regionale amianto, Fernando Della Ricca, la dice lunga sulla situazione circa gli iscritti al Registro regionale amianto. Con l’area della fascia costiera a recitare il ruolo di primato. Ad oggi le domande riconosciute sono 10.155, di cui 6.556 nell’Azienda integrata di Trieste, 2.999 nell’Aas Isontino Bassa Friulana, per scendere a 300 nell’Azienda integrata di Udine, quindi 162 nella Ass 3 collinare Alto Friuli, 138 nell’Ass 5 Friuli Occidentale. E ancora: gli esposti per motivi professionali sono 6.574, quelli domestici 1.562, ambientali 2.071 e 7, addirittura, quelli per qualche hobby praticato.

Fernando Della Ricca

Fernando Della Ricca

Della Ricca ha argomentato che «sta emergendo una situazione alla quale dovremmo prestare massima attenzione da subito, evitando di creare allarmismi: abbiamo registrato alcuni casi di esposizione, e quindi di iscrizione al Registro, di persone relativamente giovani, che non avrebbero dovuto subire esposizioni di asbesto post 1992 (quando intervenne la normativa a bandire l’uso di amianto, ndr), e di figli di esposti che sono affetti da patologie amianto correlate. La causa riteniamo sia imputabile ai genitori contaminati, che attraverso i vestiti portavano le fibre a casa. Sono pochi e circoscritti casi, comunque sarà necessario approfondire il fenomeno», ha concluso. Resta comunque su tutto il grande problema amianto da esposizione lavorativa. Significativo è lo scenario Fvg nel panorama italiano.

Corrado Negro

Corrado Negro

Lo ha rappresentato Corrado Negro, della Medicina del lavoro presso l’Università di Trieste, che gestisce il Centro operativo regionale (Cor) afferente al Registro nazionale dei casi di mesotelioma (ReNaM). In ambito nazionale le aree geografiche con maggiore concentrazione di mesotelioma sono il Friuli Venezia Giulia, assieme alla Liguria, per la costruzione, riparazione e demolizioni navali. C’è quindi la Lombardia (provincia di Pavia) e il Piemonte, con Casale Monferrato e comuni limitrofi, dove c’erano le industrie del cemento amianto. E ancora, i cantieri navali rappresentato la terza fonte di esposizione all’amianto in Italia. Il numero di esposizioni professionali definite nei casi di malattia per mesotelioma certo, probabile o possibile, segnalati al ReNaM per categoria economica, tra il 1993 e il 2012, è infatti di 999 casi nel settore navale. Al primo posto c’è l’industria metalmeccanica, con 1.243 casi, seguita dall’industria tessile, con 1.009 casi. I casi complessivi sono 15.014 tenendo conto di tutte le categorie economiche.

Rimane confermato il rapporto territoriale del Fvg circa l’incidenza dei mesoteliomi. Negro lo ha spiegato con un’altra slide: negli ultimi quindici anni sono stati censiti 1.109 casi di mesotelioma («quasi tutti sono deceduti»). Il 75% sono appannaggio dell’area isontina e giuliana. Altro elemento: l’età media alla diagnosi del mesotelioma è di 70 anni, senza evidenti differenze di genere (70,2 anni nelle donne, 68,8 negli uomini).

Negro ha poi proiettato sul maxischermo una “torta”: su 36 casi di mesotelioma da esposizione domestica, il 61% riguarda le mogli degli ex esposti amianto. E il 25% riguarda i figli. Le madri rappresentano il 9% e i fratelli il 5%.

Elementi che hanno fatto eco a quanto esposto dal direttore del Centro regionale di riferimento unico dell’amianto, Paolo Barbina. Che peraltro ha esordito spiegando: «Oggi dovrò visitare un paziente con sospetto mesotelioma. Un paziente giovane». Il quinto di quattro casi già passati alla sua attenzione, donne risultate affette da tumore pleurico o placche pleuriche tra i 48 e i 61 anni. Barbina, che ha snocciolato una lunga serie di cifre e percentuali in ordine all’attività del Crua, alla fine ha tirato le somme: «La sorveglianza sanitaria degli ex esposti amianto serve», sebbene, è stato comunque osservato, si nota una diminuzione di persone che afferiscono alle visite di controllo.

Barbina su tutto ha posto l’accento sul piano sociale: «La sorveglianza sanitaria va fatta al fine di poter instaurare corretti interventi non solo sanitari, ma anche dal punto di vista sociale». Il medico ha evidenziato che «uno sforzo notevole dev’essere fatto per semplificare i percorsi burocratico amministrativi per il riconoscimento della patologia ai fini previdenziali e assicurativi». E ha concluso: «È necessario un riordino normativo che non lasci l’amianto isolato rispetto alle restanti esposizioni agli agenti cancerogeni». Barbina ha esplicitato il concetto: «Io non esco dal lavoro con il camice. Così dev’essere per tutte le categorie professionali», ha detto facendo riferimento alle fibre artificiali vetrose.

Fonte: http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2017/09/29/news/fvg-oltre-10mila-casi-di-malattie-da-amianto-fra-esposti-e-familiari-1.15918264

Convegno ONA Onlus “Scuola: Amianto, Terremoti e Vaccinazioni Obbligatorie”.

L’appuntamento è per sabato 16 settembre, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, presso i locali della Regione Toscana (via Cavour), a Firenze.

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha il piacere di invitarLa al convegno “Scuola: Amianto, Terremoti e Vaccinazioni Obbligatorie”, che si terrà sabato 16.09.2017, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, in Firenze, presso i locali della Regione Toscana, Via Cavour.
L’obiettivo del Convegno è informare le persone relativamente agli aspetti medico-legali connessi con la Legge sull’obbligo vaccinale recentemente firmata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Si parlerà, inoltre, del rischio amianto, particolarmente incipiente nella città di Firenze e nella regione Toscana.
L’Osservatorio Nazionale Amianto lancerà anche un appello affinché vengano messe in sicurezza le zone a rischio sisimico.

Parteciperanno all’incontro:

  • Avv. Ezio Bonanni, avvocato cassazionista, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto;
  • Dott. Alessandro Gambugiati, Coord. Comitato Vaccini ONA Toscana;
  • Dott.ssa Antonella Franchi, Coord. Nazionale ONA;
  • Dott. Andrea Quartini, Consigliere Regionale M5S Toscana;
  • Senatore Dott. Maurizio Romani;
  • Avv. Saverio Rossi, ONA Firenze;
  • Avv. Barbara Costa;
  • On. Avv. Alfonso Bonafede, Vicepresidente Comm. Giust.;
  • Dott.ssa Laura Agea, Europarlamentare

 

Info e contatti

0773.663593 – osservatorioamianto@gmail.com – www.osservatorioamianto.jimdo.com

Fonte: https://www.onanotiziarioamianto.it/wp/ona/convegno-ona-onlus-si-salvi-puo-scuola-amianto-terremoti-vaccinazioni-obbligatorie-lappuntamento-sabato-16-settembre-dalle-ore-9-00-alle-ore-13-00-presso-locali-della/

Morti per Amianto: i numeri e le previsioni

Morti per amianto: i numeri e le previsioni

Il secondo Rapporto Mesoteliomi dell’ONA dimostra come i casi siano in aumento. E non diminuiranno

Morti per Amianto: i numeri e le previsioniDurante la presentazione del Secondo Rapporto Mesoteliomi dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) sono stati forniti i dati epidemiologici sui decessi provocati dall’amianto. Le statistiche evidenziano un netto aumento dei casi nel nostro Paese.

I numeri parlano chiaro. In uno spazio di tempo che va dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2016 solo in Italia sono stati registrati 3700 nuovi casi di mesotelioma in una percentuale bilanciata tra uomini e donne in una fascia d’età compresa tra i 65 ed i 75 anni per i primi ed i 75 e gli 84 anni per le seconde.

La situazione non accenna a diminuire. Secondo l’ONA in un futuro neanche troppo lontano, queste forme di tumore causeranno ancora decessi a causa deall’esposizione prolungata alle polveri sottili di amianto.

Cos’è L’Eternit

Asbesto, eternit o amianto, sono tutti sinonimi di un minerale utilizzato in campo industriale ed edile, nel settore dei trasporti ed in alcuni casi anche per fabbricare prodotti di uso domestico. Essendo stata dimostrata la sua tossicità, c’è voluta una legge, la n° 257 del 1992, per fermarne la lavorazione e quindi la produzione.

Dove si trova

Da Nord a Sud, gli stabilimenti con la presenza di amianto sono sparsi su tutto il territorio nazionale. Sono circa 40 milioni le tonnellate di rifiuti con presenza di amianto da smaltire in Italia. Solo per fare un esempio, la bonifica di quella che è stata definita la “fabbrica dei veleni”, per oltre trent’anni, l’Isochimica di Avellino, è iniziata nel giugno scorso. Senza dimenticare l’Ilva di Taranto o l’Eternit di Siracusa.

In tutti questi luoghi di lavoro l’esposizione alle polveri sottili di eternit ha causato l’insorgenza e l’incrementarsi dei casi di tumore, soprattutto del mesotelioma pleurico.

Cos’è il mesotelioma

Si tratta di una forma di tumore molto violento che aggredisce la pleura e che generalmente genera metastasi diffuse in diverse aree vitali del corpo. Prima della sua comparsa c’è un periodo di latenza che va dai 12 ai 40 anni. Solitamente la persona che si ammala è stata in contatto con le polveri sottili di amianto, inalandole, per un lungo periodo di tempo. Il mesotelioma può interessare anche altre aree come la laringe, la faringe, lo stomaco, il pericardio. L’Italia, ogni anno, registra per questi tipi di tumore circa 6000 decessi.

Fonte: http://www.panorama.it/scienza/salute/morti-per-amianto-numeri-previsioni/